Ergastolo confermato in via definitiva per Nicola Mancuso, imputato nel processo sulla morte, avvenuta nel luglio del 2010 in provincia di Catania, della 19enne Valentina Salamone, che fu trovata impiccata a una trave all’esterno di una villa ad Adrano.
Un episodio che inizialmente venne ritenuto un suicidio, ma l’indagine venne riaperta con l’ipotesi di omicidio dopo l’avocazione del fascicolo da parte della procura generale etnea.
La prima sezione penale della Cassazione, dopo una camera di consiglio svolta oggi, ha rigettato il ricorso dell’imputato e confermato così la sentenza emessa lo scorso aprile dalla Corte d’assise d’appello di Catania.
Nel processo si erano costituiti parte civile i genitori, le tre sorelle e il fratello della vittima, assistiti dall’avvocato Dario Pastore, e le associazioni Telefono rosa e Thamaia. Il legale della famiglia e il padre della vittima hanno assistito alla lettura della sentenza e si sono abbracciati in lacrime. Il Procuratore generale aveva chiesto che fosse dichiarato inammissibile il ricorso.
Per la morte di Valentina Salamone in un primo momento era stata chiesta l’archiviazione, ritenendolo un suicidio, ma la Procura generale di Catania aveva avocato a sé l’inchiesta dopo le perizie dei carabinieri del Ris che ritennero di avere trovato tracce di sangue dell’uomo sotto le scarpe della giovane. Mancuso, che si è sempre proclamato innocente, è sposato ed aveva avuto una relazione con la vittima. L’uomo fu arrestato il 4 marzo del 2013 e scarcerato il 28 ottobre successivo dal Tribunale del riesame. Attualmente è detenuto per scontare una condanna definitiva a 14 anni di reclusione per traffico di droga, nell’ambito di indagini della squadra mobile di Catania, e per l’omicidio di Valentina Salamone.
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