Ennesima vittoria in tribunale per il consigliere comunale Leo Patanè, nel ricorso contro il Comune di Giarre, che aveva richiesto, per la seconda volta in pochi mesi, la restituzione di circa 11mila euro per i gettoni di presenza percepiti dal consigliere in qualità di capogruppo nella precedente consiliatura. Già nel luglio dello scorso anno, alla vigilia delle elezioni amministrative, il Tribunale di Catania si era pronunciato in favore di Patanè, sospendendo, anche in quel caso, la diffida e messa in mora e condannando l’ente al pagamento delle spese processuali. “Il mio legale Carmelo Barreca, che ringrazio per la grande professionalità mostrata, aveva avvisato il comune che reiterando la diffida stavano chiaramente violando un provvedimento dell’autorità giudiziaria, commettendo un abuso di potere – dichiara Leo Patanè – . Anche l’Avvocatura comunale ed il Segretario generale avevano inizialmente avvisato l’amministrazione comunale dell’impossibilità di reiterare la diffida nei miei confronti, evidenziando come al massimo avrebbero potuto proporre un giudizio di merito, al fine di capovolgere l’ordinanza cautelare. Purtroppo, probabilmente a seguito di solleciti politici, il Segretario ed il Rup hanno reiterato la stessa diffida costringendomi, ancora una volta, a chiedere tutela al Tribunale civile di Catania”.
Nell’ordinanza i giudici della prima sezione civile evidenziano come il Comune, nella nuova diffida presentata, non abbia addotto nuove motivazioni ma che si sia limitato a una “mera reiterazione della precedente“.
“Pretendere, come sostiene il Comune di Giarre nelle sue difese, che il Patané impugni nuovamente il secondo atto di diffida – si legge nell’ordinanza – significherebbe consentire lo svuotamento sostanziale della tutela giurisdizionale”. Adesso l’ente, che versa in condizioni di dissesto finanziario, dovrà pagare nuove spese processuali. “Il Tribunale ha inibito ancora una volta il Comune di Giarre dal reiterare tale condotta lesiva della mia persona – prosegue il consigliere Patanè – condannando l’ente a pagare in mio favore quasi 4mila euro, omnicomprensivi di spese legali, che si aggiungono ai circa 10mila relativi alla precedente ordinanza non ancora pagati, oltre ai compensi che dovranno corrispondere al legale esterno incaricato per la difesa del comune. Appare evidente – commenta – l’intenzione di danneggiare la mia immagine di consigliere di opposizione, ricorrendo a queste illegittime e squallide azioni che creano solo un ulteriore danno erariale all’ente, per un ammontare complessivo ad oggi di circa 17mila euro. Somme che purtroppo saranno pagate dai cittadini e che potevano essere destinate ad altre esigenze, come ad esempio, alla manutenzione stradale”.
A iniziare questa battaglia “politica”, a suon di esposti e lettere di diffida, il consigliere comunale Raffaele Musumeci. Oggi, dopo l’ennesima pronuncia del Tribunale, il teorema perde del tutto consistenza. “Auspico che coloro i quali hanno portato avanti la tesi della presunta mia incompatibilità e decadenza – dice ancora Leo Patanè – abbiano quanto meno il coraggio di chiedere scusa o di dimettersi dai propri ruoli, stante la loro palese incapacità ed incompetenza. Spero quindi che da oggi il consigliere Raffaele Musumeci, anziché preoccuparsi della mia inesistente incompatibilità, inizi ad occuparsi dei reali problemi di Giarre, che non sono certamente i 13 euro di gettoni di presenza percepiti dai consiglieri comunali. Da parte mia – conclude – continuerò a svolgere il ruolo di consigliere comunale, affrontando i reali problemi di Giarre e sperando di non dover ancora ritornare su questo argomento”.
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni
Stampa Articolo
© Riproduzione riservata - Termini e Condizioni