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La figlia del boss, star sui social: migliaia di spettatori per seguire il racconto dell’arresto su TikTok

“Non potrei mai avercela con lui - le parole di Lidia Arena - mi dispiace per le sue scelte, ma resta il mio eroe”

“Lidia mi stai facendo emozionare”, “tua madre è una grande donna, con dei valori”, “hai veramente un grande papà”

si legge mentre Lidia Arena, figlia del più famoso Giovanni Arena, boss legato al clan mafioso Santapaola, latitante dal 1993 al 2011, inserito tra i 30 latitanti più pericolosi d’Italia, racconta del “brutto giorno in cui lo hanno arrestato”. La mafia sui social è un tema pop. A maggio 2023 la fondazione Magna Grecia, nel rapporto “Le mafie nell’era digitale”, ha analizzato oltre 90 Gb di video su Tiktok, due milioni e mezzo di tweet, 20.000 commenti su Facebook e Instagram per capire come sia cambiata la comunicazione mafiosa.

L’ostentazione del lusso con case a tema barocco, abiti da Versace a Balmain, le canzoni trap in cui si esalta la criminalità (come quelle fatte dal seguitissimo Niko Pandetta) attirano centinaia di migliaia di seguaci. Il fascino dei vecchi boss, con Riina in testa, non stupisce affatto. Non si contano le pagine “fan” a lui dedicate. La criminalità organizzata si è reinventata e nel 2023 è social.

Non è quindi un caso isolato la live di Lidia Arena – ormai seguitissima “tiktoker” catanese che giornalmente fa delle dirette con più di 2.000 spettatori – in cui racconta del padre e del suo arresto. Una storia nota alle cronache, niente di nuovo, ma il pubblico la segue come se fosse “Mare fuori” e vuole sapere di più: fanno domande, aggiungono particolari, ringraziano per il racconto, la confortano quando si emoziona parlando dell’ultimo abbraccio con il padre che ora si trova al 41bis e che può vedere solo un’ora al mese. E da dietro un vetro.

Giovanni Arena, infatti, sta scontando due ergastoli ed è stato condannato per l’omicidio di Maurizio Romeo, ucciso nel 1989 perché appartenente a una famiglia rivale. Nei 18 anni di latitanza non si è mai mosso da casa, dal suo quartiere roccaforte Librino in cui lui e la sua famiglia erano i Ras.

La moglie di Giovanni Arena, Loredana Avitabile, venne definita dall’ex procuratore Enzo D’Agata “la zarina del palazzo di cemento”. E Lidia Arena, anche lei con qualche precedente, proprio da Librino trasmette la live in cui, tra le altre cose, spiega come il padre – “un genio”, aggiunge la figlia – si era fatto costruire un nascondiglio all’interno di un letto a ponte.
Pochi e timidi i follower che si indignano, che stigmatizzano il tono usato per il racconto fatto anche di suoni di risate e applausi.

“Non potrei mai avercela con lui – conclude Lidia Arena – mi dispiace per le sue scelte, ma resta il mio eroe”.

Finiti i tempi in cui la criminalità organizzata preferiva la strategia del silenzio, in cui ogni informazione era ricavata faticosamente, adesso c’è l’orgoglio social. Che poi è la narrazione della tv nel nuovo millennio, da Gomorra, Suburra e Romanzo criminale fino a Rosy Abate, Mare fuori e Maria Corleone. Tutti vogliono sapere ed empatizzano. Anche per il 41 bis.

Miriam Colaleo


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