Su delega della Procura di Catania, i Carabinieri della Stazione di Zafferana Etnea, coadiuvati dai colleghi della Compagnia di Giarre e dallo squadrone eliportato cacciatori di “Sicilia”, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di David Musumeci, 36enne di Zafferana Etnea, nonché di Elia Raciti, 32enne di Santa Venerina, in relazione ai reati di rapina impropria e lesioni personali aggravate in concorso.
I fatti che hanno dato origine all’emissione della misura cautelare si sarebbero verificati nella serata dello scorso 11 novembre, nella frazione zafferanese di Pisano, quando un imprenditore 54enne e il figlio 17enne, che si trovavano all’interno di un salone da barbiere, sarebbero stati avvisati da un altro cliente che due persone stavano tentando di rubare la motocicletta del giovane, Husquarna 125, parcheggiata proprio all’esterno del salone.
Padre e figlio, allarmati dalla notizia, si sarebbero quindi immediatamente precipitati in strada, e trovandosi di fronte a due uomini che stavano cercando di rubare la moto, avrebbero cercato di farli desistere, urlandogli contro di smetterla. L’avvertimento tuttavia non avrebbe sortito alcun effetto, ma anzi i malviventi, sprezzanti di ogni rischio a cui sarebbero andati incontro, per tutta risposta avrebbero ingaggiato con loro una violenta colluttazione.
In particolare, durante l’aggressione, uno dei rapinatori sarebbe addirittura riuscito a strappare il borsello che il padre teneva a tracolla, contenente oltre 2mila euro in contanti (la paga dei dipendenti) e alcuni oggetti personali, per poi fuggire insieme al complice a bordo di una Lancia Y, parcheggiata a pochi metri di distanza. Nonostante tutto la vittima, in un estremo tentativo di recuperare il proprio marsupio, si sarebbe infine aggrappata allo sportello dell’autovettura in fuga, ma in risposta il conducente, per liberarsi dalla sua presa, avrebbe invece effettuato alcune pericolose manovre, zigzagando per fargli perdere l’equilibrio, fino a farlo a cadere rovinosamente sull’asfalto.
In una manciata di minuti i Carabinieri di Zafferana Etnea, intervenuti sul posto dopo le numerose telefonate dei passanti che avevano assistito alla cruenta scena, affidate le vittime alle cure dei medici del 118, hanno immediatamente avviato le indagini volte a risalire all’identità dei due rapinatori.
Attraverso quindi tutta una serie di accertamenti, tra cui anche la raccolta di dichiarazioni testimoniali e la profonda conoscenza dell’ambiente criminale del territorio, i militari dell’Arma sarebbero così riusciti a raccogliere elementi utili all’individuazione dei responsabili, nell’attuale fase del procedimento nella quale non è ancora intervenuto il contraddittorio tra le parti.
La minuziosa e serrata attività info investigativa avrebbe quindi consentito ai Carabinieri di risalire ai due presunti autori del reato, tali Musumeci e Raciti, entrambi già gravati da precedenti di polizia. Addirittura il Raciti risultava essere stato sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, e divieto di uscire dalla propria abitazione dalle 21 alle 6.
Sulla base degli indizi raccolti, gli investigatori hanno così redatto un album fotografico contenente diverse immagini, tra cui anche quelle dei due sospettati, che è stato mostrato alle due vittime, i quali hanno riconosciuto senza ombra di dubbio i due malviventi.
Per l’esecuzione della misura cautelare in carcere degli indagati, sono stati impegnati i militari della Compagnia di Giarre, con l’ausilio dei colleghi dei “Cacciatori di Sicilia”, al fine di creare le condizioni di sicurezza che scongiurassero un’eventuale fuga.
Nella circostanza, durante le fasi della cattura, il Raciti, avendo all’ultimo momento compreso che non si trattava di un semplice controllo di routine, ha bloccato con un chiavistello la porta d’ingresso, in modo da impedire un facile accesso agli operanti, scappando quindi attraverso il terrazzo di casa lungo i tetti dei palazzi adiacenti.
Tuttavia, la sua reazione non è sfuggita all’attenzione del dispositivo di cinturazione precedentemente organizzato attorno all’edificio.
I militari, ingaggiando col il fuggitivo un inseguimento lungo i tetti dei palazzi, sono così riusciti a raggiungerlo dopo alcune decine di metri, mentre nello stesso momento, gli altri colleghi sono stati in grado di recuperare, tra la fitta vegetazione, il borsello che l’uomo aveva gettato via durante la fuga. Al suo interno, una pistola semiautomatica Tanfoglio calibro 9×21, con matricola abrasa e canna modificata per l’utilizzo di un silenziatore, munita di due caricatori con 28 colpi inseriti.
A conclusione, dopo aver bloccato il malvivente, gli operanti hanno infine perquisito la sua abitazione, al cui interno hanno trovato un giubbotto antiproiettile, nascosto nell’intercapedine di un letto, nonché una dose di marijuana ed una di cocaina.
Pertanto, oltre al provvedimento a suo carico già emesso dall’Autorità Giudiziaria, il Raciti a questo punto, dovrà anche rispondere del tentativo di fuga e della detenzione delle armi, che gli sono valsi l’accusa di detenzione illegale di arma clandestina e la violazione degli obblighi della sorveglianza speciale di Pubblica sicurezza.
Sia lui che il Musumeci David, sono stati associati alla casa circondariale catanese di piazza Lanza.
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