In occasione delle festività natalizie e del nuovo anno, l’Arcivescovo Monsignor Luigi Renna ha incontrato i giornalisti catanesi per un momento di condivisione e riflessione. L’evento, ormai una tradizione annuale, si è svolto nella sede dell’Arcivescovado, offrendo un’occasione per lo scambio di auguri e dialogo. Di seguito il messaggio di Renna in versione integrale:
Carissimi fratelli e sorelle impegnati nel mondo dell’informazione,
vi ringrazio di aver accettato l’invito a riunirvi in Arcivescovado per gli auguri di un
Santo Natale e di un Buon Anno Nuovo, un anno particolare perché giubilare.
Ringrazio il dottor Giuseppe Di Fazio, vostro collega e Direttore dell’Ufficio delle
Comunicazioni sociali della Arcidiocesi e i suoi collaboratori. Saluto il nuovo
Presidente provinciale dell’UCSI e il Direttivo
L’annuncio del Natale e del nuovo Anno, le attese, i bilanci, passano tutti attraverso
di voi, che date voce alla società in tutti i vari aspetti e avete uno sguardo critico e
una visione che vi permette non solo di trasmettere la cronaca di fatti, ma di
arricchirla di idee e di prospettive. Non ci fa paura una informazione che non ha una
visione, ma quella che tace, che scarta, che nasconde o che mette in luce solo alcuni
aspetti della realtà. Vi ringrazio perché con la vostra professione permettete alla
società civile di non appiattirsi mai sull’esistente, ma le consentite di aprirsi alla
speranza.
Oggi voglio farvi gli auguri sottolineando due aspetti importanti del vostro prezioso
lavoro, in relazione a due eventi, uno già celebrato, l’altro che è imminente.
Il primo è la Settimana sociale dei cattolici in Italia, che si è tenuta dal 3 al 7
luglio a Trieste e che ha messo a tema la partecipazione come cuore della
democrazia. Vi faccio dono di una copia stampata nella nostra Diocesi nella Giornata
sociale, che riporta alcuni importanti discorsi di quelle giornate e che anticipa la
pubblicazione degli Atti che uscirà presumibilmente a marzo per i tipi de Il Mulino.
Di quegli interventi mi preme raccomodarvi la grande lezione di educazione civica
del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Egli ritorna continuamente nel suo
discorso sul concetto-chiave del rapporto tra democrazia e libertà. Afferma, tra le
altre cose: “… l’esercizio della democrazia, come si è visto, non si riduce a un
semplice aspetto procedurale e non si consuma neppure soltanto con la irrinunziabile
espressione del proprio voto nelle urne nelle occasioni elettorali. Presuppone lo
sforzo di elaborare una visione del bene comune in cui sapientemente si intreccino –
perché tra loro inscindibili – libertà individuali e aperture sociali, bene della libertà
e bene dell’umanità condivisa. Né si tratta di una questione limitata ad ambiti
statali.”A questa visione, come vi dicevo, voi potete contribuire dando voce a
situazioni che tante volte rimangono fuori dalla progettualità politica ed economica, e
vengono emarginate anche per le prospettive che propongono. Il vostro compito è
così consono al senso cristiano del Natale, che è quello che celebra la nascita del
Salvatore in una periferia dell’impero romano, in un luogo che non aveva storia, ma a
cui Dio dà la parola, aprendo le strade ad una salvezza che è integrale ed è per tutti gli
umili della Terra.
