“La chiusura dell’aeroporto di Catania proprio nel giorno di ferragosto a causa della caduta di cenere vulcanica solleva non pochi interrogativi sulla gestione dell’emergenza oltreché sulla preparazione delle autorità locali che, ancora una volta, hanno dato prova di essere assolutamente impreparate ad affrontare un fenomeno, quale appunto quello della cenere vulcanica, che, pur nella sua imprevedibilità, è un fenomeno storico e ciclico e non certo un evento eccezionale per la nostra città.” Lo dichiara Pina Alberghina, coordinatrice di Mpa a Catania.
“Riteniamo che l’interruzione delle operazioni aeroportuali per gran parte della giornata, seppure necessaria in situazioni di pericolo immediato, si appalesa come misura estrema che denota la totale carenza di programmazione per l’adozione di soluzioni alternative pronte all’uso. E’ indubbio che un’attenta e programmata gestione, non solo del traffico aereo, ma anche della manutenzione delle piste avrebbe sicuramente limitato i disagi venutisi a creare, per non parlare poi della totale carenza di informazioni tempestive ai passeggeri e del negativo impatto economico, sia per l’utenza che per l’intero settore turistico e commerciale. È inaccettabile che per l’assenza di piani di contingenza definiti e operativi venga messa fortemente in discussione l’efficienza e venga paralizzata una delle infrastrutture principali della nostra città ovvero l’aeroporto. Riteniamo in dovere di chi è ai vertici dell’amministrazione aeroportuale di dotarsi con urgenza di strumenti validi ed efficaci a garantire che il nostro scalo, hub vitale per il turismo, il commercio e lo sviluppo economico non solo della nostra città ma anche di tutta la regione possa continuare a svolgere il suo ruolo cruciale.”
“Sulla cenere dell’Etna auspichiamo un rapido passaggio dalle parole ai fatti, a tutti i livelli. Non serve immaginare chissà quale soluzione, basta invece organizzarsi su tre aspetti: pulizia delle città, stanziamenti economici compensativi e strutturali per Comuni e cittadini e, infine, la gestione del conferimento finale della sabbia vulcanica. Stiamo già lavorando sul primo punto: quando pioverà cenere, a Misterbianco puliremo con la nostra nettezza urbana in maniera più celere e repentina. Intendiamo cioè inserire lo spazzamento immediato della cenere vulcanica, attraverso mezzi specializzati, nel capitolato del prossimo appalto comunale della nettezza urbana. Stiamo, infatti, per bandire la nuova gara settennale in città e la raccolta della cenere dovrà essere uno tra i requisiti migliorativi delle proposte che avanzeranno i privati interessati ad aggiudicarsi il servizio. Questo renderà ordinato ed efficace lo spazzamento, evitando appalti in emergenza con notevoli risparmi per l’ente. Occorre, però, che la Regione e lo Stato non si voltino dall’altra parte su tutti gli altri aspetti dell’emergenza cenere”. Lo afferma il sindaco di Misterbianco Marco Corsaro, componente del direttivo Anci Sicilia, a proposito dell’emergenza cenere dell’Etna che sta interessando cronicamente l’intera provincia di Catania. Misterbianco, fra le città più popolose del Catanese, è una delle città colpite dal fenomeno, imprevedibile ma ormai ben noto e costante come le eruzioni del vulcano siciliano.
“Auspichiamo infatti – aggiunge il sindaco di Misterbianco – la creazione di un sistema strutturale di aiuti finanziari compensativi in caso di eruzione, con un apposito fondo istituito da Roma e Palermo e gestito poi dalla Protezione civile regionale. A tale dotazione dovrebbero attingere anche i singoli cittadini etnei, alle prese con il “far west” e i costi fuori controllo della pulizia di tetti, terrazze, grondaie. Lo Stato e la Regione potrebbero così rimborsare gli interventi, previa presentazione delle relative fatture ai Comuni. Non si tratterebbe di milioni a perdere, ma del giusto ristoro per i costi di eventi che, purtroppo, si ripeteranno sempre, con una frequenza non prevedibile. Infine – specifica ulteriormente Corsaro – occorre un intervento legislativo anche sul conferimento e stoccaggio finale della sabbia, prevedendo siti idonei, magari recuperando le ex cave abbandonate sull’Etna, e compensando gli ulteriori extracosti che si stanno abbattendo su Catania e i Comuni della provincia. Le soluzioni ci sono e già su scala metropolitana ci stiamo muovendo in forte sinergia fra tutti i sindaci, coinvolgendo anche la Prefettura, sempre attenta e sensibile alle istanze dei Comuni. Adesso occorre creare una vera e propria catena di montaggio fra Roma, Palermo e i Comuni della provincia di Catania”.
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