Il Comando Provinciale Carabinieri di Catania, oltre ad incrementare i servizi di prevenzione generale su tutta la Città Metropolitana, a tutela della sicurezza di cittadini e turisti, ha altresì avviato, unitamente al personale del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania, una campagna finalizzata al controllo “a tappeto” dei beneficiari delle misure di detenzione alternative al carcere.
In particolare, l’attenzione dei militari dell’Arma è stata rivolta a quei soggetti a cui è stato consentito di svolgere una attività lavorativa all’esterno dei luoghi di espiazione della pena.
Obiettivo di tale peculiare attività, svolta dalle 2 Tenenze e 61 Stazioni Carabinieri capillarmente distribuite su tutta la Provincia etnea, con il supporto dei colleghi del Nucleo Ispettorato del Lavoro, è stato dunque quello di vigilare sul rispetto degli obblighi connessi alla concessione dell’autorizzazione a recarsi al lavoro, garantendo al tempo stesso l’osservanza delle norme sulla sicurezza nel settore lavoristico e in materia di legislazione sociale da parte delle ditte resesi disponibili ad assumere questa tipologia di dipendenti.
L’attività d’indagine svolta dai Carabinieri delle Stazioni e del NIL è stata effettuata su 135 soggetti segnalati, al termine di un attento monitoraggio, dai Comandi di Compagnia Carabinieri competenti per territorio nell’ambito della provincia etnea.
Al riguardo, all’esito delle prime attività investigative, sono già emersi risultati operativi di assoluto rilievo. Ben 25 sono infatti i casi di sospetto impiego lavorativo dei soggetti destinatari del beneficio carcerario, mentre tra i restanti 110 soggetti, alcuni sono risultati regolarmente assunti e altri non avrebbero mai intrapreso l’attività lavorativa.
Gli ultimi controlli, svolti sino a novembre, sono stati svolti dai Carabinieri della Compagnia di Randazzo, che insieme ai colleghi specializzati del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Catania, hanno ispezionato diverse aziende operanti nel settore agroalimentare di Bronte, scoprendo 11 lavoratori in nero ed elevando sanzioni per oltre 35mila euro.
Nello specifico, durante gli accertamenti in una azienda agroalimentare sita in Contrada Roccarello, è stato controllato un operario adranita di 39 anni, che è risultato essere sottoposto alla misura di prevenzione personale della Sorveglianza Speciale di P.S. con obbligo di soggiorno, ma che non era stato regolarizzato per tutti i periodi in cui aveva lavorato per quella stessa azienda. Per il titolare è pertanto scattata la maxi sanzione per lavoro nero pregresso dell’importo di 3.600 euro.
Successivamente, dall’ispezione effettuata in un’altra azienda agricola in Contrada Ginestrola, i militari hanno accertato che su 15 operai presenti al momento in azienda, ben 10 risultavano irregolari, in quanto non erano mai stati assunti né sottoposti alla prevista sorveglianza sanitaria.
In questo caso il proprietario della ditta è stato denunciato per omessa sorveglianza sanitaria dei lavoratori, venendo contestualmente sanzionato con una multa di oltre 25.000 euro e l’emissione a suo carico di un provvedimento di sospensione dell’attività lavorativa. Infine, grazie all’attività dei militari dell’Arma, è stato possibile recuperare contributi previdenziali ed assistenziali per 9.800 euro.
A seguito dei controlli effettuati, su input dei militari operanti, l’Autorità Giudiziaria ha già revocato l’autorizzazione a recarsi a lavoro di un soggetto di Biancavilla (CT) sottoposto a misura di detenzione domiciliare, che pur essendo titolare di una partita iva per l’esercizio di autolavaggio, non si era mai iscritto alla camera di commercio, non aveva fornito alcuna comunicazione al Comune sull’attività intrapresa e aveva utilizzato maestranze – 2 lavoratori – in nero.
Tra i vari casi emblematici emersi, quelli portati alla luce dai militari della Compagnia Carabinieri di Paternò, che hanno documentato come un 31enne del posto non si fosse da tempo presentato presso un frantoio di Contrada Cuturella, luogo di lavoro indicato all’Autorità Giudiziaria per ottenere il permesso. Analogamente il Comando Arma di Acireale ha segnalato un 27enne della zona, che addirittura non ha mai svolto nemmeno una giornata lavorativa in un fioraio di Aci Catena.
Nel corso dei controlli, i militari hanno poi denunciato un 44enne catanese, che nonostante si recasse regolarmente a lavoro presso un ingrosso di pesce di Acireale, beneficiava indebitamente del Reddito di Cittadinanza, percepito dalla moglie.
A seguire, l’Arma di Catania ha deferito i titolari di 7 esercizi commerciali, per aver impiegato 18 lavoratori “in nero” e senza la prevista “sorveglianza sanitaria”, tra cui erano presenti 7 beneficiari della misura alternativa al carcere autorizzati a svolgere attività di lavoro.
Per queste aziende, una operante a Riposto nel settore dell’abbigliamento, una rivendita all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli e un autonoleggio di Catania, una ditta edile, un’officina meccatronica e un panificio di Misterbianco, nonché una ditta di fabbricazione di carta e imballaggi di Mineo, è stata disposta la sospensione delle attività commerciali interessate. Allo stesso modo, i Carabinieri hanno invece sanzionato solo amministrativamente ulteriori 3 imprenditori, rispettivamente titolari di una Macelleria ad Aci S. Antonio, di un vivaio a Catania e di un ingrosso di pesce ad Acireale, per aver occupato “in nero” altri 3 soggetti ai domiciliari.
Ancora i militari della Compagnia di Paternò, sempre supportati da quelli del NIL di Catania, hanno scoperto altri 2 detenuti domiciliari con permesso di lavorare, che prestavano la loro opera “in nero” e senza la prevista sorveglianza sanitaria. Si tratta, in particolare, di una carrozzeria di Adrano e di un bar-tabacchi di Biancavilla, che complessivamente su 10 lavoratori effettivi, ne avevano impiegati 7 senza contratto e visita medica; tra questi, vi erano appunto anche le 2 persone sottoposte alla misura alternativa al carcere. Per entrambe le aziende, è quindi scattata una maxi sanzione per un valore totale di 69.300 euro, il recupero dei contributi previdenziali e assicurativi per 16.500 euro e la sospensione imprenditoriale delle attività.
A consuntivo dell’attività svolta in questi mesi, sono quindi stati complessivamente scoperti 50 lavoratori in nero e 12 irregolari, che hanno comportato la denuncia di 18 imprenditori per reati attinenti alla normativa in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, con l’elevazione di multe per un totale di 350 mila euro, l’avvio del procedimento di sospensione di 15 attività imprenditoriali ed il recupero di contributi previdenziali e assistenziali per una somma complessiva di 90mila euro.
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