La procura della Repubblica di Catania nell’ambito di un’attività d’indagine nei confronti di un 40enne di Catania, indagato per il reato di *maltrattamenti in famiglia*, ha richiesto e ottenuto dal GIP del Tribunale di Catania l’applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa, eseguita dai Carabinieri della Stazione di CT Ognina.
I fatti che hanno originato l’emissione del provvedimento restrittivo, ferma restando la presunzione d’innocenza fino a sentenza definitiva di condanna, hanno avuto inizio in seguito alla denuncia presentata dalla persona offesa, una trentottenne catanese, che ha raccontato le subite, reiterate, violenze fisiche e psicologiche da parte del coniuge.
Gli episodi di maltrattamenti, caratterizzati da insulti e aggressioni, sarebbero avvenuti anche in presenza delle due figlie minorenni della coppia.
La donna, esasperata dalla gelosia ossessiva del marito, aveva già avviato la separazione legale, tuttavia, il comportamento persecutorio dell’uomo sarebbe proseguito nonostante ciò.
L’episodio che avrebbe spinto la vittima a rivolgersi ai militari della Stazione di Ognina sarebbe avvenuto al suo rientro da una serata trascorsa con amici. In quell’occasione, infatti, il marito l’avrebbe aggredita con schiaffi al volto e gravi insulti. L’aggressione avrebbe avuto fine solo grazie all’intervento della figlia maggiore, che si sarebbe interposta per proteggere la madre, riuscendo a fermare l’uomo e a interrompere l’atto violento.
Inoltre, nonostante la separazione, l’uomo avrebbe continuato a cercare un contatto fisico con la vittima, arrivando a costringerla contro la sua volontà a soddisfare le sue richieste, un fatto di ulteriore gravità che ha aggravato la situazione già critica.
Pochi giorni dopo, la persona offesa ha fornito ulteriori elementi a supporto della sua denuncia, presentando ai Carabinieri i messaggi ricevuti dal coniuge sul cellulare. Tali messaggi, oltre a rafforzare le sue dichiarazioni, sono stati presentati come prova concreta e incontrovertibile del comportamento minaccioso dell’uomo. In essi, l’indagato, venuto a conoscenza di un appuntamento della vittima con i suoi ex compagni di scuola, l’avrebbe intimidita con esplicite minacce scrivendo: “Mi siedo al tavolo accanto! Domani lo vedrai… domani…” e ancora: “È guerra! L’hai voluto tu. Se mi arrestano, sei fortunata!”.
Alla luce delle informazioni raccolte e delle condotte reiterate dell’indagato, questa Procura ha richiesto e ottenuto l’applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa, al fine di tutelare l’incolumità della vittima e garantire la sicurezza del contesto familiare.
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