Su delega della Procura Distrettuale, a Vibo Valentia, i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Catania e la locale Squadra Mobile hanno rintracciato e catturato il latitante Antonino Trentuno, classe 1994, elemento di spicco del gruppo di “San Cocimo” della famiglia di Cosa Nostra catanese Santapaola-Ercolano, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia etnea poiché gravemente indiziato del reato di associazione finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti nell’ambito dell’operazione “Quadrilatero”, eseguita il 20 settembre 2021 dai Carabinieri della Compagnia di Catania Fontanarossa
La cattura di Antonino Trentuno è avvenuta dopo diversi mesi di serrate attività investigative del Reparto Operativo di Catania che, anche grazie al sinergico scambio informativo con il Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, hanno consentito di localizzarne la presenza tra l’Albania e la Grecia, nonché di monitorarne il rientro in Italia e, più precisamente, in Sicilia.
Di rilievo la collaborazione della Polizia Stradale di Vibo Valentia che, nel pomeriggio di ieri, tra gli svincoli di Pizzo e S. Onofrio (VV) lungo l’autostrada Salerno Reggio Calabria in direzione sud, ha proceduto al controllo di un’autovettura a noleggio sospetta condotta da un vibonese, già noto alle forze dell’ordine, con a bordo il latitante munito di un documento con segni che ne mettevano in dubbio la reale autenticità. L’atteggiamento nervoso ed insofferente al controllo della Polizia Stradale ha indotto gli operanti ad approfondire i controlli sull’autovettura e sull’effettiva identità dei fermati.
Pertanto, condotti in ufficio, la Squadra Mobile di Vibo accertava che il soggetto viaggiava con una carta di identità falsa nonché con altra certificazione, tra cui quella relativa al green pass, contraffatta.
Gli approfondimenti investigativi, svolti in stretta sinergia con i militari del Reparto Operativo dei Carabinieri di Catania, nel frattempo portatisi in quel centro nell’ambito di un predisposto servizio teso alla cattura dello stesso, consentivano di appurare la reale identità del latitante siciliano. Il conducente del mezzo su cui viaggiava Trentuno veniva tratto in arresto per il reato di favoreggiamento mentre il latitante, espletate formalità di rito, è stato associato alla Casa Circondariale.
L’indagine “Quadrilatero”, in particolare, aveva consentito di disarticolare i gruppi criminali che gestivano 3 fiorenti “piazze di spaccio” di sostanze stupefacenti radicate nel popolare quartiere di “San Cristoforo”, zona “San Cocimo”, roccaforte degli affiliati all’omonimo gruppo capeggiato da Maurizio Zuccaro, organico alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano.
Proprio Antonino Trentuno, genero di Lorenzo Saitta (“lo scheletro”), elemento di primo piano del gruppo di “San Cocimo”, e già condannato all’ergastolo, era uno dei responsabili delle piazze di spaccio unitamente ai noti pluripregiudicati Roberto Spampinato – figura di elevata caratura criminale, ritenuta contigua al gruppo di “San Cocimo” facente capo a Maurizio e Concetta Zuccaro, sorella dell’anzidetto boss ergastolano.
L’attività investigativa aveva fatto emergere un complesso ed articolato traffico di sostanze stupefacenti gestito da sodalizi criminali organizzati secondo un modello gerarchico, con al vertice i capi piazza che, avvalendosi del contributo degli associati in relazione al ruolo rivestito (vedetta, pusher, rifornitore e custode dello stupefacente), garantivano l’operatività delle piazze di spaccio (cocaina, crack e marijuana) ubicate nella rete di vicoli stretti del quartiere di “San Cristoforo” ed in particolare in Via San Damiano, Vicolo Testai e via Avola.
Le condotte illecite venivano poste in essere secondo meccanismi ben rodati e consolidati, a volte anche in presenza o addirittura con il coinvolgimento materiale di bambini. I sodali, impiegati in diversi turni orari nell’arco della giornata, si sono rivelati particolarmente abili nel rimodulare di volta in volta le loro “strategie operative” a causa dei pressanti controlli da parte delle Forze di Polizia, “spostando” le piazze di spaccio in diverse vie e vicoli dello stesso quartiere, nonché modificando in continuazione le modalità di cessione dello stupefacente.
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