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Mafia. Relazione semestrale della Dia. A Catania quadro immutato, anche con organizzazioni diverse da Cosa nostra

Particolare attenzione merita la presenza nel territorio catanese di gruppi criminali stranieri prevalentemente dediti allo sfruttamento della prostituzione, del lavoro nero e del caporalato, nonché al commercio di prodotti contraffatti e allo spaccio di droga

In Sicilia coesistono organizzazioni criminali eterogeneee non solo di tipo mafioso. Cosa nostra è presente in tutte le province della regione, mentre la Stidda risulta piuttosto localizzata nell’area centro meridionale dell’Isola, con area di influenza in porzioni delle province di Caltanissetta, Ragusa e Agrigento. Nelle province orientali si registra anche la presenza di organizzazioni criminali di tipo mafioso diverse da Cosa nostra. Il quadro è dato dalla Relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia, relativa al primo semestre 2023.

L’analisi delle evoluzioni del fenomeno criminale nel periodo in riferimento evidenzia un quadro di situazione sostanzialmente immutato, confermando le caratteristiche strutturali e operative delle consorterie presenti nel territorio nonché la loro composizione organica. In questo quadrante della Sicilia, cosa nostra continua a essere rappresentata dalle storiche famiglie Santapaola Ercolano e Mazzei a Catania, La Rocca a Caltagirone, nel comprensorio “Calatino – Sud Simeto”, mentre a Ramacca si riscontra l’operatività dell’omonima famiglia. A queste si aggiunge la presenza degli storici clan Cappello Bonaccorsi, Laudani, Pillera-Di Mauro, Sciuto (Tigna), Cursoti, Piacenti e Nicotra che, sebbene declinati secondo il modello tipico mafioso, risultano ben distinti da cosa nostra.

Il bagaglio informativo che si ricava dai provvedimenti cautelari emessi negli ultimi anni evidenzia, inoltre, una forte relazione fatta di rapporti di equilibrio e di forza tra le famiglie e l’alleato clan Nardo attivo a Siracusa. La georeferenziazione delle presenze mafiose fa emergere dunque la principale peculiarità del fenomeno mafioso catanese: una mafia ad assetto variabile che vede la coesistenza di più sodalizi criminali, spesso nei medesimi spazi territoriali, funzionale alla realizzazione di affari illeciti con interazioni non necessariamente violente. Tale aspetto trova conferma negli esiti delle investigazioni concluse nel semestre comein “Slot Machine” e “Car Back” in cui si riscontra l’interazione, rispettivamente, tra la famiglia Santapaola-Ercolano e il clan Cappello e tra questi ultimi e i Cursoti Milanesi.

Le molteplici azioni investigative e le condanne comminate nel corso del tempo hanno determinato una ricorrente capacità di ricambio delle posizioni apicali che consente di mantenere elevata la capacità offensiva dei clan.D’altro canto il panorama criminale extra cosa nostra ha, in parte, gli stessi caratteri strutturali delle famiglie di Catania, in altri casi alterna una matrice banditesca a formule adattive e fluide tipiche dei quartieri in cui i gruppi insistono. Gli esiti giudiziari succedutisi nel corso degli anni hanno altresì disvelato l’interesse delle famiglie mafiose a prediligere forme di infiltrazione nel tessuto economico-imprenditoriale e politico-amministrativo attraverso la ricerca e l’inclusione di figure di riferimento utili a garantire la duale strategia di cosa nostra etnea volta sia al controllo quasi totale delle attività economiche e delle gare pubbliche sia al condizionamento dei processi decisionali pubblici.

