Si è aperto ieri a Catania il 73° Convegno nazionale di studio dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani, Ugci, sul tema “Quid est veritas? La dialettica verità-certezza nell’esperienza giuridica”. Il Convegno si svolge nell’Università del capoluogo etneo, nel Monastero dei Benedettini, luogo ricco di storia che ora è patrimonio dell’umanità-sito Unesco e sede del Dipartimento di scienze umanistiche ma che è stato sottratto al degrado in cui era precipitato proprio dall’Ateneo, come ha sottolineato nei saluti iniziali il Rettore Francesco Priolo.
Il Monastero è una delle tante bellezze di una città che anela a risorgere, come ha spiegato augurando buona permanenza agli studiosi giunti da tutta Italia che animano il Convegno il Sindaco di Catania Enrico Tarantino. Il presidente nazionale dell’Ugci Damiano Nocilla, che con questo evento nazionale ha di fatto aperto il suo secondo mandato alla guida dell’Unione Giuristi Cattolici, ha dato lettura del messaggio del Santo Padre Francesco che auspica “che l’importante evento susciti un rinnovato impegno per promuovere la ricerca della verità quale compagna inseparabile della giustizia e della misericordia al fine di garantire alla società odierna un futuro innestato nel profondo rispetto della dignità umana” e che ha inviato a tutti i presenti, per intercessione del beato Rosario Angelo Livatino, l’apostolica benedizione.
Il presidente Nocilla ha comunicato che il Capo dello Stato Sergio Mattarella ha concesso all’evento la medaglia del Presidente della Repubblica, fatto che ne attesta il grande valore come ha sottolineato il prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi che ha anche espresso l’orgoglio della comunità locale per ospitare un evento di così grande importanza.
L’arcivescovo di Catania Mons. Luigi Renna che ha voluto fortemente il convegno a Catania, dopo aver citato il documento conciliare Gaudium et spes, ha sottolineato nel suo intervento di saluto che il diritto nasce con una umanità che prende coscienza della sua dignità, dell’importanza di regole che normino la vita comune. A Catania siamo nella culla dell’antico diritto greco: è la terra di Caronda, legislatore di Catania nel sec. VI a.C. la cui attività nella Magna Grecia ricorda il cammino della civiltà mediterranea nella ricerca di ciò che assicurasse la convivenza fra le persone e la loro dignità.
L’arcivescovo si è soffermato sulla frase di Pilato che dà il titolo del convegno. Gesù nel dialogo con Pilato afferma la sua regalità e di essere venuto nel mondo per dare testimonianza alla verità. Risponde Pilato: “che cosa è la verità?” Il biblista Ignace de la Potterie fa notare che diverse sono le prospettive fra la filosofia greco latina che riguarda gli studi di diritto e Gesù Cristo. Nella filosofia antica che poi confluisce nel pensiero di san Tommaso la verità è principio ontologico, l’Essere e il vero sono la stessa cosa; nel Vangelo di Giovanni la verità è lo svelamento del disegno di Dio, coerente con l’etimologia greca di Aleteia, il non nascondersi, la rivelazione di ciò che è nascosto, lo svelamento del mistero dell’uomo alla luce di Cristo come ci ricorda il Vaticano II.
L’arcivescovo di Catania ha concluso: “il mondo ha bisogno di uomini e donne che si pongano domande così alte, che dialoghino, soprattutto che trovino vie per affermare quella dignità dell’uomo che vediamo calpestata dalla follia della guerra e dalla corsa verso una situazione di rottura dell’equilibrio fra uomo e natura che Papa Francesco ci ha ricordato nella Laudate Deum”.
