È stato ucciso dal padre a distanza ravvicinata, con 15 colpi di pistola, il 24enne Vincenzo Gabriele Rampello. Lo rendono noto la procura della Repubblica e il comando provinciale Carabinieri di Agrigento.
Il tragico fatto di sangue è avvenuto alle 11.30, nella centrale piazza Progresso di Raffadali. Il padre Gaetano, 57 anni, che ha cercato di allontanarsi, è stato subito fermato e identificato dai Carabinieri del Nucleo operativo Radiomobile di Agrigento, diretti dal capitano Alberto Giordano, all’altezza di una fermata dell’autobus.
L’omicida è un assistente capo della polizia di Stato in servizio al X Reparto mobile della questura di Catania. È stato portato in caserma per essere interrogato dal magistrato di turno, Chiara Bisso, con il coordinamento del procuratore Luigi Patronaggio.
Sul posto anche il comandante provinciale, colonnello Vittorio Stingo. Nel frattempo i Carabinieri della compagnia di Agrigento, diretti dal maggiore Marco La Rovere, stanno approfondendo i dissidi familiari tra padre e figlio che hanno portato alla tragedia.
“Impensabile. Un fatto assurdo”. Lo afferma Giancarlo Consoli, capo del X Reparto mobile della polizia di Stato, nel quale Gaetano Rampello, l’assistente capo che ha ucciso a Raffadali (Agrigento) il figlio di 24 anni. “A Catania – dice ad Agi Consoli – era in servizio dal 2001. Mai aveva dato problemi, e di servizi in sede e fuori sede ne aveva fatti tanti. Spesso quando era possibile veniva aggregato alla polizia di Agrigento essendo lui di Raffadali. Sapevamo dei problemi con il figlio che era in cura psichiatrica e che spesso gli chiedeva soldi. Con lui spesso litigava. Era separato dalla moglie e viveva a Catania: aveva un carattere particolare, ma niente da far presagire un episodio così terribile”. Consoli spiega anche che Rampello in questi giorni era libero dal servizio perché stava usufruendo di alcuni recuperi.
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