Uno degli spettacoli più importanti della stagione 2022-2023 di AltreScene, la rassegna di teatro contemporaneo di Zo Centro Culture Contemporanee di Catania è “La semplicità ingannata”, sottotitolo “Satira per attrice e pupazze sul lusso d’esser donne”, di e con l’attrice friulana Marta Cuscunà, una co-produzione Centrale Fies e Operaestate Festival Veneto in scena sabato 21 gennaio, alle 21, uno spettacolo che parla in maniera forte di diritti.
La pièce, ispirata alle opere letterarie di suor Arcangela Tarabotti e alla vicenda delle Clarisse di Udine, attraverso un’attrice e le sue pupazze in cartapesta riporta alla luce la voce di un gruppo di giovani donne che, nel Cinquecento, lottarono contro le convenzioni sociali, rivendicando libertà di pensiero e di critica nei confronti della cultura maschile. Con un monologo trascinante, Marta Cuscunà dà voce alle sue “ragazze della semplicità” – sei maschere-pupazze che diventano coro di generazioni di donne e portavoce di cambiamento.
“La semplicità ingannata” parla del destino collettivo di generazioni di donne e della possibilità di farsi “coro” per cambiarlo. Nel Cinquecento avere una figlia femmina equivaleva ad una perdita economica e se una figlia bella e sana era vantaggiosa perché poteva essere sposata con una dote modesta, per una figlia brutta o con qualche difetto fisico serviva una dote più salata. Per questo i padri di famiglia escogitarono una soluzione alternativa, la monacazione forzata.
Le Clarisse del Santa Chiara di Udine, al pari della veneziana suor Arcangela Tarabotti, la quale scrisse diversi libri per denunciare la sua condizione di monaca forzata, attuarono una forma di resistenza all’utilizzo delle vocazioni religiose a fini economici. Queste donne trasformarono il convento in uno spazio di contestazione, di libertà di pensiero, di dissacrazione dei dogmi religiosi e della cultura maschile con un fervore culturale impensabile per l’universo femminile dell’epoca.
L’Inquisizione cercò con forza di ristabilire un ferreo controllo sulle Clarisse di Udine, ma le monache riuscirono a resistere per anni facendosi beffe del potere maschile e creando una sorprendente micro-società tutta al femminile, in un tempo in cui le donne erano escluse da ogni aspetto politico ed economico della vita.
“La semplicità ingannata” non è un documentario ma un progetto artistico dove il teatro è anche la possibilità di considerare il dato storico come un punto di partenza per un racconto che abbia come soggetto la società contemporanea. Marta Cuscunà: “Ho cercato di raccontare alcuni aspetti della vicenda accaduta ad Arcangela Tarabotti e alle Clarisse di Udine attraverso analogie che li rendessero più vicini a noi. Per questo, concetti come “eresia” o “dote” assumono, nello spettacolo, anche significati altri, più ampi di quelli letterali, nel tentativo di guardare, oggi, alla “monaca forzata” come simbolo non esclusivo della condizione femminile nel suo complesso. Una condizione che ha ancora bisogno di riscatto”.
Nata a Monfalcone 40 anni fa, Marta Cuscunà è autrice e performer di teatro visuale, nella sua ricerca unisce l’attivismo alla drammaturgia per figure. Nel 2009 vince il Premio Scenario per Ustica con “È bello vivere liberi!”, primo capitolo di “Resistenze femminili”, una trilogia di cui fanno parte “La semplicità ingannata” e “Sorry, boys”. Ne “Il canto della caduta” unisce l’immaginario ancestrale del mito di Fanes ai principi di animatronica utilizzati per manovrare i pupazzi.
“Earthbound” è un monologo di fantascienza per attrice e creature meccaniche, ispirato all’ultimo saggio di eco-femminismo di Donna Haraway. Dal 2009 al 2019 ha fatto parte di Fies Factory, un progetto di Centrale Fies. Nel 2021 diventa artista associata al Piccolo Teatro di Milano e partecipa alla trasmissione di Rai 3 “La fabbrica del mondo” di Marco Paolini e Telmo Pievani per la quale scrive e interpreta “Corvi alla fine del mondo”, mini serie dedicata all’eco-femminismo.
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