Ripensare Catania e “modellarla” seguendo un nuovo modo di progettare. Un messaggio chiaro emerso durante il quarto convegno nazionale AIDIA (Associazione Italiana Donne Architetti e Ingegneri) sulle trasformazioni urbane, occasione per mettere allo stesso tavolo professionisti, urbanisti, associazioni e istituzioni. «Obiettivo dell’incontro è dar vita a un dibattito per individuare strategie che valorizzino la geografia della città, migliorandola dal punto di vista della sostenibilità, della mobilità e dell’inclusività», commenta in apertura la presidente AIDIA Catania Luisella Burtone. Un percorso volto al progresso della città e dei territori lanciato dall’associazione nazionale, «sempre più attiva su tutto il Paese, dove è già presente con 23 sezioni e con l’intento di allargare ulteriormente i propri confini – dichiara la presidente nazionale AIDIA Donatella Cristiano – una crescita di cui andiamo orgogliosi, se pensiamo che nell’anno della fondazione, nel 1957, si contavano appena 280 architetti e ingegneri di sesso femminile».
Il tema della trasformazione urbana s’incastona nell’operato dell’Amministrazione di Catania, «impegnata su molti fronti per ridare il lustro che merita – afferma il vicesindaco Paolo La Greca – tra questi anche gli aspetti legislativi, che ancora, anche a livello nazionale, necessitano di importanti revisioni. L’incontro di oggi offre certamente ulteriori spunti di riflessione dal punto di vista ambientale e della sostenibilità». Parte attiva nell’organizzazione l’Ordine degli Ingegneri della provincia di Catania – che ha ospitato l’evento – e quello degli Architetti PPC etnei. «Questo argomento – spiega il presidente dell’Ordine degli Ingegneri Mauro Scaccianoce – si sposa perfettamente con le linee di indirizzo del PUG di recente approvate dalla Giunta. Da questo momento la città di Catania deve pensare in grande e fare un salto in avanti. Per fare questo bisogna fermarsi, lavorare in sinergia e pensare nel lungo termine i temi della mobilità, sostenibilità e waterfront, quest’ultimo oggetto di un concorso di idee che vogliamo lanciare insieme agli Architetti». Evoluzione che vedrà protagoniste anche le nuove tecnologie, «spingendoci a pensare a una città intelligente e interattiva», aggiunge il presidente della Fondazione degli Ingegneri Filippo Di Mauro.
Al centro di questo processo, immancabile la figura del professionista, come sottolinea il segretario dell’Ordine APPC Giuseppe Messina. «Siamo convinti che, nel pensare ad assetti urbani futuri, vada adottato un approccio che ponga l’attenzione sugli aspetti legati alla totalità del vivere la città – spiega – Per far questo bisogna essere aperti all’ascolto e al confronto con chi vive i luoghi, conoscendone così criticità e necessità. Ciò va rapportato a un confronto quotidiano con un quadro normativo regionale e locale che va necessariamente rivisto: la complessità e la poca chiarezza dei disposti normativi, sovente, costringono il professionista a dover interpretare le leggi e le loro contraddizioni che spesso non consentono di operare con certezza»». Un “conflitto” tra norma nazionale e regionale evidenziata anche dalla presidente della Fondazione APPC Eleonora Bonanno, a cui «si aggiunge la difficoltà di aver operato per anni seguendo un piano regolatore obsoleto e risalente al 1964. Certamente il nuovo PUG fornirà un approccio diverso nella progettazione della nostra città, consentendo di passare dallo sviluppo incontrollato che ha caratterizzato gli ultimi decenni a un processo in cui la programmazione diventa cardine di sviluppo». Riflessioni che vedono d’accordo anche il presidente del Collegio dei Geometri di Catania Agatino Spoto, che si sofferma su un altro aspetto da tenere in considerazione: «Il cambiamento climatico pone l’obbligo di una diversa visione e un nuovo approccio progettuale anche per quanto riguarda l’aspetto ambientale, non solo in termini di sostenibilità, ma anche di sicurezza idrogeologica. Sono certo che il fare squadra tra i vari Ordini sia la strada maestra per ottenere risultati nella pianificazione della città».
Se la progettazione a medio e lungo termine è l’obiettivo da raggiungere, è impossibile non soffermarsi su quanto fatto finora e analizzare l’attuale situazione. In quest’ottica si sono mossi gli interventi dei relatori. Laura Saija (professoressa di Tecnica e pianificazione Urbanistica) ha acceso i riflettori sulla relazione tra le istituzioni e la società civile, Maurizio Erbicella (professionista in Urbanistica e Territorio) ha presentato un focus sulla collettività, le istituzioni e la politica nell’era dell’intelligenza artificiale, l’architetto Gaetano Manuele ha presentato dei progetti sulla città di Catania – mettendo in risalto l’importanza dell’accessibilità nei processi di rigenerazione urbana. Relazioni che hanno dato spazio alla tavola rotonda – moderata dalla giornalista Assia La Rosa – momento da cui sono emerse alcune criticità della città di Catania, l’esigenza di un dialogo sempre più stretto tra le varie parti e le associazioni del territorio, oltre a un’area destinata alla conoscenza della storia della città, perché senza il passato non si può costruire il futuro. A partecipare anche il consigliere della Fondazione Gianfranco Scuderi, la presidente di IN/Arch Sicilia Mariagrazia Leonardi e il presidente dell’associazione Antico Corso Salvo Castro.
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