Parte da Paternò una rivoluzione nel segno della cooperazione culturale. Si chiama Memorie ritrovate ed è una mostra unica nel suo genere perché porta per la prima volta in una scuola siciliana – luogo simbolo di educazione e crescita culturale – i beni archeologici restituiti alla Soprintendenza di Catania nel 2019 grazie all’Archeoclub d’Italia e conservati nei suoi depositi, frutto di un ritrovamento casuale.
Il progetto è primo in Italia insieme al liceo Tasso di Roma.
L’evento sarà presentato al pubblico lunedì 29 aprile alle 11 nell’aula magna del liceo statale “Francesco de Sanctis” in via Fogazzaro 18 a Paternò. Nella stessa occasione, docenti, archeologi e rappresentanti istituzionali discuteranno “Il ruolo della scuola nella promozione del patrimonio culturale”.
E’ stato infatti grazie a un lavoro sinergico tra la Soprintendenza ai Beni culturali di Catania e l’associazione Archeoclub d’Italia con la sua sede di Ibla Major di Paternò, che si è giunti all’esposizione tra le aule del liceo statale De Sanctis di Paternò. Un lavoro condotto dai soci dell’associazione, gli avvocati Paolo Di Caro e Carmelo Tirenna, insieme al funzionario della sezione archeologica dottoressa Michela Ursino.
Scopo primario dell’operazione è stato restituire al territorio, e dunque alla collettività, il patrimonio disseminato nelle tante raccolte private o nei depositi dei musei evidenziando la necessità di rendere fruibili questi beni e continuare a sostenere il lavoro delle forze dell’ordine, impegnate ogni giorno nella lotta contro i ladri di memoria.
L’evento, primo in Sicilia, è stato reso possibile grazie all’opera della Regione Sicilia che ha messo in atto la Carta di Catania, una innovazione normativa, oggi esportata a livello nazionale, che permette ai reperti trafugati e recuperati di uscir fuori dai depositi ed essere esposti al pubblico e, in particolare a Paternò, in una scuola.
E’ infatti il liceo “Francesco De Sanctis” la cornice della mostra sostenuta con entusiasmo dalla dirigente scolastica prof.ssa Santa Di Mauro la quale ha creduto e appoggiato il progetto che prevede azioni didattiche all’interno del Laboratorio per la comunicazione e la documentazione digitale con azioni di mirate all’inclusione.
Un progetto reso possibile grazie al lavoro del presidente della sezione Ibla Major dell’Archeoclub d’Italia, l’architetto Angelo Perri e di tutto il direttivo, in particolare l’archeologa Letizia Blanco che ha curato la didattica a scuola e Ornella Palmisciano per la grafica. Determinante il lavoro svolto da Irene Donatella Aprile, soprintendente dei beni culturali di Catania.
All’archeologa Rosalba Panvini, docente accademica e già soprintendente regionale e direttrice museale, è stata affidata la direzione scientifica dell’operazione culturale mentre il progetto museografico è dell’architetto Francesco Finocchiaro.
Il progetto è stato finanziato dall’Ars e dall’assessorato regionale ai Beni culturali e all’identità siciliana, con il patrocinio della Fondazione Federico II e dell’Archeolcub d’Italia. La mostra sarà visitabile dal 29 aprile al 31 maggio 2024.
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