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A “Liberi di pensare” ospite il fondatore di Meter Don Fortunato Di Noto: “aiutiamo i minori affinché non naufraghino nel mondo digitale”

Il racconto di don Fortunato parte dal suo l'interesse al mondo del web. Questo lo ha condotto a conoscere il deep e il dark nei quali si sviluppa anche il fenomeno pornografico, specificatamente rivolto ai bambini

Nei locali dell’Archivio Storico diocesano ad Acireale ha avuto inizio giovedì 7 novembre “liberi di pensare, open space della conoscenza”, spazio culturale fortemente voluto dal vescovo Antonino Raspanti, che si pone come obiettivo quello di creare un luogo in cui poter raccontare esperienze su cui riflettere e confrontarsi.

Primo intervenuto al salotto culturale è stato Don Fortunato Di Noto, presbitero siciliano nonché fondatore di Meter, associazione che lotta contro la pedofilia e gli abusi all’infanzia, in favore della salvaguardia dei bambini e della loro innocenza.

L’incontro, introdotto da don Antonio Agostini ha visto trattare il tema “Cyberdevianza e Crimini Digitali: prospettive e sfide per il futuro”. Argomento dirompente e forte, che don Fortunato ha scelto come missione pastorale e civile.

“Rivestire i nudi della società”, come ha parafrasato lo stesso sacerdote, che così ha spiegato la scelta di perseguire questa strada, rifacendosi infatti ad una delle opere evangeliche di misericordia.

Meter, che da trentacinque anni scende in campo in difesa dei minori, è una realtà solida e fondamentale nella lotta alla pedopornografia. Conoscere l’attività dell’Associazione attraverso l’esperienza del suo fondatore è stato importante per contrastare sempre più il fenomeno.

“Questo tema è sentito e urgente” ha dichiarato don Arturo Grasso, direttore dell’ufficio comunicazioni sociali della diocesi e della CESi, che ha introdotto il dialogo con don Fortunato.

Ha poi proseguito: “Siamo qui per discutere di fenomeni inquietanti e attuali come il cyberbullismo, la devianza giovanile e il fenomeno delle baby gang digitali, che stanno cambiando il volto della nostra società e mettendo in pericolo soprattutto i più giovani. Attraverso l’opera di Don Fortunato, la missione di Meter si svolge nelle “periferie digitali”, ovvero in quegli spazi del web dove spesso si nascondono crimini orrendi”.

Nel racconto della sua esperienza don Fortunato spiega il fenomeno degli abusi sui minori, declinandolo in una narrazione delicata ma lucida, diretta ad interrogare le coscienze di chi lo ascolta. Definisce i bambini di oggi spesso come “orfani di genitori vivi” ma senza mai volersi porre con fare giudicante.

Piuttosto mette a fuoco ciò che polarizza la criminalità sui minori: un’attenzione latente degli adulti di riferimento, ma anche una carenza di comprensione dell’universo social che si pone a barriera dell’uso consapevole degli strumenti comunicativi che oggigiorno sono a disposizione di tutti.

Il racconto di don Fortunato parte dal suo l’interesse al mondo del web. Questo lo ha condotto a conoscere il deep e il dark nei quali si sviluppa anche il fenomeno pornografico, specificatamente rivolto ai bambini.

Così ha dichiarato don Fortunato: “I minori che hanno subito delle ingiustizie non solo hanno avuto rubati i sogni, ma hanno vissuto delle situazioni che li hanno portati in alcuni casi anche al suicidio, come raccontano gli ultimi fatti di cronaca. Questo significa che bisogna impegnarsi costantemente senza indietreggiare. Aiutiamo i minori affinché non naufraghino nel mondo digitale e parlare in queste occasioni, così col cuore aperto, favorisce la possibilità di costruire mondi nuovi e belli”.

Il dott. Francesco Guarnieri, referente del servizio diocesano tutela Minori e Persone Vulnerabili, ha dato i saluti iniziali, sottolineando che il prossimo 18 novembre si celebrerà la IV Giornata Nazionale di Preghiera per le Vittime e i Sopravvissuti agli Abusi, occasione che richiama il bisogno di ricostruire il legame di fiducia spezzato da ogni forma di abuso che lascia ferite nelle vittime e nella comunità.

Infine, così si è espresso il vescovo Raspanti: “L’impegno verso un mondo digitale più sicuro e giusto per i nostri giovani richiede il contributo di tutti. Proseguire insieme su questa strada, ciascuno nel proprio ruolo, è l’unica risposta concreta alle sfide che il futuro ci pone davanti”.


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