Intuizione, passione e oltre un secolo di esperienza: questi gli ingredienti che hanno dato vita alla Sibat Tomarchio.
Dalla produzione artigianale della prima bottiglia fino alle linee biologiche dei giorni nostri, il marchio fondato ad Acireale nel 1920 dal Cav. Filippo Tomarchio è evoluto con il tempo. Con un minimo comune denominatore: gli agrumi di Sicilia.
La filiera corta e controllata, potremmo dire a km zero, non racconta solo i gusti e i profumi dell’isola ma è il frutto di importanti progetti avvianti con il comparto agrumico attraverso i principali consorzi di tutela: Arancia Rossa di Sicilia IGP, Limone di Siracusa IGP e Arancia di Ribera DOP.
“Noi siamo in Sicilia, acquistiamo agrumi siciliani e usiamo l’acqua dell’Etna. Rappresentiamo la Sicilia in bottiglia”. Con queste parole si è espresso per la nuova puntata di Speciale Aziende Savio Boarini, amministratore unico di Sibag Tomarchio. “È un concetto che ai consumatori di tutto il mondo piace tantissimo”.
Il lato opposto della medaglia è la possibile introduzione della Sugar tax a luglio 2025, un pericolo che Boarini non ha assolutamente minimizzato: “Sarebbe un colpo forse non difendibile. È una tassa che potrebbe mettere a rischio la sopravvivenza dell’azienda”.
La miglior difesa, si dice spesso, è l’attacco. Per questo motivo Tomarchio sta pensando a una nuova acquisizione, nel breve termine, anche se il nome non è stato svelato. Ma si vuole ampliare la gamma con una bevanda di una categoria leggermente diversa da quelle presidiate fino a questo momento ma che aiuterà l’azienda nella distribuzione dei prodotti nel resto d’Italia.
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