Prosegue Mattarella: “Affrontare il disagio, il deficit democratico che si rischia,
deve partire da qui. Dal fatto che, in termini ovviamente diversi, ogni volta si riparte
dalla capacità di inverare il principio di eguaglianza, da cui trova origine una
partecipazione consapevole. Perché ciascuno sappia di essere protagonista della
storia. Don Lorenzo Milani esortava a «dare la parola», perché «solo la lingua fa
eguali». A essere, cioè, alfabeti nella società. La Repubblica ha saputo percorrere
molta strada, ma il compito di far sì che tutti prendano parte alla vita della sua
società e delle sue Istituzioni non si esaurisce mai. Ogni generazione, ogni epoca, è
attesa alla prova della «alfabetizzazione», dell’inveramento della vita della
democrazia. Prova, oggi, più complessa che mai, nella società tecnologica
contemporanea. Ebbene, battersi affinché non vi possano essere più «analfabeti di
democraziaȏ causa primaria e nobile, che ci riguarda tutti. Non soltanto chi riveste
responsabilità o eserciti potere”. Il vostro contributo alla storia di chi non ha parola è
dargli parola è una via di speranza per la democrazia Dare voce non solo a quello che
si fa per i quartieri periferici, ma a come pensa la gente che li abita. Vi auguro di dare
il vostro contributo alla alfabetizzazione di democrazia di cui c’è tanto bisogno, forse
anche di quella alfabetizzazione democratica, non nelle procedure, ma nello spirito
della “democrazia sostanziale”di cui abbiamo hanno bisogno tutti.
Voglio augurarvi anche di essere jobel: di avere la forza del corno che suonava in
Israele ogni 50 anni, per annunciare l’anno giubilare. Era un suono che portava
speranza e rigenerazione, perché ricordava che la Terra Promessa era un dono di Dio
fatto a tutti e anche quelli che avevano perso la loro dignità perché erano stati venduti
come schiavi, o avevano svenduto i loro beni e la loro proprietà per debiti, ne
ritornavano in possesso: “Il suono del corno ricordava a tutto il popolo, a chi era
ricco e a chi si era impoverito, che nessuna persona viene al mondo per essere
oppressa: siamo fratelli e sorelle, figli dello stesso Padre, nati per essere liberi
secondo la volontà del Signore (cfr Lv 25,17.25.43.46.55)”.Utopia o realtà? O forse
desiderio che non dimentichiamo mai che occorre dare sempre nuova opportunità a
tutti, che il rimettere i debiti è questione che riguarda le nostre coscienze, le nostre
reazioni, ma anche le questioni sociali più delicate? Papa Francesco, nel Messaggio
per la Giornata della Pace del 1° gennaio prossimo ha scritto: “Il cambiamento
culturale e strutturale per superare questa crisi avverrà quando ci riconosceremo
finalmente tutti figli del Padre e, davanti a Lui, ci confesseremo tutti debitori, ma
anche tutti necessari l’uno all’altro, secondo una logica di responsabilità condivisa e
diversificata. Potremo scoprire «una volta per tutte che abbiamo bisogno e siamo
debitori gli uni degli altri» ha indicato tre azioni che possono trovare nella vostra
professione una eco dello jobel: la remissione del debito ai Paesi poveri, anche in
ragione del debito ecologico che noi abbiamo nei loro confronti. Sarà una notizia
quella che illustrerà la natura del debito, che farà di voi, l’eco dello jobel! E poi la
tutela della vita dal concepimento alla fine naturale e la cancellazione della pena di
morte in molti Paesi nella quale vige ancora. Non farà notizia tutto quello che direte
per tutelare la vita, per aprire un dibattito su questi temi? E infine il papa propone la
costituzione di un Fondo per l’eliminazione della fame attingendo alle somme
stanziate per gli armamenti. Sarà troppo parlare di disarmo, di pericolosità della
strategia della deterrenza di un missile che può viaggiare indisturbato per 5.550 km?
E poi ci sono le questioni di casa nostra: a che punto è il gioco d’azzardo a Catania?
A che punto è l’usura? Cosa stiamo facendo per debellare queste fonti disumane di
indebitamento? Il debito di povertà educativa che stanno accumulando alcune
famiglie quando finirà? Quale futuro darà alla nostra gente la progettazione sulle
nostre periferie e sul nostro Centro storico? Vi auguro di poter essere la voce e l’eco
dello jobel in questo Anno Santo incipiente!Vi potrete fregiare allora del titolo
onorifico di uomini e donne di speranza.
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