“Le riunioni convocate oggi in Prefettura sullo sgombero della baraccopoli di Ciappe bianche a Paternò, una sulla sicurezza e l’altra sulla gestione dell’emergenza migranti, dimostrano la sensibilità del prefetto ai temi sociali del territorio. Ma in attesa che il sindaco del centro agricolo monitori quanti e quali saranno gli alloggi messi a disposizione dagli enti caritatevoli, così come richiesto dal prefetto, Cgil e Flai Cgil di Catania credono che sia opportuno andare oltre le soluzioni tampone”.
Così Così Carmelo De Caudo, segretario generale Cgil di Catania, e Giuseppe Glorioso, segretario generale Flai Cgil di Catania.
“L’emergenza dei lavoratori dei campi in mano ai caporali e alle mafie è di lunga durata, anche perché gli operai operano in vari contesti: dalla raccolta delle arance a quella dei pistacchi, ai fichidindia, e anche per questo motivo non si risolverà sgomberando la baraccopoli. Nel corso dell’incontro al quale erano presenti, oltre alle forze sindacali, anche le associazioni di volontariato e datoriali, nonché gli istituti previdenziali, Cgil e Flai di Catania hanno chiesto che venga trovata una soluzione alternativa e di lunga durata per ospitare dignitosamente i troppi braccianti che vivono nelle baracche. È necessario, inoltre, che siano tutelati, così come consente il testo sull’immigrazione, i migranti senza permesso di soggiorno che denunceranno i caporali, evitando così il rimpatrio. Pensiamo infine che l’idea del prefetto di sottoscrivere uno speciale protocollo d’intesa tra le parti sedute oggi allo stesso tavolo sia importante, così come sarebbe necessaria la possibilità, a nostro avviso, di premiare le aziende che adotteranno pratiche trasparenti che non si limitino alla sola applicazione del contratto di lavoro ma anche alla cura della trasparenza del rapporto con lavoratori gestiti da aziende terze. È necessario, infine, irrobustire la Rete del lavoro agricolo di qualità affinché venga davvero creato presso l’Inps un gruppo di imprese agricole “virtuose” sul territorio affinché il consumatore possa risalire a una tracciabilità etica del prodotto”.
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