Tuttavia, da non sottacere è l’ancora attuale potenzialità offensiva delle consorterie che, parallelamente alle “attività d’impresa”, continuano ad esercitare il controllo del territorio mediante le tradizionali attività criminali, considerato “elemento fondamentale per la loro stessa sopravvivenza e condizione imprescindibile per qualsiasi strategia criminale di accumulo di ricchezza”. Sembrerebbe inoltre consolidata la tendenza di cosa nostra a delegare a strutture satelliti, dal profilo operativo meno evoluto, le attività criminali secondarie, riservando per sé la gestione di interessi strategici nei settori ritenuti più remunerativi. Egemone nel centro città, la famiglia Santapaola-Ercolano continua ad essere suddivisa in gruppi o squadre che assumono la denominazione del quartiere di riferimento e ai quali viene riconosciuta una certa autonomia organizzativa e decisionale; nel resto della provincia si impone sul territorio grazie a gruppi e clan locali che garantiscono una pluralità di interessi criminali e un sempre più capillare controllo del territorio. La famiglia Santapaola-Ercolano, inoltre, esercita la
propria influenza anche sulle organizzazioni peloritane, mantenendo consolidati e funzionali rapporti con le famiglie di Mistretta, Barcellona Pozzo di Gotto e con quelle operanti nel quadrante nebroideo.

Sebbene severamente colpita dalla sempre più incisiva azione di contrasto istituzionale, la consorteria dei Santapaola-Ercolano rappresenterebbe la massima espressione di cosa nostra nel territorio catanese, dotata di spiccate e lungimiranti capacità evolutive, soprattutto avuto riguardo le regole di affiliazione. Le strategie operative sono sempre rivolte alla ricerca di capitali utili al sostentamento dell’organizzazione come quelli derivanti  all’imposizione del “pizzo” e dalla gestione del traffico di stupefacenti, peculiarità, queste, congeniali a tutte le consorterie criminali. Tale assunto emerge dagli esiti delle operazioni poste in essere dalle Forze di polizia nel semestre in esame. Particolare dinamica è quella accaduta nel dicembre 2022 allorquando due soggetti ritenuti affiliati alla frangia operante a Bronte, minacciavano il proprietario di una locale attività commerciale “…fai il bravo altrimenti poi ci dobbiamo comportare di conseguenza…” per la corresponsione delle somme di denaro dovute “…da quando ci hanno arrestati a tutti…tu è da nove anni che non paghi…” a titolo della c.d. “messa a posto”.

I due soggetti ritenuti responsabili del reato di estorsione sono stati tratti in arresto il 13 gennaio 2023 dalla Polizia di Stato di Catania. Ulteriore conferma dell’operatività della famiglia di cosa nostra etnea è emersa dagli esiti dell’operazione “Arpagone” che ha colpito la frangia operante nei territori tra Acireale, Aci Catena e Aci Sant’Antonio. Al riguardo, il 7 febbraio 2023, la Polizia di Stato di Acireale ha tratto in arresto quattro soggetti, promotori di “…un’associazione a delinquere finalizzata alla progettazione e realizzazione di più delitti contro il patrimonio, capeggiata da …omissis… e caratterizzata dal vincolo associativo in forma stabile, da una struttura organizzata a livello “ familiare” e da un progetto delittuoso indeterminato nel tempo” e ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata all’usura e all’esercizio abusivo di attività finanziaria. Analogamente, il 28 aprile 2023, i Carabinieri di Gravina di Catania, hanno tratto in arresto tre soggetti, uno dei quali ritenuto essere elemento apicale del gruppo di San Pietro Clarenza – Camporotondo Etneo – Belpasso, per estorsione nei confronti di un procacciatore d’affari.

Come premesso, altro settore d’interesse della famiglia Santapaola-Ercolano, è rappresentato dal traffico di stupefacenti, talvolta, perpetrato in collaborazione con altre organizzazioni criminali, così come dimostrano gli esiti della citata operazione “Slot Machine” che, sebbene incentrata sulle dinamiche operative del clan Cappello, avrebbe tra l’altro appurato come quest’ultima consorteria si avvalesse, per l’approvvigionamento di ingenti quantitativi di marijuana, di un esponente dei Santapaola-Ercolano, ritenuto elemento cardine del sodalizio oggetto di indagine. Altra attività investigativa conclusa il 14 febbraio 2023 dalla Polizia di Stato di Catania e di Adrano ha consentito di riscontrare l’operatività di un’associazione per delinquere, finalizzata allo spaccio di cocaina, marijuana ed eroina nel territorio di Adrano, ritenuta vicina al clan Santangelotaccuni operante nella cittadina etnea e costituente “articolazione territoriale” del clan Santapaola-Ercolano.

