Su delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, lo scorso 15 ottobre, personale della Polizia di Stato in servizio al Commissariato Centrale ha dato esecuzione all’ordinanza con la quale il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Catania, sulla base della richiesta di aggravamento presentata dal Pubblico Ministero, ha sostituito la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla vittima con applicazione del braccialetto elettronico con la più grave misura della custodia cautelare in carcere a carico di un uomo, senza fissa dimora, indagato per aver continuato a maltrattare la compagna, violando così le disposizioni dell’Autorità Giudiziaria.
Il provvedimento è scaturito da un intervento effettuato alcuni giorni prima dai poliziotti del Commissariato Centrale, i quali, mentre erano in transito in via Etnea, avevano soccorso in strada la donna, a loro già nota per la pregressa attivazione a sua tutela del protocollo del “codice rosso”.
Veniva appurato in quella circostanza che, per un forte senso di colpa nutrito nei confronti del compagno, nonché padre dei suoi figli, che aveva in passato denunciato, la vittima si era riavvicinata a lui dopo la scarcerazione.
Da quel momento l’indagato, tagliato il braccialetto elettronico applicatogli al momento dell’uscita dal carcere, avrebbe ripreso comportamenti maltrattanti, costringendola, peraltro, a prostituirsi per procurarsi le somme necessarie all’acquisto di droga e l’avrebbe aggredita fisicamente in più occasioni, utilizzando anche un coltello con cui l’avrebbe colpita in pancia in un impeto di folle gelosia.
L’uomo, soggetto conosciuto dai poliziotti del Commissariato Centrale, veniva rintracciato nella zona di corso Sicilia, da lui abitualmente frequentata e, dopo le formalità di rito, veniva associato presso il carcere Piazza Lanza di Catania.
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