Si sono chiuse le indagini preliminari sull’omicidio di Ada Rotini, la donna di 45 anni, di origini netine uccisa l’8 settembre 2021 a Bronte, da quello che stava diventando il suo ex marito, Filippo Asero, 48 anni, originario proprio di Bronte. Asero resta in carcere, ma il quadro investigativo portato a galla anche grazie all’impegno della famiglia di Ada – che ha lasciato due figli, tra cui una minorenne – e della difesa, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Cultrera, restituisce fuori una realtà più cruda del previsto: la vittima, colpita a morte con oltre 60 coltellate mentre stava andando a recuperare alcuni affetti nell’abitazione in cui i due vivevano, aveva paura di quello che sarebbe poi stato il suo carnefice. Una paura sfociata anche in una denuncia, ritrovata dai familiari mentre riordinavano le sue cose e prontamente acquisita agli atti del procedimento.
E nel dispositivo del Pm si leggono tutti quei comportamenti che l’uomo avrebbe tenuto nei confronti dell’ormai ex moglie, tanto da indurla ad andarsene di casa dopo la fine della loro storia.
Richieste esplicite, minacce dirette e forti epiteti – assolutamente non citabili -, una serie continue di telefonate, anche ai parenti, in cui pretendeva che la donna non frequentasse altri uomini. E anche qualche episodio di violenza, schiaffi, calci e un tentativo di spingerle la testa sott’acqua. Una serie di maltrattamenti che misero paura alla povera donna. Un mese prima dell’agguato, Ada era andata a Bronte per recuperare alcuni affetti personali, ma Asero avrebbe tentato di aggredirla, non riuscendo per l’intervento di altre persone presenti.
Poi l’8 settembre, il ritorno nell’abitazione per recuperare vestiti ed oggetti proprio nel giorno della prima udienza di separazione al Comune. E l’agguato dietro la porta di casa. Inspiegabile. Ma forse prevedibile.
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