L’indagine oltre a ricostruire la struttura interna del gruppo criminale, ha consentito di risalire ai canali di approvvigionamento dell’organizzazione che si riforniva di cocaina e marijuana tramite alcuni trafficanti catanesi intranei ai Santapaola, mentre aveva il proprio fornitore di eroina in un trafficante di Palagonia. I proventi dell’attività illecita confluivano in una “cassa comune” gestita dai promotori dell’organizzazione i quali corrispondevano parte del ricavato ai vertici del clan di Adrano. In tali contesti criminali, spesso, l’illecito provento derivante dal traffico di stupefacenti, è fonte di reinvestimento in attività commerciali dislocate nel territorio. Tale aspetto evidenzia le rilevanti proiezioni “imprenditoriali” manifestate dalla consorteria nel corso del tempo.

Nel senso rimane alta l’attenzione istituzionale riguardo l’aggressione ai patrimoni illecitamente acquisiti. In particolare, il 18 gennaio 2023 la Polizia di Stato di Catania ha eseguito un sequestro di beni mobili e immobili, per un valore complessivo pari a 1,5 milioni di euro, nei confronti di un pregiudicato ritenuto vicino alla famiglia Santapaola-Ercolano. Le indagini patrimoniali poste in essere hanno consentito di appurare la pericolosità sociale del soggetto che, nel tempo, era riuscito a reinvestirei proventi illeciti accumulati in attività commerciali inquinando, di fatto, il circuito dell’economia legale. Il 26 giugno 2023 la Guardia di Finanza etnea ha dato esecuzione al decreto di sequestro, nei confronti di un soggetto, connotato da una qualificata pericolosità sociale in quanto già con precedenti per associazione di tipo mafioso, ritenuto vicino al capo della frangia mafiosa di Acireale e Aci Catena, articolazione della famiglia Santapaola-Ercolano in quei territori. Il sequestro, per un valore complessivo di circa 300.000 euro, ha riguardato un’attività commerciale operante quale spazio eventi per banqueting,
fattoria didattica e gruppo estivo per bambini.

Anche la famiglia Mazzei “Carcagnusi”,radicata nel quartiere cittadino di San Cristoforo -e attiva nei settori degli stupefacenti, delle estorsioni, delle scommesse illegali, dei rifiuti e, come emerso da recenti indagini, anche nel business dei prodotti petroliferi – possiede proiezioni operative nei comuni di Adrano, Bronte, Maletto e Maniace, attraverso il gruppo Locicero e a Misterbianco attraverso il gruppo Nicotra “Tuppi”. Ulteriore propaggine è localizzata a Scicli, laddove opera il gruppo dei Mormina, particolarmente attivo nella gestione del traffico di stupefacenti e nelle estorsioni. Tuttavia la famiglia Mazzei apparirebbe allo stato un’organizzazione depotenziata dalle indagini e dalle condanne comminate a boss e sodali. A ciò si aggiunga che l’attuale mancanza di una leadership univoca e condivisa desterebbe preoccupazioni circa la sua stabilità come emerso da recenti fatti criminosi occorsi nel semestre. Tale aspetto potrebbe determinare fibrillazioni interne pregiudicando punti di equilibrio e alleanze costruite nel tempo. Altra espressione di cosa nostra in questo quadrante della Sicilia, è rappresentata dalla famiglia La Rocca, che esercita tutt’oggi una significativa influenza nel contesto generale degli assetti mafiosi siciliani, estendendo la propria operatività nel comprensorio definito “Calatino – Sud Simeto”, cioè l’area che si estende dall’abitato di Caltagirone verso i confini delle province di Enna, Siracusa, Caltanissetta e Ragusa.

