Come dimostrano i recenti risultati operativi conseguiti dai militari del Comando Provinciale Carabinieri di Catania, continua incessante l’azione di prevenzione e contrasto circa i furti di autovetture o parti di esse, di solito parcheggiati sulla pubblica, al fine di colpire il fiorente mercato nero di ricambi d’auto.
Le dimensioni del fenomeno sono state illustrate anche durante una conferenza stampa tenutasi qualche giorno fa a margine dell’esecuzione dell’operazione “Carback” e che ha visto 68 persone colpite da misure restrittive, indagate, a vario titolo, per i reati di “associazione a delinquere finalizzata al furto” di autovetture oggetto di successiva “estorsione” con il metodo del c.d. “cavallo di ritorno” o di “ricettazione”, “associazione di stampo mafioso”, “associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti” con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa, “acquisto e detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio” e “detenzione illegale di armi e munizioni”.
In tale consesso, è stato spiegato che Catania, in ambito nazionale nel 2022, è stata la quinta città nella classifica dei furti di autoveicoli dopo Napoli, Roma, Bari e Milano. Mentre, per lo stesso anno, in ambito regionale, è in testa alla classifica, primato che ormai conserva dal 2020. Ed il trend per il 2023 rimane costante.
Inoltre, è stato aggiunto che il reato del furto di autoveicoli – o forse peggio – di parti di essi, è particolarmente sentito con odio dal cittadino che, dopo aver lasciato la propria autovettura la notte su strada, al mattino dopo o non la trova o la rinviene priva di centralina, catalizzatore, sportelli, cerchi, gruppi ottici, ma anche di intere plance o paraurti.
Chiare le cause: la possibilità di introitare denaro illecito o tramite un’estorsione con il c.d. “cavallo di ritorno” oppure attraverso l’alimentazione del fiorente mercato illegale dei pezzi di ricambio, dove trovare parti a minor costo e tempi brevi rispetto alla ridotta possibilità di reperire, sul mercato lecito ed in tempi più lunghi, di pezzi di ricambio al cui interno vi si trovano chip o cavi elettrici, merce divenuta di difficile produzione a causa del conflitto ucraino. Inoltre, nelle marmitte catalitiche sono contenuti metalli pregiati, quali ad esempio il rodio o il palladio, il cui valore arriva ad aggirarsi anche a qualche centinaio di euro al grammo.
Il contrasto a tale gruppo di reati è stato condotto dai Carabinieri catanesi attraverso due direttrici principali, quello della prevenzione e quello della repressione.
Nel campo della prevenzione, dallo scorso gennaio, in riferimento a tale fenomeno delinquenziale, i Carabinieri di Catania hanno già operato 6 arresti in flagranza e 16 denunce a piede libero, nell’ambito di una mirata campagna di controlli ad autoricambisti ed autodemolitori. Spesso i pezzi rubati su strada giungono nei negozi o nei depositi di malfattori che, sfruttando le proprie lecite licenze, smerciano anche pezzi rubati, avendone un guadagno maggiore rispetto al guadagno eventualmente proveniente dalla vendita di un pezzo originale e legalmente venduto.
In tale quadro, meritano menzione alcune delle più importanti attività di controllo, quali quelle effettuate dalla:
- Compagnia di Catania – Piazza Dante che ha denunciato un 56enne pregiudicato catanese per “ricettazione” e “gestione illecita di rifiuti” in quanto, a seguito di un controllo presso la sua attività di autodemolizione sita nel popoloso e centralissimo quartiere di San Cristoforo, è stato appurato che l’attività in questione fosse priva di qualsiasi autorizzazione e dunque completamente abusiva. Inoltre all’interno dell’area, gli operanti hanno rinvenuto numerose parti di autoveicoli tra cui sportelli, fari, pneumatici, motori e marmitte, privi di qualsiasi contrassegno di tracciabilità e dunque da considerarsi di provenienza illecita, oltre che rifiuti speciali stoccati illecitamente. L’intera struttura, che si estende per circa 1.100 mq, è stata sottoposta a sequestro penale;
- Compagnia di Catania – Fontanarossa che ha deferito in stato di libertà di un 36enne catanese già noto alle Forze dell’Ordine da parte dei Carabinieri, i quali nel corso di un controllo alla sua attività di deposito di parti di veicoli all’ingrosso nel quartiere di Canalicchio, hanno rinvenuto quattro sportelli di un autoveicolo Chevrolet Spark ed un motore termico, privi di tracciabilità;
- Compagnia di Giarre, che hanno denunciato un 46enne, titolare di un’autofficina a Fiumefreddo di Sicilia, che aveva adibito un’area sita nel retro della sua attività a luogo di raccolta di veicoli dismessi e parti di essi, seppur sprovvisto delle prescritte autorizzazioni.
