Tre anni e quattro mesi di reclusione per istigazione al suicidio. È la richiesta, in appello, del pg Andrea Ursino, assieme al pm (applicato) Angelo Brugaletta alla Corte d’Assise d’Appello di Catania per Emilio Coveri, il presidente di Exit-Italia di Torino (assolto il primo grado dal Gup) a processo per la la morte attraverso il suicidio assistito, dell’insegnante di Paternò Alessandra Giordano avvenuta il 27 marzo 2019 a Forch, cittadina nei pressi di Zurigo in Svizzera, nella clinica Dignitas (la stessa dove ha deciso di mettere la parola fine alla propria vita Dj Fabo).
I due magistrati nel corso della requisitoria hanno ripercorso le varie fasi della vicenda umana e giudiziaria, partendo dalla denuncia dei familiari – costituiti parte civile nel processo e che si sono associati alla richiesta del pg – e ricostruendo i contatti tra Coveri e la Giordano (che diventa anche tesserata Exit) cominciati nel 2018 con cadenza settimanale e proseguiti fino alla decisione di andare da sola in Svizzera per “il fine-vita”.
L’udienza è poi continuata con la discussione della difesa che ha insistito per l’assoluzione di Coveri: chiesta alla Corte D’Assise d’Appello di confermare la sentenza del gup, secondo cui non vi sarebbero gli elementi nella condotta di Coveri in cui si ravvisi un «rafforzamento» idoneo a «condizionare» le scelte della donna paternese che ha fatto ricorso all’eutanasia. Il processo è stato aggiornato al 28 giugno per le repliche delle parti e la sentenza.
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