I recenti esiti dell’operazione “Agorà, oltre a evidenziarne il crescente interesse per le attività economiche dei territori confinanti, hanno consentito di eseguire la confisca di beni mobili, immobili e compendi aziendali a carico del boss e di due imprenditori ritenuti vicini alla consorteria. Il provvedimento, eseguito dai Carabinieri di Catania il 26 aprile 2023, ha avuto ad oggetto un patrimonio di circa 10 milioni di euro. Il medesimo contesto investigativo ha altresì evidenziato anche la piena operatività della famiglia di Ramacca che, dopo anni di depotenziamento, è risultata nuovamente egemone sul territorio di propria influenza con proiezioni anche sul comune di Palagonia.

Come accennato, sul territorio risultano attive altre consorterie rigidamente organizzate e storicamente radicate sia nel contesto cittadino che nelle aeree periferiche, con propensione ad estendere la propria operatività oltre la provincia etnea. I clan Cappello – Bonaccorsi e Laudani risulterebbero trai più attivi nel panorama criminale etneo, in virtù del numero degli affiliati e per l’organizzazione tipicamente militare che li caratterizzerebbe. Il sodalizio dei Cappello, attivo soprattutto nel quartiere cittadino di San Cristoforo nei settori degli stupefacenti, scommesse illegali e giochi on line, ingloba al suo interno anche la squadra della famiglia Bonaccorsi, meglio noti come “Carateddi”.Il clan vanterebbe un rilevante spessore criminale anche fuori provincia, in particolare a Siracusa e Ragusa, con interessenze in alcuni Comuni dell’ennese e nella fascia jonica della provincia di Messina, ove sarebbe rappresentato dal gruppo mafioso dei Cintorino attivo a Calatabiano.

Nel semestre, le già cennate operazioni “Slot machine” e “Car Back” avrebbero tra l’altro evidenziato la capacità del clan di fare affari, da un lato, con la storica famiglia di cosa nostra catanese e dall’altro, superando gli storici attriti, anche con il clan dei Cursoti, allorquando i business si presentino come convenienti e redditizi. In particolare, l’8 febbraio 2023 la Guardia di finanza di Catania, nell’ambito dell’operazione“Slot machine”, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di un sodalizio che avrebbe gestito un rilevante traffico di droga. Le investigazioni, avviate sulla base di pregresse indagini, avrebbero consentito di appurare “… l’operatività in un arco apprezzabile ed ampio di tempo (compreso quanto meno dall’agosto 2018 all’agosto 2020) di una rete organica e stabile di soggetti…” diretta da 4 fratelli, legati da un vincolo di parentela a un noto esponente del clan
Cappello – Bonaccorsi. Il sodalizio “…avendo la propria cabina di regia nei fratelli … e collegamenti stabili con fornitori in Toscana, Calabria e indirettamente Albania (via Puglia) …” avrebbe gestito “…un regolare, fiorente e organizzato traffico di sostanze stupefacenti dei tipi cocaina, marijuana e hashish”.

Per l’approvvigionamento della droga, la consorteria si sarebbe avvalsa di due principali canali: uno con base in Toscana, l’altro attivo nel capoluogo etneo e riconducibile a un noto esponente della famiglia Santapaola-Ercolano. Le sostanze stupefacenti, una volta giunte nel capoluogo etneo, sarebbero state immesse nelle locali piazze di spaccio gestite da altri sodali. Il medesimo contesto investigativo ha altresì consentito di sottoporre a sequestro 11 attività economiche, numerosi beni immobili e rapporti finanziari. Il successivo 5 maggio 2023, i Carabinieri diCatania hanno concluso l’operazione “Car Back” che ha consentito di individuare due associazioni di tipo mafioso operative nel territorio catanese nei settori dei furti di autovetture e nel traffico di droga. L’indagine, iniziata da un’attività di analisi sul fenomeno dei furti di autovetture finalizzati alle estorsioni perpetrate attraverso il c.d. metodo del “cavallo di ritorno”, si è sviluppata su due distinti filoni d’indagine.

