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Operazione “Ombra”: i nomi dei 25 arrestati per mafia, usura ed estorsione

Nel complesso – per l’operazione di polizia giudiziaria odierna, convenzionalmente denominata “ombra” – sono stati impiegati circa 200 operatori della polizia di stato

Dalle prime ore di oggi, su delega di questa procura distrettuale della repubblica – direzione distrettuale antimafia, la polizia di stato con il servizio centrale operativo e la squadra mobile della questura di catania (che ha agito sotto il diretto coordinamento della direzione centrale anticrimine della polizia di stato con l’invio di diversi equipaggi del reparto prevenzione crimine a cui si sono aggiunte unità della locale questura e delle sue articolazioni nonché di unità specializzate come polizia scientifica, reparto mobile e anche di un elicottero del reparto volo) ha dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Catania a carico di 25 soggetti, 18 dei quali tradotti in carcere, 5 agli arresti domiciliari e 2 sottoposti all’obbligo di dimora.

Più nello specifico, gli individui indicati a seguire, sono destinatari della custodia in carcere: Amato Giuseppe, inteso “peppe a ponchia” (cl.1987); Arena Angelo (cl.1976); Assinnata Salvatore (cl.1972); Barresi Letterio, inteso “ettore” (cl.1.7.1973); Cacia Francesco (cl.1982); Castorina Angelo Antonino, inteso “nino u firraru” (cl.1991); Ercolano Mario (cl.1976); Ercolano Salvatore (cl.1978); Fazio Carmelo (cl.1964); Iudicello Salvatore Antonio Pietro (cl.1971); Minnella Alfio (cl.1987); Mirabella Salvatore, inteso “u paloccu” (cl.1965); Paternò Christian (cl.1981); Platania Stefano (cl.1997); Rugeri Alessandro (cl.1989); Russo Francesco (cl.1973); Strano Carmelo Daniele (cl.1990); Zucchero Benedetto (cl.1993);

I cinque successivi sottoposti agli arresti domiciliari: Di Raimondo Concetto Salvatore, inteso “Alfio Kawasaki” (cl.1977); Pandetta Salvatore Ettore (cl.1993); Pelleriti Valerio Emanuele (cl.1997); Russo Diego Filippo (cl.2001); Santapaola Francesco (cl.1998);

I seguenti due soggetti sono destinatari della misura cautelare dell’obbligo di dimora: Bella Santo (cl.1966); Scalia Salvatore (cl.1957).

In quanto gravemente indiziati, con differenti profili di responsabilità e allo stato degli atti ed in relazione alla fase processuale che non ha ancora consentito l’instaurazione del contraddittorio con l’intervento delle difese, dei delitti di associazione di tipo mafioso (famiglia santapaola – ercolano), estorsione, usura, porto e detenzione illecita di armi da sparo, lesioni personali aggravate dall’uso di armi da sparo, tutti reati aggravati dalla finalità di agevolare l’associazione mafiosa di appartenenza

Le indagini del servizio centrale operativo e della squadra mobile, supportate da presidi tecnici (intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, oltre a videoregistrazioni) hanno interessato sia la frangia degli ercolano che dei santapaola che storicamente compongono la famiglia catanese di cosa nostra confermando come le stesse siano espressione di un unicum criminale.

Gli esiti di tali investigazioni avrebbero evidenziato – nell’attuale fase del procedimento, in cui non si è ancora realizzato il contraddittorio con le parti – la perdurante attività e pericolosità della famiglia catanese di cosa nostra.

Un primo segmento di investigazioni ha riguardato le attività criminali di due articolazioni cittadine di cosa nostra ascrivibili alle posizioni degli ercolano, ossia il gruppo della stazione e il gruppo di cibali. in tale contesto emergeva la perdurante operatività dell’ergastolano ercolano mario, il quale, nonostante la detenzione, avrebbe esercitato pieni poteri decisori, mantenendo contatti quotidiani con gli affiliati, a cui impartiva precise disposizioni sulle strategie da adottare. e infatti ercolano mario avrebbe deciso il riassetto dei ruoli apicali all’interno dei citati gruppi a lui riconducibili determinando la designazione di strano carmelo daniele come successore di privitera benito nel ruolo di responsabile del gruppo della stazione, mentre fazio carmelo avrebbe preso il posto del fratello fazio salvatore come referente del gruppo di cibali.

Le investigazioni, inoltre, avrebbero fatto emergere il ruolo ricoperto da ercolano salvatore cl.78, fratello minore dell’ergastolano mario, il quale, avvalendosi del fidato iudicello salvatore, avrebbe impartito le direttive ricevute dal fratello mario e si sarebbe occupato personalmente della risoluzione di eventuali controversie sia interne che esterne alla famiglia santapaola – ercolano.

Le indagini proseguivano poi sulla componente santapaola di cosa nostra catanese, documentando il riassetto dei ruoli apicali dell’organizzazione, consentendo di individuare i soggetti che sarebbero stati chiamati a ricoprire ruoli di vertice: a partire dal nuovo reggente di cosa nostra catanese, indicato, allo stato, in russo francesco e sui suoi diretti referenti, individuati, sempre allo stato delle indagini, in mirabella salvatore e paterno’ christian.

