Una presa di coscienza dell’attuale stato dell’arte dell’architettura contemporanea alle pendici dell’Etna, attraverso l’analisi delle criticità normative e applicative. Con lo scopo di individuare soluzioni efficaci per un cambio culturale e per lo sviluppo del territorio, la Sala Parco dell’Etna di Nicolosi apre la sua area espositiva a “Scenari Etnei”, mostra promossa dall’Ordine e dalla Fondazione degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Catania.
Lo fa in occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio – ieri 14 marzo – «appuntamento per aprire il dibattito sull’importanza dell’armonia tra architettura contemporanea e paesaggio, che può portare benefici sociali e ambientali – spiega il presidente dell’Ordine Sebastian Carlo Greco – traendo spunto da quanto fatto dalla Fondazione Architettura Arco Alpino, la rassegna rappresenta un report dell’attuale situazione nel nostro territorio, proponendosi quale punto di partenza di un proficuo processo di riflessione tra le parti interessate. Un lavoro sinergico per agire in maniera graduale, mettendo a sistema infrastrutture e opere urbane». Dunque, riflettori puntati sulle caratteristiche che contraddistinguono l’area pedemontana, i suoi vincoli paesaggistici e gli ostacoli burocratici. «Un confronto in cui sono coinvolti enti, associazioni, istituzioni e professionisti, i cui pilastri fondamentali devono essere la morfologia del Paesaggio e l’impatto che l’architettura può avere sul territorio, sia per volume, sia per materiali utilizzati», aggiunge la presidente della Fondazione Eleonora Bonanno. Immagini e didascalie mettono in risalto quantità e qualità dei progetti esposti, «connotati dal dialogo tra esistente e nuovo, con opere che si innestano perfettamente nell’ambiente nonostante le tante difficoltà che contraddistinguono le pendici dell’Etna – commenta il consigliere di Ordine e Fondazione e delegato all’ufficio speciale Paesaggi e Parchi Urbani OAPPC CT Giovanni Longhitano – un rapporto in cui la sensibilità del professionista è evidente, valorizzando i materiali costruttivi e gli elementi della natura».
Esempi di architettura di qualità che «può e deve essere generata», sottolinea il consigliere Fondazione per l’Architettura di Torino e delegato della Fondazione AAA Alessandro Cimenti. “EtnAlpia” – postura mentale tesa a scovare il potenziale nascosto etneo attraverso il confronto tra le realtà montuose delle regioni del Nord e quelle locali – è stato il momento in cui l’architettura contemporanea è emersa quale «strumento attraverso cui l’uomo disegna e segna il territorio in maniera coerente all’epoca in cui si vive – aggiunge – iniziative pubbliche, confronti con enti e istituzioni, investimenti privati e pubblici, concorsi di progettazione e percorsi partecipativi sono determinanti per generare un necessario cambio di passo culturale che migliori la comprensione e la fruibilità dello straordinario paesaggio del Parco dell’Etna». In questo percorso di trasformazione gioca un ruolo chiave la figura dell’architetto, «in grado di realizzare opere di qualità confrontandosi con il passato e il presente, legati da un linguaggio e modalità operative in continua evoluzione – evidenzia Alberto Winterle, direttore della rivista di architettura Turris Babel e past president della Fondazione Architettura Arco Alpino – non si può immaginare una società che vuole definirsi evoluta senza architettura contemporanea, i cui effetti sociali, economici, politici e di trasformazione del territorio sono positivi».
«L’architettura è il metro per misurare il grado di civiltà di una società» è il pensiero del direttore dell’ente Parco dell’Etna Giovanni Laudani, che aggiunge ulteriore valore all’iniziativa. Al termine dei saluti iniziali di Mariagrazia Leonardi, presidente di InArch Sicilia, spazio agli interventi legati al vernissage Alpi/Etna, curati da Giovanni Longhitano, Alessandro Cimenti, Alberto Winterle e Jordi Bellmunt (B&B Arquitectes).
Un viaggio che ha permesso di giungere alle conclusioni della tavola rotonda. Agata Puglisi (dal 1997 al 2021 negli uffici del Parco dell’Etna), Francesco Martinico (professore del Di3A dell’Università di Catania), Luigi Longhitano (Federazione Architetti Sicilia), Vera Greco (Associazione Italiana Architettura del Paesaggio) e Ignazio Lutri (InArch Sicilia) hanno messo a fuoco criticità e possibilità del territorio. Tra le prime si annovera una cubatura più alta rispetto al numero di abitanti e la difficoltà futura nella gestione di infrastrutture e immobili in esubero rispetto a una popolazione che tenderà a diminuire; la mancanza di un piano generale a vantaggio di regolamentazioni a “compartimenti stagni” per ogni ambito; l’uso inappropriato di terreni agricoli. Dall’altra sponda emerge l’impegno al consumo zero del suolo; un utilizzo in crescita dei concorsi di progettazione; la possibilità di ricorrere a un’edilizia ecosostenibile e all’architettura verticale; incentivare lo sviluppo di terreni agricoli a discapito della cementificazione, creando opportunità economiche e di lavoro.
Una sfida difficile e importantissima per i professionisti, chiamati a utilizzare gli strumenti innovativi a disposizione e a mettere in campo le loro competenze.
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