Nell’ambito del primo è stata riscontrata l’attività di “… diverse “batterie” dedite ai furti di autovetture e alle conseguenti estorsioni, con basi operative riscontrate nei quartieri San Giorgio, Monte Po e San Cristoforo…”. In particolare, nel corso dell’indagine è stato riscontrato come le tre batterie, ciascuna delle quali competente in un determinato territorio “…la “batteria” di San Giorgio concentrava i propri interessi nella zona di Catania centro, quella di San Cristoforo nella zona dei centri commerciali cittadini ed etnei, mentre quella di Monte Po nei paesi limitrofi alla città di Catania nonché nella zona di San Nullo-Nesima…”, eseguissero i furti delle autovetture mediante sofisticate metodologie che, sebbene richiedessero un maggiore investimento economico da parte della consorteria, si caratterizzavano “…per la maggiore discrezione e per la minore visibilità all’esterno…” garantendo, oltretutto, una totale sicurezza nell’eseguire i furti. L’indagine consentiva, altresì, di individuare due soggetti “intermediari” ai quali “…le vittime dei furti solitamente si rivolgevano, direttamente o tramite “conoscenti”, al fine di ricevere indietro la propria autovettura in cambio del pagamento di una somma di denaro…”.

I veicoli non destinati al fenomeno estorsivo descritto, erano avviati verso altri canali di ricettazione presenti in diverse zone della Sicilia. Gli indagati in tale filone risulterebbero essere vicini ai clan Cappello-Bonaccorsi e Cursoti Milanesi. Il secondo filone d’indagine “…investigava su un’attività dedita al commercio di sostanze stupefacenti legata al clan Cappello di Catania e venivano individuate …” diverse piazze di spaccio dislocate nel territorio del capoluogo e una nel territorio di Nicolosi. Tale aspetto, ancora una volta, conferma come le consorterie presenti sul territorio etneo, convergano su medesimi interessi illeciti e, per il raggiungimento degli stessi, si accordino per la spartizione dei territori. Invero, dagli atti dell’ordinanza cautelare “…veniva individuato …omissis…, elemento di spicco del clan mafioso dei Cappello, e venivano delineati i rapporti tra lo stesso ed i militanti
di altri clan mafiosi”. Contemporaneamente, si comprendeva come lo stesso, unitamente ad altri soggetti “…fosse l’organizzatore di una consistente attività di spaccio di sostanza stupefacente del tipo cocaina”. L’attività investigativa ha appurato, inoltre, che le consorterie operanti sia nelle attività illecite inerenti i furti, la ricettazione, il riciclaggio e le estorsioni, che in quelle relative il traffico di stupefacenti, utilizzassero quale base operativa un autonoleggio sito a Catania.

Quest’ultimo dunque è risultato essere “…il punto centrale dell’attività investigativa in relazione ad entrambi i filoni oggetto di indagine e, con riguardo all’attività legata al traffico di sostanze stupefacenti, era la base logistica per contrattazioni, accordi e pagamenti…”. L’interesse del clan Cappello nel traffico di droga, spesso perpetrato anche in collaborazione con altre organizzazioni criminali, viene ulteriormente confermato
nel semestre dagli esiti dell’operazione “Fox”, conclusa a maggio 2023 dai Carabinieri di Marsala. L’indagine, ha consentito di appurare l’operatività di un’organizzazione criminale, promotrice di un lucroso traffico di cocaina sull’asse Marsala-Catania. I trasporti della sostanza stupefacente avvenivano mediante autovetture e furgoni noleggiati presso due conniventi società di vendita e autonoleggio site a Marsala, sottoposte a sequestro preventivo nel medesimo contesto investigativo. Rilevante, infine, è l’attività preventiva, volta ad aggredirei patrimoni illeciti, eseguita nel tempo nei confronti di soggetti ritenuti intranei al clan Cappello Bonccorsi.