- Stazione di Mascali che hanno denunciato per “abbandono di rifiuti”, “realizzazione di opere edilizie abusive” e “gestione di rifiuti non autorizzata” un 60enne e un 55enne del posto, in quanto avevano adibito un terreno in parte di loro proprietà ed in parte comunale a luogo di raccolta di autovetture dismesse e parti di esse senza le necessarie autorizzazioni. All’interno dell’area, poi sottoposta a sequestro, è stata altresì riscontrata la presenza di un box in muratura abusivo, in quanto realizzato senza la prevista concessione edilizia;
- Compagnia di Acireale hanno denunciato per “attività di gestione di rifiuti non autorizzata” un 50enne del posto, in quanto a seguito di un controllo, gli operanti hanno rinvenuto in un terreno pertinente alla sua abitazione numerosi rifiuti pericolosi, tra cui bidoni di oli esausti, cumuli di rifiuti e elementi di carrozzeria e parti meccaniche ed elettriche di veicoli che da accertamenti risultavano essere stati già rottamati, pertanto l’intero terreno è stato sottoposto a sequestro.
Se da un lato l’attività di prevenzione, caratterizzata da controlli, ha dato riscontro, non è possibile non richiamare – sul fronte della repressione – l’operazione condotta ieri da oltre 400 militari del Comando Provinciale di Catania denominata “Carback”. Nell’attività, posta al termine di un lungo periodo di indagini eseguite con servizi di pedinamento, intercettazioni telefoniche e controlli documentati, sono state colpite da misura cautelare 68 persone. Di queste, 45 indagati (37 ladri, 2 intermediari e 6 ricettatori) sono risultati facenti parte di un consolidato sistema che consentiva a tre “batterie” di ladri di asportare le auto (monitorati 54 furti) per poi attuare le estorsioni con il “cavallo di ritorno” (documentati 33 casi) per il tramite degli intermediari o di “versarle” ai ricettatori per la successiva cannibalizzazione e vendita illecita di pezzi di ricambio.
Ma l’operazione “Carback” non è la prima condotta nel settore. Infatti, già nel novembre dello scorso anno, i Carabinieri della Compagnia di Caltagirone, diedero esecuzione ad un provvedimento restrittivo nei confronti di 6 persone gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di “furto” di autovetture e “ricettazione” delle stesse, e 3 anche di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio.
In quel caso, le indagini, consentirono di accertare, in un lasso di tempo di circa 40 giorni, la commissione di 18 furti di autovetture e 4 tentativi di furto, nei comuni di Caltagirone, Grammichele, Misterbianco e Catania, nonché la ricettazione di un veicolo con la complicità di un palagonese e di un altro catanese. Gli obiettivi delle malefatte erano veicoli del gruppo FCA, specificatamente Fiat 500, Fiat Panda e Punto, Lancia Y, Alfa Romeo Giulietta e Jeep Renegade.
L’attività aveva avuto inizio a seguito di due furti di autovetture avvenuti nel maggio 2020 nei comuni di Caltagirone e Grammichele, le cui denunce avevano permesso ai Carabinieri di visionare le immagini dei sistemi di videosorveglianza presenti in quelle zone, ed individuare due malfattori poi arrestati, ripresi nel momento della commissione del furto. Il modus operandi era ben rodato e dettagliato in ogni aspetto: i sodali preventivamente ricevevano commesse sulle tipologie di vetture da rubare; già individuavano il luogo ove occultare i veicoli in attesa di cederli ai ricettatori; si avvalevano, per la commissione dei furti, di automobili a noleggio, al fine di eludere i controlli delle forze dell’ordine nel caso venissero avvistati nella flagranza di un furto; erano dotati di sofisticati strumenti atti allo scasso e all’accensione delle autovetture, del tipo grimaldelli, spadini, centraline, ed altri, discutendo tra di loro sul dove reperire tali materiali nonché sulle metodologie di scassinamento dei veicoli.
Uno degli indagati, invece, era risultato essere un sicuro referente per la “cannibalizzazione” dei veicoli rubati, all’interno di un’artigianale “officina” dallo stesso realizzata nel proprio domicilio, smontando pezzi delle auto per poi commercializzarli.
In tutti i casi, fondamentale è stata la collaborazione tra cittadino e Carabinieri. In questo senso, forte è stato l’appello del Comandante Provinciale dei Carabinieri di Catania, Colonnello Rino Coppola, durante la conferenza stampa: “i cittadini si devono fidare dei Carabinieri e devono immediatamente denunciare qualora restino vittime del furto del proprio veicolo e di richieste estorsive con metodo del c.d. cavallo di ritorno”. Coloro che, invece, come emerso nella “Carback” in 13 casi, si sono rivolti agli intermediari per ritornare in possesso delle autovetture rubate e soggette a “cavallo di ritorno”, sono stati deferiti per aver fornito informazioni false ed aiutato i rei ad eludere le indagini.
Infine, l’attività di contrasto non termina con la “Carback” ma continuerà in maniera costante e silenziosa per restituire ai cittadini un vitale spazio di libertà e garantire loro altresì la certezza dell’integrità della proprietà privata.
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