Nelle prime ore del mattino, su delega di questa Procura Distrettuale della Repubblica, militari del comando provinciale di Catania, supportati da personale del Nucleo Cinofili di Nicolosi, hanno dato esecuzione a un’ordinanza cautelare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catania nei confronti di 17 persone gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e spaccio di sostanze stupefacenti.
L’attività di indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica e condotta dalla stazione Carabinieri di San Giovanni La Punta, da marzo a luglio 2021, ha consentito di evidenziare la sussistenza di un grave quadro indiziario, commisurato all’attuale fase delle indagini in cui il contraddittorio tra le parti non risulta instaurato in modo completo, relativamente all’esistenza di un’organizzazione criminale finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, che opera a San Giovanni La Punta e paesi limitrofi, che avrebbe avuto al vertice un uomo detenuto alla Casa Circondariale di Caltagirone, Gaetano Rizzo il quale, attraverso telefoni cellulari entrati in modo fraudolento tra le mura carcerarie, sarebbe riuscito a gestire il traffico illecito servendosi dei sodali in libertà, dando disposizioni anche in merito agli orari dell’attività di spaccio nonché all’acquisto delle forniture di stupefacente.
L’indagine trae origine dall’arresto in flagranza per detenzione ai fini di spaccio di cocaina di Gaetano Rizzo, in quanto all’epoca, nonostante fosse sottoposto alla misura della detenzione domiciliare per reati analoghi, avrebbe continuato a cedere la sostanza stupefacente nella sua abitazione. Nel corso delle contestuali operazioni di perquisizione fu rinvenuto e sequestrato un manoscritto contenente verosimilmente la contabilità dell’associazione.
L’indagine, sviluppata mediante attività di intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre che attraverso videoriprese e pedinamenti, sembra aver disvelato l’operatività di uno stabile sodalizio criminale, operante nel territorio di San Giovanni La Punta e comuni limitrofi, strutturato secondo una precisa suddivisione dei compiti, con orari di “lavoro” e con una cassa comune (l’introito complessivo si sarebbe aggirato intorno ai 10.000 euro settimanali a fronte di un presunto approvvigionamento di 14.000 euro mensili di cocaina).
In particolare, secondo quanto emerso dalle investigazioni, la metodologia prevalentemente utilizzata per la distribuzione della sostanza stupefacente sarebbe stata quella della cessione direttamente al domicilio o, più frequentemente, in altro luogo in cui si sarebbe trovato il cliente. A tale scopo sarebbe stata utilizzata l’auto della compagna di Rizzo. Il sodalizio non si sarebbe limitato solamente alla cessione al dettaglio ma sembra aver fornito sostanza stupefacente anche a intermediari interessati al successivo smercio. In alcuni casi sembra che la sostanza stupefacente sia stata acquistata dai consumatori attraverso risorse provenienti dal reddito di cittadinanza percepito da questi.
Sarebbe emersa, inoltre, la presenza di stabili fornitori dell’associazione criminale che, in tempi diversi, avrebbero approvvigionato il sodalizio: prima, secondo l’ipotesi investigativa da sottoporre ancora al contraddittorio delle parti, le forniture sarebbero state effettuate da Daniele Carmelo Zappalà e successivamente da Salvatore Strano e dal figlio Gioacchino, detto “Joy”, contatto quest’ultimo venutosi a creare grazie al periodo di detenzione in comune tra Gioacchino Strano e Gaetano Rizzo.
Sulla base dei risultati investigativi attualmente sottoposti all’esame del Gip, è possibile ipotizzare che Salvatore Strano abbia utilizzato i locali del Caf, patronato da lui gestito, per effettuare le consegne dello stupefacente.
L’attività ha permesso di sequestrare in flagranza di reato 110 grammi di sostanza stupefacente del tipo cocaina e 750 grammi di sostanza stupefacente del tipo marijuana.
Il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto la custodia in carcere per quattordici indagati, gli arresti domiciliari per un indagato e l’obbligo di dimora e di presentazione alla Polizia Giudiziaria per altri due.
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