Francesca Ferro riscrive “I mafiusi de la Vicaria” di Giuseppe Rizzotto, a più di 150 anni dalla sua originale stesura. Il nuovo spettacolo prodotto dall’associazione culturale ABC, intitolato “I mafiusi”, sarà in cartellone da giovedì 27 aprile al Teatro Angelo Musco di Catania. Protagonista Rosario Minardi con Francesco Maria Attardi, Mario Opinato, Adriana Aiello, Pasquale Platania, Fabio Costanzo, Alfio Belfiore, Francesco Macaluso e con Salvo Saitta.
Nove le repliche in programma: giovedì 27 aprile (ore 19), venerdì 28 aprile (ore 21), sabato 29 aprile (ore 17.30 e 21), domenica 30 aprile (ore 18) e poi venerdì 5 maggio (ore 21), sabato 6 maggio (ore 17.30 e 21), domenica 7 maggio (ore 18).
“I mafiusi de la Vicaria” è un testo purtroppo sempre attuale, che evidenzia l’intreccio della mafia con le istituzioni. La messa in scena fu la prima denuncia al grande pubblico della mentalità mafiosa nella sua accezione negativa.
“Fino a quel momento – spiega Francesca Ferro – la mafia era considerata come qualcosa di positivo. Il mafioso dava alla gente quelle risposte che le istituzioni non riuscivano a dare, era una sorta un Robin Hood con un fascino particolare. Un fascino che purtroppo ancora oggi, in alcuni casi, continua ad essere esercitato. Anche nelle opere moderne – continua la regista – c’è sempre il rischio di rendere i personaggi mafiosi un po’ troppo accattivanti, quasi positivi. In questo caso, nella mia messa in scena ho cercato invece di sottolineare la crudezza, il lato oscuro di un mondo che già dall’Ottocento si stava trasformando, assumendo dinamiche terrificanti, violente, di prevaricazione. Ho voluto sottolineare ancora di più quello che Rizzotto aveva scritto. Anche il finale non lascia spazio a dubbi interpretativi”.
Sono passati più di 150 anni da quando Rizzotto scrisse la commedia, e nel corso dei decenni sono cambiate le abitudini, i costumi e gli scenari ma il linguaggio è rimasto cristallizzato, immutato. Una stretta di mano, un bacio sulle labbra, un inchino, un banchetto funebre. Qualcuno attraverso questi gesti o attraverso frasi in codice, sta dicendo qualcosa; è un linguaggio strano quello della mafia, un linguaggio che si lega a tradizioni tanto antiche da perdersi nella notte dei tempi, “ma anche pronto ad adattarsi alla società che cambia – conclude Francesca Ferro – una forma di comunicazione che è bene imparare a conoscere per saper scegliere da che parte stare”.
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