«Attraverso la sofferenza e la fatica sono riuscita a trovare la ragione di vita che mi fa amare la vita e le persone. A darmi la forza chi ha creduto in me con tanto amore e solidarietà. Ringrazio tutti quanti per aver creduto in me».
Poche parole, rilanciate sul maxi-schermo in un video messaggio di qualche anno fa, che Laura Salafia ha rivolto a tutte le persone che in questi anni hanno sostenuto lei e i suoi cari e anche all’intera Università di Catania che, stamattina, confermando quel senso di comunità, si è raccolta attorno a lei nell’aula magna “Santo Mazzarino” del Monastero dei Benedettini per un momento tanto sognato da Laura Salafia: il conseguimento del titolo di laurea, il primo della sua vita, tanto voluto, agognato e cercato con tutte le sue forze.
E ieri, in un turbinio di emozioni e tra lo scrosciare degli applausi, le è stata conferita la laurea magistrale honoris causa in Filologia Moderna.
La sua “prima” corona d’alloro, attesa tanti anni, mentre il Coro dell’Università di Catania intonava l’Inno alla gioia e i docenti, ricercatori e studenti, e anche tanta gente comune, che non è voluta mancare a questo giorno, applaudiva Laura, vittima incolpevole di quel folle gesto consumato il 1° luglio del 2010 in piazza Dante.
Proprio a pochi passi dal Monastero dei Benedettini, sede del Dipartimento di Scienze umanistiche, da cui era uscita dopo aver sostenuto brillantemente l’esame di Letteratura spagnola. Una sparatoria, mentre si avviava verso casa insieme con le amiche, che cambiò per sempre la vita della studentessa universitaria e lavoratrice originaria di Siracusa: la pallottola la colpì alla schiena causandole una lesione al midollo e la conseguente tetraplegia.
«Mi trovo a vivere come in un oceano in tempesta, con onde e fulmini che si abbattono da tutte le parti. Ma sono ancora a qui lottare…Questa condizione di precarietà mi ha donato tuttavia qualche scintilla di ottimismo, ha rafforzato la mia fede, sono diventata più abile a leggere nel cuore umano…Ho avuto sempre fame di vivere e questa fame non è mai venuta meno in me…Io voglio vivere, anche se so che nulla sarà più come prima. Io ho il dovere di farlo fino in fondo, senza arrendermi. E ti giuro che non sarà una vita a metà. Sarà diversa, più difficile. Ma non per questo infelice. Ho il diritto di essere felice. Voglio ancora scrutare la bellezza della vita, voglio ardentemente vivere!».
Alcuni passi dei brani che Laura Salafia ha scritto nel tempo, dopo quel tragico evento, e pubblicato nel volume “Una forza di vita” appena sei anni fa e che stamattina le studentesse Doriana Giudice, Lucia Portale e Rita Re hanno letto, tenendo l’urto dell’emozione, con voce ferma, insieme con alcuni frammenti poetici di Chandra Livia Candiani.
In sala un silenzio festante, interrotto dagli applausi e da quei platonici abbracci che tutti hanno rivolto a lei per quel sogno che finalmente si è avverato. Al suo fianco, come sempre, la sorella Lucia e la dott.ssa Maria Pia Onesta dell’Unità spinale dell’ospedale “Cannizzaro” che l’hanno supportata e aiutata sin dal primo giorno di quel lungo percorso riabilitativo.
«Un gesto d’amore, un segno di giustizia e di riscatto per tutto il territorio, in un giorno di festa per l’Università di Catania e per tutta la città perché Laura è un esempio per tutti noi. Con la sua forza di vita ha dimostrato che gli obiettivi si possono raggiungere e le difficoltà si possono superare. Un esempio di resilienza, di resistenza e di amore enorme che abbiamo voluto onorare con il massimo riconoscimento che un ateneo può conferire» ha detto il rettore mentre ‘presentava’ il libro Il diario di Frida Kahlo. Autoritratto intimo che rappresenta simbolicamente il Volumen Scientiae e che è stato scelto appositamente per la laureanda.
Un ‘diario’ quello della Kahlo intriso di pagine in cui mostra una sete di vita inesauribile e quella forza che le derivava dalla sofferenza. Un parallelismo pieno con le ‘fatiche’ che Laura ha raccontato successivamente nel suo volume, frutto anche della collaborazione con il quotidiano “La Sicilia”, trovando la forza di andare avanti perché «il mio segreto è scoprire dentro ogni giornata, dentro ogni circostanza il bene che c’è».
«Laura, nonostante le difficoltà, ha proseguito gli studi con passione per la letteratura, poi trasformata in scrittura prima come giornalista e poi come autrice di un volume autobiografico» ha aggiunto nel corso della laudatio la prof.ssa Marina Paino, direttrice del Dipartimento di Scienze umanistiche.
E proprio da questo dipartimento, allora Facoltà di Lettere e Filosofia, nel gennaio di quest’anno è stata avviata la procedura, su proposta del docente Antonio De Silvestro, per il conferimento della laurea honoris causa.
«Tutti i docenti hanno sposato in pieno questo atto, anche in Senato accademico, e poi al Ministero dell’Università – ha aggiunto la prof.ssa Marina Paino -. Abbiamo voluto restituire a lei quello che la vita le ha tolto. L’ha voluta fortemente, non è riuscita a raggiungere, ma noi oggi le abbiamo regalato questo sogno».
«Il sogno di tutti noi» ha tenuto a precisare il rettore che, alla presenza di numerose autorità civili e militari, ha sottolineato «la responsabilità della comunità intera, non solo dell’Università di Catania, per riscattare questo territorio in modo collettivo e oggi ne è la prova. Laura in tutti questi anni non è mai stata dimenticata, la sua forza di scrivere e di amare la letteratura sono sempre state coltivate insieme a noi e ha continuato finché ha potuto a sostenere esami in questa università».
Interventi accompagnati dagli applausi della folta platea e dal coro dell’ateneo, diretto da Giuseppe Sanfratello e Paolo Cipolla, che ha intonato anche il Gaudemus igitur, l’inno degli universitari, e Un sogno impossibile dal musical “Man of la Mancha”.
Una cerimonia breve, solenne, ma ricca di quei valori e di quel coraggio e speranza che Laura Salafia, con i suoi racconti, ha diffuso a migliaia di studenti delle scuole della provincia o nella vicinanza ai bambini dei quartieri più disagiati. Una forza contagiosa che ha messo sempre al servizio degli altri nel campo sociale e civile.
Dopo aver conseguito la maturità al Liceo scientifico sperimentale di Lentini e il diploma all’Istituto magistrale di Siracusa, la studentessa si è prima trasferita a Padova per insegnare nelle scuole primarie e poi è rientrata a Catania nel 2006 per completare gli studi in Lettere moderne avviati sei anni prima.
Veri e propri messaggi di speranza di chi lotta quotidianamente per la vita con una semplice e eccezionale normalità. Un’autentica testimonianza di una Sicilia diversa che non si arrende, anzi che si ribella alla logica delle pallottole e della violenza con la forza della cultura, della legalità e della solidarietà.
E non a caso nel maggio 2021 il presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’ha insignita dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica con una cerimonia che si tenne proprio nell’aula magna del Palazzo centrale dell’Università di Catania.
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