Un cane è stato ucciso a fucilate a Mascalucia (CT). Un episodio particolarmente grave che è stato fermamente condannato dal Partito Animalista Italiano. Il fatto è avvenuto nei giorni scorsi nel centro etneo, ma è emerso solo dopo che i carabinieri della locale stazione di Mascalucia hanno individuato e denunciato il responsabile. Secondo la ricostruzione dei militari un uomo di 53 anni, residente proprio a Mascalucia, ha sparato al cane randagio con un fucile calibro 16 intestato alla moglie. Il povero animale agonizzante e riverso sull’asfalto, è stato trovato da alcuni passanti in via Milazzo. Sul posto sono intervenuti gli operatori dell’Acae che lo hanno subito soccorso portandolo in clinica veterinaria. A nulla, tuttavia, è valso il ricovero in clinica dove il cane è spirato dopo qualche giorno. L’uomo che ha sparato al cane e la moglie 34enne, sono stati denunciati dai carabinieri.
“Quello che è stato commesso a Mascalucia, ad un povero animale indifeso, è l’ennesimo atto violento e crudele contro un animale – ha spiegato Patrick Battipaglia, dirigente regionale del Partito Animalista Italiano –. Un fatto di una gravità inaudita. La legge sulla tutela degli animali – prosegue il dirigente del Partito Animalista Italiano – prevede dai 3 mesi ai 18 mesi di reclusione o una sanzione amministrativa da 5.000 euro a 30.000 euro, per chi commette atti crudeli contro gli animali. Noi, ovviamente – continua Patrick Battipaglia – davanti ad un fatto così grave non staremo con le mani in mano. Attraverso il nostro ufficio legale stiamo presentando una denuncia in Procura e ci costituiremo parte civile nel processo. Se il Parlamento avesse già approvato la nostra “legge Angelo”, con la quale chiediamo l’inasprimento delle pene per chi uccide e maltratta gli animali, oggi potremmo parlare di una pena esemplare per l’autore di questo crimine. Noi – conclude il dirigente del Partito Animalista Italiano –, comunque. Non ci arrendiamo e proseguiremo la nostra battaglia civile per chiedere maggiori pene per chi si macchia di questi gravi reati”.
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