Il presidente Nocilla, nell’aprire il Convegno, si è soffermato sul tema che a prima vista può apparire teorico, ma che in realtà ha importanti implicazioni pratiche, ricordando che circa vent’anni fa si aprì in Italia un dibattito sull’esistenza di un diritto costituzionale alla verità o quantomeno sulla possibilità di ricavare dal testo della Costituzione un valore di verità che sarebbe toccato al legislatore ordinario attuare nelle leggi a livello di legge ordinaria proprio in direzione di realizzare una piena trasparenza dell’agire dello Stato e dei suoi organi e soprattutto di stabilire un dovere di veridicità per coloro che sono investiti di funzioni pubbliche. Numerosi gli interrogativi che il tema ripropone come ha sottolineato Nocilla nel domandarsi: “si può costruire in tutti gli ambiti dell’agire pubblico un dovere di verità dell’azione dei pubblici poteri?” Il riferimento è ad alcuni ambiti in cui questo dovere di verità contrasterebbe con l’azione, renderebbe addirittura inefficace l’azione dei pubblici poteri, ad esempio nell’ambito della polizia giudiziaria, dell’attività diplomatica, dell’intelligence.
Sovranità, arcana imperi e ragion di Stato sono le formule che hanno accompagnato la nascita dello Stato moderno, la prospettiva di un superamento anche parziale può comportare ripercussioni. Il presidente Nocilla ha ricordato le posizioni di alcuni filosofi che tendono a identificare la verità con quella proposizione che riscuote maggior consenso, dal diciottesimo secolo in poi hai anche in tempi più recenti con affermarsi del criterio di probabilità invece del criterio della causalità si è cominciato a ripiegare sulle cosiddette presunzioni o finzioni di verità e a costruire istituti e nozioni dai quali si potesse ricavare la certezza dell’esistenza di una certa situazione.
La dialettica tra verità e certezza si svolge anche nei rapporti fra privati. Tre esempi su tutti danno evidenza di queste problematiche: l’autocertificazione che il venditore produce sulla proprietà che pone in vendita; la possibilità di avere o il cognome del padre o il cognome della madre o entrambi, con gravi ripercussioni sugli atti dello stato civile; la possibilità di riprendere contatti con la famiglia di origine per chi è stato adottato.
Il Convegno venerdì ha visto gli interventi del cardinale Francesco Coccopalmerio, Consulente ecclesiastico centrale dell’UGCI, la Relazione generale introduttiva del Prof. Nicolò Lipari, Emerito di Istituzioni di diritto privato all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, del Prof. Francesco Vigano, Giudice della Corte Costituzionale e del Prof. Agatino Cariola, Ordinario di Diritto costituzionale all’Università degli Studi di Catania.
Oggi, dopo la sessione antimeridiana che ha visto gli interventi del Prof. Stelio Mangiameli, Ordinario di Diritto costituzionale all’Università degli Studi di Teramo, del Presidente Filippo Patroni Griffi, Giudice della Corte costituzionale, della Prof.ssa Roberta Tiscini, Ordinario di Diritto processuale civile all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, del prof. Andrea Panzarola, Ordinario di Diritto processuale civile all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e il Concerto musicale offerto dal Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Catania, la sessione pomeridiana prevede fino alle 18.30 i seguenti interventi: “Quid est veritas? Profili applicativi nel diritto civile” del Prof. Paolo Papanti Pelletier, Ordinario di Diritto civile all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, “La bellezza della giustizia: in difesa dell’obbligo di verità delle parti” del Prof. Marco Gradi, Associato di Diritto processuale civile all’Università degli Studi di Messina, “Giustizia per i crimini internazionali: l’esperienza delle commissioni per la verità e la riconciliazione” del Prof. Salvatore Zappalà, Ordinario di Diritto internazionale all’Università degli Studi di Catania.
Domani, domenica 26 novembre, la sessione conclusione con i seguenti interventi: “Verità e processo penale” del Prof. Franco Coppi, Emerito di Diritto penale all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, ”Verità, Certezza, Trasparenza e Prevedibilità: le sfide della digitalizzazione e dei Big Data” del Prof. Giuseppe Busia, Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, “Verità, certezza e giustizia. Coordinate per il giurista cattolico” del Card. Dominique Mamberti, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura.
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