Era il 5 agosto del 1938, e sul primo numero della rivista quindicinale ‘La difesa della razza’, diretta dal giornalista Telesio Interlandi, veniva pubblicato il cosiddetto ‘Manifesto della razza’, un testo redatto da ‘un gruppo di studiosi fascisti, docenti nelle Università italiane’, realizzato ‘sotto l’egida del Ministero della Cultura Popolare’, che era apparso qualche settimana prima su ‘Il Giornale d’Italia’ col titolo ‘Il fascismo e i problemi della razza’.
A distanza di quasi ottantasette anni il Sindaco di Aci Sant’Antonio, Quintino Rocca, ha deciso di dargli nuovamente visibilità, nella forma comparsa su ‘La difesa della razza’, affiggendolo negli spazi preposti del territorio comunale, ma in una doppia versione: una integrale, così come apparve nel 1938, e una squarciata dalle parole di Liliana Segre, cioè ‘Quello che conta in una persona non è che sia ebrea o cattolica, ma che sia degna di rispetto. E sono convinta che non esistano le razze, ma i razzisti’.
“Si tratta di una provocazione – ha dichiarato il Sindaco di Aci Sant’Antonio, Quintino Rocca – per rendere chiaro che il razzismo e il fascismo non furono fantascienza: quelle mostruosità sono accadute davvero, e sono accadute in Italia. La tendenza ad annacquare la storia tende a prendere piede con forza sempre maggiore e per questo la memoria va tenuta in piedi anche con gesti che facciano rumore. Quello che abbiamo voluto affiggere è un manifesto terribile, eppure fu firmato dai nostri accademici, dai nostri scienziati, con l’avallo del nostro governo, il governo fascista italiano. Lo riportiamo oggi sotto gli occhi della gente per rendere chiaro cosa era diventato questo Paese, e abbiamo deciso di proporlo sia nella versione (per così dire) originale, sia in una versione distorta, strappata e avversata dalle parole di una grande donna del nostro tempo, che ha combattuto e battuto il fascismo, cioè Liliana Segre”.
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