La Procura di Catania, nell’ambito dell’attività investigativa svolta dai Carabinieri della stazione di Pedara a carico di un 55 enne catanese, elettricista, incensurato, indagato per “maltrattamenti in famiglia”, ha richiesto e ottenuto dal Gip del tribunale di Catania, nei suoi confronti, la misura cautelare degli arresti domiciliari in abitazione diversa da quella familiare e applicazione del presidio di controllo a distanza.
Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di genere, in uno stato del procedimento nel quale non è ancora intervenuto il contraddittorio con l’indagato, hanno consentito di approfondire le condotte aggressive dell’indagato nei confronti della moglie e dei figli, ripetute dal 1995 fino all’aprile 2024.
Dopo 29 anni di soprusi, la vittima ha così trovato il coraggio di denunciare il marito che, nel corso del matrimonio, l’avrebbe sottoposta a continue vessazioni e denigrazioni, in un crescendo di violenza fisica e verbale, sfociata in minacce di morte con coltelli a scatto e nel lancio di arredi e soprammobili, anche verso i figli, sia quando erano minorenni che in seguito.
L’uomo, infatti, avrebbe tenuto abituali condotte umilianti, mortificanti e prevaricatorie nei confronti non solo della moglie ma anche dei bambini, verso i quali si sarebbe sempre rivolto con toni aggressivi, anche in presenza di amici o altri parenti, minacciandoli: “Ti ammazzo e ti lascio dove sei”.
In una occasione, circa 5 anni fa, il 55enne avrebbe anche rotto un braccio alla coniuge con un bastone, per poi accompagnarla al pronto soccorso e costringerla a dichiarare di essere caduta.
Durante i quotidiani litigi, aggravati dal fatto che l’indagato sarebbe stato dedito all’abuso di alcool, il 55enne avrebbe anche picchiato la moglie con schiaffi e pugni, causandole lividi e lesioni che avrebbero notato anche le persone abitualmente frequentate dal nucleo familiare. Queste ultime, infatti, in seguito alla recente denuncia della donna, hanno fornito ai Carabinieri dichiarazioni precise e concordanti in merito agli episodi di violenza, corroborando le dichiarazioni delle vittime e permettendo di ricostruire in maniera efficace il quadro probatorio che ha portato all’emissione della misura cautelare nei confronti dell’indagato.
Il clima di insopportabile convivenza generato dagli atteggiamenti dispotici dell’indagato, avrebbe, di fatto, spinto la donna a dormire sul divano ormai da due anni, temendo che il marito, durante la notte, potesse farle del male.
Anche la figlia ora maggiorenne della coppia ha riferito ai Carabinieri di essere stata vittima di maltrattamenti da parte del padre il quale, per futili motivi, avrebbe tentato sempre di “alzarle le mani” e, non riuscendo a colpirla, le avrebbe lanciato contro gli oggetti trovati in casa.
Tali condotte sono state comunicate dai militari dell’Arma alla Procura della Repubblica che, in ragione delle esigenze cautelari ravvisate, tenuto conto della rilevante gravità delle condotte maltrattanti, ha deciso di chiedere al GIP l’adozione della misura cautelare ritenuta, al momento, più idonea degli arresti domiciliari in abitazione diversa da quella familiare, con applicazione del “braccialetto elettronico” che permette di segnalare in tempo reale, l’eventuale violazione del provvedimento.
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