“L’udienza di oggi inizia in ritardo, rispetto all’orario fissato per impegni di uno dei componenti del collegio col presidente del Tribunale”. Così il presidente Roberto Murgia, in apertura del processo “Open Arms” in cui è imputato l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio, per i fatti relativi all’agosto del 2019, quando la nave dell’Ong Open Arms con 147 migranti a bordo attese per oltre 15 giorni prima di potere attraccare in un porto sicuro. All’epoca Salvini era il ministro dell’Interno.
E’ Alessandro Di Benedetto, 49 anni, psicologo di Emergency, ad essere sentito come teste, rispondendo alle domande della pm Giorgia Righi. Matteo Salvini è presente in aula assieme alla sua avvocata, Giulia Bongiorno.
La sintomatologia dei migranti “era quella del disturbo da stress post traumatico, trattandosi di persone che avevano subito torture, donne che avevano subito violenze, altre in gravidanza. Erano situazioni border-line, Ansioso depressiva anche la promiscuità e l’ammassamento potevano richiamare le esperienze vissute”.
Così comincia lo psicologo di Emergency, Alessandro Di Benedetto. Rispondendo alle domande della pm Giorgia Righi, Di Benedetto che salì a bordo della nave della Ong spagnola, ha proseguito: “A bordo di Open Arms, durante i colloqui mi veniva detto ‘meglio morire qui piuttosto che tornare in Libia’. Un pensiero suicidiario elaborato durante la navigazione che si è poi concretizzato quando alcuni hanno scelto di tuffarsi in mare, senza sapere nuotare, durante l’estenuante attesa dinanzi alla costa di Lampedusa”. “Ho fatto colloqui individuali anche con i minori ma – nel supremo interesse di questi ultimi – dopo averli sentiti, ho chiesto l’evacuazione, cosa poi avvenuta il 17 agosto. In particolare quando la nave era davanti Lampedusa si sono verificati episodi di cutting (auto lesionismo), mentre le minori non accompagnate avevano crisi di pianto. Negli ultimi giorni le condizioni erano peggiorate, si era superato il tipping point, cioè il punto di non ritorno, dal 17 agosto in poi”, ha proseguito lo psicologo di Emergency.
“Il 17 agosto 27 migranti minori non accompagnati sono stati evacuati – ha detto ancora Alessandro Di Benedetto – ma ci sono state conseguenze a bordo. Ho spiegato a chi restava a bordo che il provvedimento riguardava minori, soggetti vulnerabili ma c’è stato chi, pur comprendendo la situazione, diceva che erano tutti nella stessa condizione di sofferenza”.
“Gino strada, (fondatore di Emergency) aveva tentato di chiamare il presidente della Repubblica Mattarella che non era stato possibile contattare perché in volo verso la Sicilia. Strada chiamò anche il ministro Salvini ma la connessione poi era stata interrotta. Me lo disse lo stesso Strada”, ancora Alessandro Di Benedetto.
“Non avevamo contezza della presenza di terroristi a bordo della Open Arms anche perchè l’individuazione delle persone può avvenire solo quando sbarcano e quindi solo dopo le procedure di identificazione. Sarebbe stato impossibile il contrario”, ha detto Emanuela Garroni, ex vice capo di Gabinetto del ministero dell’Interno.
“Le decisioni venivano prese dal vertice politico, cioè dall’allora ministro Salvini – ha aggiunto Garroni – e che il Gabinetto non aveva alcuna discrezionalità limitandosi a tradurre le indicazioni del capo del Viminale”.
Dopo che il Tar aveva sospeso il decreto di interdizione delle acque acque territoriali, secondo Garroni non vi era comunque l’obbligo di sbarco dei migranti.
“Dopo il 14 (agosto) la posizione dell’amministrazione – ha aggiunto in un’aula bunker dell’Ucciardone incandescente per il mancato funzionamento dell’impianto di climatizzazione – era che il decreto del Tar aveva solo sospeso ma non annullato il decreto di interdizione delle acque territoriali.
“Non li abbiamo fatti sbarcare – ha ulteriormente aggiunto rispondendo alle domande dell’avvocato Giorgio Bisagna, in rappresentanza della parte civile Ciss – anche perché lo stesso Tar consente l’ingresso nelle acque territoriali italiane per prestare assistenza sanitaria”.
“Secondo le mie conoscenze alla fine si sarebbe arrivati alla concessione del Pos per Open Arms. In quel momento l’unico ostacolo per la concessione del Pos era l’udienza del Tar fissata per il 20 agosto”, ha aggiunto la vice capo di gabinetto vicario del ministero dell’Interno. Era stato il presidente del collegio, Roberto Murgia che aveva chiesto alla funzionaria, se senza l’intervento magistratura si sarebbe arrivati alla concessione del Pos (place of safety) o no. Quindi il presidente ha ulteriormente chiesto che senso aveva attendere l’udienza del Tar, chiede il presidente: “era la prima volta che si operava in tal senso e l’attesa – ha spiegato – era anche a conferma di avere operato correttamente”.
Il processo è stato rinviato il 15 luglio. Il pm ha citato i testi Tiziana Liguori e l’ex ministra della Difesa, Elisabetta Trenta.
Giulia Bongiorno, l’avvocato difensore dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, commenta: “Come ha riferito oggi in aula il teste Emanuela Garroni, il sequestro della nave è arrivato quando comunque si stava per dare il pos. Credo che quella oggi sia un’udienza veramente positiva”.
“Gli elementi emersi oggi, nonostante siano stati ascoltati i testi dell’accusa, sono estremamente positivi – ha ribadito il legale del leader della Lega riferendosi in particolar modo alla deposizione dell’ex vice capo di Gabinetto del ministero dell’Interno – ed è emersa infatti la correttezza delle procedura seguita nel caso di Open Arms. In particolare era stata individuata una situazione di possibile rischio di immigrazione clandestina – ha aggiunto – ed erano state individuate alcune anomalie delle stessa Open Arms, che aveva effettuato dei soccorsi in autonomia senza coordinarsi con un altro Stato”.
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni