Giuseppe Zeno ed Euridice Axen vestono i ruoli che furono di Giancarlo Giannini e Mariangela Melato, nella trasposizione del celebre film di Lina Wertmüller, “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”, opera postuma per il teatro firmata dalla stessa regista (scomparsa due anni fa) in collaborazione con Valerio Ruiz. L’atteso spettacolo diretto da Marcello Cotugno, che ne ha curato anche l’adattamento con Irene Alison, sarà in scena da venerdì 8 dicembre al Teatro ABC di Catania per il terzo appuntamento della stagione di prosa “Turi Ferro”. Otto le repliche previste. Dopo la prima di venerdì sera alle 21, Giuseppe Zeno ed Euridice Axen saranno nuovamente in scena sabato 9 dicembre (ore 17.30 e 21), domenica 10 (ore 18), venerdì 15 (ore 21), sabato 16 (ore 17.30 e 21) e domenica 17 dicembre (ore 18). Nel cast anche Barbara Alesse, Alfredo Angelici e Francesco Cordella.
La storia la conosciamo tutti. La ricchissima industriale milanese Raffaella Pavoni Lanzetti sta trascorrendo le vacanze su uno yacht che solca il Mediterraneo. Con lei, una coppia di amici di lunga data ma di opposte vedute politiche – Raffaella, razzista e liberista, battibecca continuamente con gli amici progressisti – e un ristretto equipaggio, tra cui Gennarino Carunchio, immigrato di seconda generazione, misogino e tradizionalista, vessato dall’imprenditrice. Un’uscita in gommone, in cui Raffaella è accompagnata da Gennarino, si trasforma in naufragio: i due approdano su un’isola deserta. In un ribaltamento di ruoli che riequilibra i rapporti tra i due, Gennarino e Raffaella si conosceranno al di fuori di ogni schema di potere e saranno liberi di cedere a una passione selvaggia.
“Affrontare a teatro “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di agosto” – racconta Marcello Cotugno – è una sfida che abbiamo deciso di accettare con la dovuta umiltà. La nostra versione, basata sul testo teatrale di Lina Wertmüller scritto con Valerio Ruiz, ricolloca la storia nella dimensione del contemporaneo, scegliendo come nuovo campo di battaglia il differente clima socioculturale di una società tardo capitalista, in cui nuove tensioni e nuove contraddizioni determinano e orientano conflitti e emozioni tra i personaggi. Negli ultimi, recentissimi, anni – prosegue Cotugno – abbiamo infatti assistito a uno stravolgimento degli equilibri di genere, e abbiamo visto maturare una coscienza completamente nuova e una prospettiva più sfaccettata e inclusiva su temi come il sesso e la razza, che assumono un peso fondamentale all’interno di un testo come questo”.
Se l’acquisizione di queste nuove consapevolezze nutre gli animati battibecchi del primo atto, ambientato sul lussuoso yacht già presente nel film – le litigate tra Raffaella e Toti, amici/nemici portatori di valori inconciliabili, le continue scaramucce tra Raffaella e Gennarino, gli scambi tra Gennarino e il suo capo Pippo – è nel secondo atto, quando Gennarino e Raffaella, ormai naufraghi, approdano sull’isola, che il mutamento degli equilibri di genere assume una decisiva importanza drammaturgica, ridefinendo anche gli equilibri tra i due protagonisti.
“Farsi carico di tutto ciò – conclude il regista Marcello Cotugno – non significa però smussare la tagliente ironia e l’energia caustica che contraddistinguono Lina Wertmüller: pur riequilibrando i rapporti di forza tra i due protagonisti in nome della parità di genere, il testo non perde la sua capacità di provocare, divertire, spiazzare”.
Euridice Axen e Giuseppe Zeno sono due interpreti capaci di far vibrare le corde della passione e dell’ironia e di trovare una propria personale misura per dare corpo ai ruoli appartenuti a due icone del cinema italiano. Equilibristi, lottatori, nemici e amanti, Gennarino e Raffaella riempiranno il palco della tensione sensuale e della ruvida poesia che si fa strada nei loro cuori induriti. E, nell’orizzonte selvaggio e primordiale dell’isola, cercheranno uno stato di natura in cui sia davvero possibile incontrarsi e amarsi al di là di ogni differenza. Una storia che, a quasi mezzo secolo di distanza, non smette di essere una potente allegoria dei conflitti ideologici, economici e di genere che attraversano la società.
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