Salvo Pogliese non è più sindaco di Catania: sospeso da tempo e sostituito dal vice Bonaccorsi in applicazione della legge Severino, ha deciso di lasciare e puntare il Senato. Inizia la corsa per il 25 settembre, anche se ancora ufficialmente non ne fa parola.
“Oggi ho presentato le mie dimissioni da sindaco di Catania. È stata una scelta molto sofferta e a lungo ponderata e il momento era già stato individuato ben prima della crisi, imprevedibile, del Governo Draghi. Le mie dimissioni dalla carica di sindaco hanno sempre aleggiato fra gli addetti ai lavori e sulla stampa, seppure chi le invocasse di giorno facesse di tutto per scongiurarle di notte. Dopo l’ingiusta e inaspettata sospensione del 24 gennaio, nonostante illustri costituzionalisti sostenessero con convinzione la tesi opposta, avallata anche da quello che ha sempre sancito la Corte Costituzionale, ho valutato insieme alla mia Giunta quale fosse la decisione migliore per la città – scrive – Una Giunta perfettamente legittimata a condurre l’Amministrazione in mia assenza e che per questo ringrazio. Le tante scadenze determinanti per la vita di Catania, dalla spesa dei fondi comunitari ai progetti del Pnrr, e la necessità di dare continuità al processo di risanamento del bilancio mi hanno convinto a non presentare le dimissioni, lasciando al vicesindaco Bonaccorsi e agli assessori il compito di proseguire il lavoro avviato, garantendo continuità amministrativa a una Città provata dal dissesto causato da altri e con un debito complessivo di un miliardo e seicento milioni di euro. Le condizioni sono cambiate, anche con l’avvio di numerosi progetti e la conseguente apertura dei cantieri, possibile grazie a una importante accelerazione sulla spesa dei fondi europei. Adesso ho la serenità per fare quello che immaginavo già da mesi; la serenità di chi ha dato tutto se stesso per rispettare la propria Città e il mandato ricevuto dai cittadini, con l’unico dispiacere di non aver concluso, mio malgrado, un percorso che ha già dato frutti importanti in termini di obiettivi raggiunti. Mi sembra doveroso ringraziare Roberto Bonaccorsi e tutta la Giunta, il presidente del Consiglio comunale Giuseppe Castiglione e tutti i Consiglieri, i dirigenti e i dipendenti dell’Ente e delle Partecipate, per l’onere che si sono assunti in questi mesi difficili, per l’abnegazione e l’impegno dimostrato nel perseguire il programma amministrativo. Lascio anche nella fondata speranza di poter dimostrare come la mia vicenda giudiziaria, causa della sospensione, si risolverà nell’unico modo possibile, dimostrando la mia totale e assoluta estraneità ai fatti contestati. Auguro alla mia Catania e ai miei concittadini ogni bene e di proseguire sulla strada della rinascita, dopo anni resi molto complicati anche dalla pandemia e dalla crisi internazionale”.
Nel caso di Pogliese, a determinare la sospensione per 18 mesi dal ruolo di sindaco è intervenuta la condanna a 4 anni e 3 mesi in primo grado per peculato, nell’ambito del processo sulle presunte “spese pazze” all’Ars, risalenti agli anni in cui era deputato regionale del Pdl. Il processo di Appello si aprirà a ottobre.
“Quando un sindaco si dimette in questo modo, dopo mesi di silenzi imbarazzati, immobilismo, sospensioni, vicende giudiziarie con condanna penale, giunte dimezzate, voci di dimissioni messe volutamente in giro per vedere “l’effetto che fa”, vuol dire che ha fallito e che la città è messa davvero male – commenta Elisabetta Vanin, Coordinatrice cittadina del Partito Democratico -. D’altronde non servono affatto le dimissioni di Pogliese per certificare il disastro in cui versa Catania: basta andare un po’ in giro per verificare quello che tutti i turisti e i catanesi stanno vivendo in questi mesi. La città che Pogliese abbandona, infatti, è quella con i cumuli di immondizia in ogni angolo come mai accaduto prima, a causa di un cambio di appalto storico ma incredibilmente non diretto dall’amministrazione; è quella del dissesto finanziario mal gestito da chi, come il facente funzione Roberto Bonaccorsi, aveva ideato un pessimo ed inadeguato piano di riequilibrio nel 2012 e aveva certificato il pre-dissesto; la città abbandonata da Pogliese è quella dell’affossamento del Museo Egizio, progetto già sottoscritto e definito e poi cancellato per ripicca contro la mia precedente amministrazione; è quella del fallimento persino del tanto amato Calcio Catania, con la beffa del brindisi con Joe Tacopina che Pogliese descriveva come un salvatore; è quella in cui tutti i progetti sono fermi e quasi nessuno del 2,4 miliardi di risorse e finanziamenti che noi avevamo raccolto sono stati spesi; è la città in cui non è stata stata inaugurata alcuna nuova della stazione della metropolitana, nè alcun lotto di Corso Martiri o a Librino, dove persino il palazzo di cemento già pronto non è stato assegnato alle famiglie bisognose. È incredibile come questa sindacatura sia volata via senza alcuna iniziativa positiva e con mille problemi lasciati lì a moltiplicarsi. Catania meritava molto meglio. Meritava almeno un Sindaco, ma in questi 4 anni e mezzo non c’è stato nessuno seduto a Palazzo degli Elefanti. Risollevare la città non sarà facile dopo questi anni bui. Ma come dice la nostra storia millenaria, Catania è stata spesso distrutta e siamo riusciti sempre a ricostruirla più bella di prima: mettiamoci a lavoro!”.
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