Al riguardo, nel semestre la DIA di Catania ha eseguito un decreto di confisca dell’intero compendio aziendale di due società attive nel settore della raccolta e gestione dei rifiuti, numerosi immobili, un opificio, terreni, autoveicoli e rapporti bancarie finanziari per un valore di circa 18 milioni di euro, nei confronti della linea ereditaria di un pregiudicato defunto, ritenuto il volto imprenditoriale del clan Cappello. Quanto sin qui esposto evidenzia come i Cappello, da sempre muniti di armi, anche da guerra, rappresentino uno tra i più agguerriti clan del panorama cittadino, alla pari dei Cursoti Milanesi. Riguardo quest’ultima consorteria, si rappresenta
che l’operazione “Eureka”, eseguita dai Carabinieri di Reggio Calabria nel maggio 2023, sebbene incentrata su un consistente traffico di cocaina gestito dalle ‘ndrine calabresi, ha coinvolto un elemento di spicco dell’organizzazione in parola, risultato acquirente di una partita di 7 kg di cocaina da immettere, successivamente, nelle varie piazze di spaccio catanesi. L’indagine sottolinea la capacità del clan di mantenere stabili collegamenti anche con altre organizzazioni criminali al di fuori del proprio contesto territoriale nonché le ingenti risorse economiche a sua disposizione. Altra consorteria che continua ad affermarsi sul territorio grazie alla spiccata capacità di riorganizzazione200, nonostante sia stata colpita da numerose operazioni di polizia e da provvedimenti ablativi, è il clan Laudani, da sempre alleato alla famiglia Santapaola-Ercolano.

Attivo in città e nell’hinterland, ove prediligerebbe il settore degli stupefacenti, delle estorsioni e dell’usura, avrebbe esteso i suoi interessi criminali anche nel nord Italia. Il suo radicamento extra urbano trova riscontro
nei territori nebroidei di Adrano, ove ne è espressione la famiglia Scalisi e di Randazzo, ove è egemone il clan Sangani. L’esistenza e l’operatività del sodalizio Sangani – Ragaglia risulta confermata dagli esiti dell’operazione “Terra Bruciata” conclusa dai Carabinieri di Catania lo scorso semestre. Infine, si rammenta la presenza sul territorio etneo di altri gruppi minori: il clan Sciuto (Tigna), oramai relegato ad un ruolo residuale la cui componente in libertà sarebbe transitata nel clan Cappello-Bonaccorsi; il clan Piacenti (Ceusi), radicato nel quartiere cittadino di Picanello, dove convive con la famiglia Santapaola, da sempre interessato all’organizzazione di corse clandestine di cavalli, scommesse illegali e traffico diarmi; il clan Pillera-Di Mauro (Puntina), i cui esponenti risulterebbero quasi totalmente confluiti nel clan Laudani sin dagli anni ’90, ha mostrato la sua operatività, lo scorso semestre nell’ambito dell’operazione “Consolazione” e nel periodo in esame dagli esiti dell’indagine “Sotto Traccia”, eseguita dalla Polizia di Stato di Catania il 16 maggio 2023 nei confronti di 9 soggetti indagati a vario titolo di usura aggravata.

Dalle investigazioni sarebbe emersa l’applicazione di tassi usurari (anche sino al 490% annuo) a prestiti di piccoli importi. Giova evidenziare, inoltre, che sul territorio etneo spesso si verificano gravi episodi delittuosi compiuti da soggetti non organicamente inseriti nelle compagini criminali di tipo mafioso sinora esaminate. Tale assunto trova conferma dagli esiti dell’indagine “9×21”, conclusa il 10 febbraio 2023 dai Carabinieri di Gravina di Catania, che ha appurato l’operatività di un gruppo criminale dedito alla commissione di plurimi reati contro la persona e il patrimonio. Altra conferma al riguardo, è giunta dall’indagine “Medicament”, che ha visto il coinvolgimento, nella commissione di analoghi reati, anche di soggetti minorenni. Tuttavia, in un territorio ad alta densità mafiosa come quello catanese, non si può escludere l’occulta regia delle meglio strutturate organizzazioni criminali etnee, nell’utilizzo, quale “manovalanza”, dei cennati gruppi. Altro fenomeno spesso rilevato nel territorio catanese, è quello della corruzione che, a volte, mostra il simbiotico coinvolgimento di amministratori locali, funzionari pubblici e di soggetti contigui alle storiche organizzazioni criminali. Al riguardo nel semestre in argomento, sebbene non sia stato riscontrato il diretto interesse mafioso, si segnalano due diverse indagini. La prima, conclusa
il 16 gennaio 2023 dai Carabinieri di Catania, avrebbe fatto emergere le interferenze illecite che un ex politico locale avrebbe esercitato sull’allora amministratore unico di un’azienda a totale partecipazione pubblica. I reati contestati agli indagati sono induzione indebita a dare o promettere utilità, peculato, corruzione, contraffazione e uso di pubblici sigilli.

