Un’anomala impiccagione: il corpo con un cappio al collo che penzola ma striscia per terra, una vistosa escoriazione alla testa e altre contusioni sul corpo. Ecco perché gli investigatori sono convinti che la morte della giovane moldava venticinquenne Vera Schiopu, morta nel Catanese, sia una malriuscita messinscena che vede oggi due romeni fermati con l’accusa di omicidio.
I retroscena dell’ultimo femminicidio di Sicilia, simulato in suicidio, passeranno dall’autopsia sul corpo senza vita della moldava trovata impiccata sabato dai carabinieri, chiamati dall’amico del presunto fidanzato della ragazza. La procura di Caltagirone nelle prossime ore affiderà l’autopsia al medico legale: già decisa la tac e un esame per accertare il tasso alcolemico sul corpo senza vita di Vera Schiopu. Servirà a comprendere se la ragazza sia stata picchiata prima di finire con la corda al collo nel casolare abbandonato.
Di vera Schiopu si sa poco, anzi pochissimo. Viveva da un po’ di mesi in contrada Polmone in territorio di Ramacca in questa abitazione di fortuna assieme al più grande i dei due romeni, il manovale che lavorava in campagna coadiuvato da un amico. Sconosciuta anche al primo cittadino Nunzio Vitale, che in paese non l’aveva mai vista: “E’ una tragedia senza dubbio alcuno – spiega il primo cittadino – mai visti in comune. Ho chiesto ai tanti romeni che vivono e lavorano a Ramacca, ma nessuno mi ha saputo dare indicazioni sui tre. Il territorio è molto vasto e magari frequentavano altri paesi o addirittura Catania”.
La Procura di Caltagirone, il capo facente funzioni Alberto Santisi e il sostituto Alessandro Di Fede, depositeranno la richiesta di convalida al gip. I due romeni in carcere sono stati raggiunti dal loro legale l’avvocato Alessandro La Pertosa che seguirà l’iter giudiziario. E’ stato lui a rivelare che la moglie di uno dei due romeni fermati gli avrebbe riferito che la moldava in passato aveva tentato il suicidio.
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