Ultima giornata di studio nell’ambito dell’11ª edizione del Premio Biagio Andò, organizzato a Giarre dalla Fondazione Nuovo Mezzogiorno per ricordare la figura del compianto primo sindaco giarrese del dopoguerra. Protagonisti dell’ultimo appuntamento, in programma venerdì 21 ottobre, alle ore 10 e 30, nell’Aula Magna dell’Istituto Tecnico per Geometri ‘N. Colajanni’ di Riposto, saranno l’on. Salvo Andò e il neo Senatore della Repubblica, Nello Musumeci. A coordinare il dibattito sarà Rosaria Caltabiano. Ancora una volta al centro degli interventi il fenomeno della violenza contro le donne, tema dominante dell’edizione 2022.
Nel corso dell’ultimo incontro, svoltosi al Liceo Scientifico ‘Leonardo’ di Giarre, la tematica è stata affrontata da diversi punti di vista. Innanzitutto quello linguistico, trattato dalla docente di Glottologia e linguistica presso l’Università degli Studi di Messina, Patrizia Torricelli. “La parola femminicidio è letteralmente l’uccisione di una femmina – ha spiegato la prof.ssa Torricelli -. Non una donna, una femmina in quanto tale, con tutti i ruoli socio culturali che la tradizione da cui si è sviluppata la nostra civiltà attribuisce al soggetto. Femmina, infatti, è una parola antica, coniata all’origine della nostra civiltà e transitata fino a noi attraverso i passaggi storico linguistici che hanno accompagnato questo percorso. Deriva dalla radice fel che descrive il tettare del bambino al seno materno durante l’allattamento. Descrive perciò una funzione appartenente in modo esclusivo alla donna. Funzione indispensabile alla sopravvivenza. Per questo la radice fel è la stessa della parola felicità, dal latino felicitas. Segno inequivocabile che nell’immaginario culturale, da cui proviene la nostra civiltà, la felicità coincideva con il nutrimento che assicurava la vita. Un’implicazione è, dunque, la dipendenza maschile inconscia dalla femminilità, istintivamente sentita come un fattore vitale della propria esistenza”.
Si è parlato poi dell’approccio sui media, con l’intervento dell’on. Michela Giuffrida, giornalista. “Ne parlo da giornalista perché c’è un problema di rappresentazione di un reato enorme come quello del femminicidio – ha detto Michele Giuffrida – che è legato soprattutto a quelli che sono frequentissimi copioni e cliché. Bisogna smettere l’associazione di parole come passione, amore, raptus alle uccisioni di donne. È importante che il linguaggio cambi e noi giornalisti siamo i primi a dover scrivere in maniera corretta del fenomeno”. E, infine, dal punto di vista giuridico, con gli aggiornamenti del codice illustrati dal penalista Francesco Pio Leotta, moderatore del dibattito.
“La società storicamente concepisce la famiglia e la scuola come i nuclei fondamentali all’interno dei quali formare la conoscenza e la consapevolezza dei giovani – ha spiegato l’avvocato Leotta – Con questo intento, ho pertanto voluto evidenziare gli strumenti, anche sul piano giuridico, che i più giovani posseggono per influire sul continuo processo di contrasto alla violenza di genere, rafforzando i sani principi che il Premio Biagio Andò vuole trasferire agli studenti”. Spazio poi al confronto con gli alunni delle scuole secondarie superiori, invitati a leggere alcuni articoli della Costituzione per poi riflettere sul significato degli stessi.
Grande chiusura il 5 novembre con la premiazione, nell’Aula Magna del Liceo classico ‘M. Amari’ di Giarre, dei migliori elaborati scritti dagli alunni di tutte le scuole secondarie superiori del territorio ionico etneo sul tema della violenza contro le donne.
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