L’altra complessa attività investigativa, conclusa il 29 aprile 2023 dai Carabinieri di Catania, ha consentito di disvelare illecite metodiche, poste in essere da alcuni funzionari pubblici, esponenti della politica regionale, di concerto con professionisti privati, dirette a manipolare e predefinire il contenuto di bandi pubblici relativi ad alcuni progetti finanziati dallo Stato, anche in materia di borse di studio, queste ultime, frequentemente assegnate a soggetti legati da vincoli di parentela, affinità e amicizia ai promotori dell’attività illecita. Non va sottaciuta, inoltre, la capacità mafiosa di condizionare gli apparati amministrativi degli Enti locali. Resta infatti alta
l’attenzione verso episodi che possano far ipotizzare un’infiltrazione mafiosa negli apparati della pubblica Amministrazione spesso perpetrata attraverso la corruzione di pubblici funzionari che all’uopo fungono da trait d’union tra le compagini criminali e gli Enti pubblici. Al riguardo, a causa di verificate infiltrazioni mafiose, permane il “commissariamento” del Comune di Calatabiano. In tale ottica l’accesso ispettivo, disposto lo scorso semestre dal Prefetto di Catania al Comune di Castiglione di Sicilia e concluso il 28 febbraio 2023, ha evidenziato “ la sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi”.

L’attività prefettizia è proseguita nel semestre con l’accesso ispettivo disposto al Comune di Randazzo, al fine di “…verificare l’eventuale sussistenza di elementi concreti, univoci e rilevanti su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso…”. Il 21 aprile 2023, infine, è stato depositato l’esito dell’accesso prefettizio al Comune di Palagonia, anch’esso già disposto lo scorso semestre dal Prefetto di Catania al fine di verificare eventuali ingerenze mafiose. L’attività di contrasto alla criminalità organizzata si è sviluppata, inoltre, sul fronte della prevenzione amministrativa. Nel semestre, il Prefetto di Catania ha emesso 9 provvedimenti interdittivi nei confronti di società per le quali sono stati rilevati elementi sintomatici di un condizionamento mafioso.

Particolare attenzione merita la presenza nel territorio catanese di gruppi criminali stranieri prevalentemente dediti allo sfruttamento della prostituzione, del lavoro nero e del caporalato, nonché al commercio di prodotti contraffatti e allo spaccio di droga. Sodalizi più strutturati risultano invece quelli di matrice nigeriana, basati sul cultismo e identificati da varie sigle, la cui operatività era stata riscontrata dagli esiti dell’operazione “Family Light House of Sicily” del 2020 e confermata, lo scorso semestre, dall’arresto di un nigeriano responsabile di associazione mafiosa finalizzata al traffico di droga e di aver agevolato il sodalizio mafioso denominato EIYE o The Supreme Eiye Confraternity (SEC). Nel periodo in esame, invece, è stata appurata la presenza e l’operatività di alcune cellule criminali africane, maggiormente della fascia del Sahel, ritenute coinvolte in un traffico di esseri umani. Il 19 aprile 2023, la Polizia di Stato di Catania, nell’ambito dell’operazione “Landaya”, ha eseguito un fermo di indiziati di delitto a carico di 17 soggetti ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravata dal carattere della transnazionalità. Le successive attività investigative hanno disvelato un articolato sodalizio criminale formato da più cellule operative in Africa (Libia, Guinea, Costa d’Avorio, Tunisia e Marocco), in Italia(a Genova, Torino, Asti, Cuneo eVentimiglia) e in Francia, dedito al reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in favore di una clientela (donne, uomini, bambini e addirittura neonati) che per raggiungere l’Europa, in particolare la Francia, pagava ingenti somme di denaro.


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