Russo, nonostante il ruolo di vertice che avrebbe ricoperto nel sodalizio, decideva di “operare nell’ombra”, seguendo un rigoroso modus operandi che ne assicurasse la riservatezza e la distanza dalle frange più strettamente operative e quindi esposte al rischio di indagini. in tale ottica designava paterno’ christian a “referente operativo” con il compito di coordinare l’operato dei vari gruppi cittadini e mirabella salvatore suo unico interlocutore diretto. lo stesso paterno’ christian, inoltre, grazie allo stretto legame intessuto sia con ercolano mario nel periodo di comune detenzione presso la casa circondariale di teramo che con l’ergastolano cannizzaro sebastiano inteso “nuccio”, avrebbe preso il posto di napoli francesco nel ruolo di referente della famiglia santapaola – ercolano per il quartiere san giovanni galermo, ereditando la “carta delle estorsioni” del predetto gruppo mafioso.

In qualità di “referente operativo” di cosa nostra catanese, paterno’ christian avrebbe assicurato il sostentamento economico dei principali esponenti della famiglia santapaola – ercolano detenuti, tra cui lo stesso ercolano mario, gestiva la “cassa comune” dell’organizzazione, avrebbe curato i rapporti con i referenti delle varie articolazioni territoriali della famiglia (sia di quelle cittadine che dei sodalizi operanti nel resto della provincia), oltre ad intrattenere i rapporti con i referenti degli altri gruppi criminali del capoluogo. Tali nuovi vertici della famiglia santapaola – ercolano manifestavano la certa propensione a ricorrere sistematicamente alla violenza come strumento per ribadire la loro autorità criminale nei territori di loro “competenza” mafiosa.

Si richiamano alcuni dei numerosi episodi che sono stati documentati dagli investigatori.

Il 26.8.2023, durante una serata danzante presso uno stabilimento balneare di acicastello, i membri del gruppo della stazione, guidati da strano carmelo daniele ed armati di pistola, avrebbero aggredito con inaudita violenza alcuni clienti del locale, colpendoli ripetutamente al capo col calcio della pistola e minacciandoli con la pistola puntata al volto.

Il 9.9.2023 i membri del gruppo della stazione strano carmelo daniele e castorina angelo antonino non si sarebbero fatti scrupolo di aggredire e minacciare di morte persino il giovane santapaola salvatore gabriele, nonostante la sua lontana parentela con un ramo della famiglia del capomafia santapaola benedetto; nella circostanza, strano carmelo daniele e castorina angelo antonino avrebbero intimato al giovane santapaola salvatore gabriele, poi arrestato dalla squadra mobile per possesso di due pistole clandestine, che nei suoi confronti non erano stati adottati provvedimenti più duri solo in virtù del suo cognome.

Il 31.10.2023, lo stesso reggente russo francesco, dismettendo la consueta riservatezza e facendosi affiancare dal figlio russo diego e da pelleriti valerio emanuele, avrebbe agito nei confronti di rad pur dario che veniva gambizzato come ritorsione per avergli mancato di rispetto durante un diverbio in ambito lavorativo.

Il ricorso alla violenza da parte degli esponenti di cosa nostra catanese come strumento di affermazione sul territorio portava a diversi episodi di fibrillazione con esponenti del contrapposto clan cappello – bonaccorsi, uno dei quali sfociava nella sparatoria avvenuta il pomeriggio del 21.10.2023, in questa via poulet, nella parte del quartiere san cristoforo comunemente chiamata “passarello”, una delle storiche roccaforti del clan cappello – bonaccorsi, durante il quale l’esponente di quest’ultimo sodalizio mafioso gagliano salvatore pietro avrebbe esploso alcuni colpi d’arma da sparo all’indirizzo dei membri del gruppo della stazione strano carmelo daniele e castorina angelo antonino, recatisi in quel quartiere unitamente ai sodali ercolano sebastiano, minnella alfio e zucchero benedetto per chiarire una lite verbale intercorsa la sera precedente tra quest’ultimo e lo stesso gagliano salvatore pietro.

Nella circostanza, l’indole violenta e la spregiudicata condotta di paterno’ christian, strano carmelo daniele e degli altri affiliati al gruppo della stazione si sarebbe manifestata nel progetto omicidiario che gli stessi perseguivano ai danni del giovane esponente del clan cappello – bonaccorsi gagliano salvatore pietro, nonostante una serie di riunioni mafiose tra gli esponenti di vertice delle due organizzazioni mafiose mirassero ad appianare il contrasto e scongiurare ulteriori e pericolose degenerazioni armate. in tale fase di criticità emergeva lo stretto vincolo criminale tra paterno’ christian ed assinnata salvatore, il quale, una volta scarcerato, avrebbe assunto il comando dell’omonimo clan mafioso assinnata, articolazione della famiglia santapaola – ercolano nel territorio di paternò (ct).

Durante l’attività sono state sequestrate diverse armi in dotazione al sodalizio mafioso, tra cui 5 pistole, un fucile a pompa ed un fucile a canne mozzate.

Tutte le ipotesi accusatorie, allo stato avallate dal g.i.p. in sede, dovranno trovare conferma allorché verrà instaurato il contraddittorio tra le parti. il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e per gli indagati vale il principio di non colpevolezza sino alla sentenza di condanna definitiva.

Nel complesso – per l’operazione di polizia giudiziaria odierna, convenzionalmente denominata “ombra” – sono stati impiegati circa 200 operatori della polizia di stato.


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