Operazione “Mi Amor”. Oltre 100 Carabinieri del Comando Provinciale di Catania stanno eseguendo nelle Provincie di Catania, Agrigento e Messina, un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Caltagirone, a carico di 9 persone, accusate a vario titolo di “associazione a delinquere” e “favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione”.
L’indagine, chiamata “Mi Amor” (l’appellativo con cui le vittime chiamavano i clienti), coordinata dalla Procura della Repubblica di Caltagirone e condotta dai Carabinieri della Compagnia di quel centro, ha portato alla luce l’esistenza di un gruppo criminale dedito al reclutamento di donne provenienti dal Sud-America, di età compresa tra i 25 e i 40 anni circa, da avviare alla prostituzione.
A capo dell’associazione, chiamata “Cadena (in spagnolo rete organizzativa)”, 2 donne colombiane, che insieme agli altri indagati, tutti italiani, avrebbero curato ogni aspetto dell’attività di meretricio, dal supporto logistico (servizi di accompagnamento, ricariche telefoniche, pagamento di bollette ecc.) al marketing sui siti on-line (numerosi gli annunci pubblicati su svariati siti web di incontri).
In particolare le vittime, appena giunte presso l’aeroporto di Catania, sarebbero state prelevate e condotte in 2 abitazioni poste nel centro abitato di Caltagirone, due vere e proprie “case d’appuntamento” messe a disposizione dai proprietari, che avrebbero addirittura cambiato la biancheria all’arrivo di ogni nuova ragazza. In effetti, le donne sarebbero rimaste a Caltagirone solamente una settimana, per poi essere spostate verso altri Comuni siciliani, garantendo così alla clientela un frequente turn-over.
Un grande flusso di clienti appunto, che avrebbe assicurato all’organizzazione consistenti guadagni illeciti.
Le prostitute infatti, oltre a dover cedere parte dei loro ricavi, sarebbero state costrette a versare giornalmente alla “Cadena” una “tassa”, tra i 50 e i 100 Euro, che sarebbe servita anche da “canone” per l’alloggiamento.
Contestualmente, i Carabinieri stanno eseguendo anche il “sequestro preventivo” dei due appartamenti ove sarebbe stata svolta l’attività di meretricio.
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