“Se Dante tornasse ora, cosa potrebbe dire del nostro mondo? Abbiamo provato a spiegarlo attraverso un docufilm, limitandoci per ora all’Inferno. Descrivendone alcuni aspetti che in molti, troppi non abbiamo colto quando lo abbiamo studiato a scuola”.
Così il regista Matteo Gagliardi parla della sua ultima produzione cinematografica. Per questo motivo il sindaco, Giuseppe Mistretta, e l’Amministrazione comunale hanno pensato di coinvolgere i ragazzi del nostro Istituto onnicomprensivo “C. Alberto Dalla Chiesa – Luigi Capuana”, invitando le classi della scuola media e superiore alla visione del docufilm “Mirabile Visione: Inferno”.
Avremmo voluto far coincidere la proiezione con il Dantedì – la giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri – il 25 marzo, ma visto l’inizio della Settimana Santa abbiamo deciso di posticipare l’evento con le scuole al 4 aprile.
Cogliamo l’occasione per invitare la cittadinanza tutta a partecipare alla visione del film che si terrà giovedì 4 aprile alle 21 all’auditorium Giovanni Paolo II (Ex-cinema “Fll. Ialuna). L’evento è gratuito. Riteniamo infatti che chiunque debba avere l’occasione di guardare “Mirabile Visione: Inferno” affinché ognuno di noi possa riflettere sulla condizione dell’essere umano e sulla società moderna.
In questo senso il docufilm ripercorre alcuni degli eventi più tragici accaduti in Italia e nel mondo. Un climax ascendente che però non ha bisogno di trascinare l’essere umano negli inferi, poiché ogni giorno li vediamo attraverso i nostri occhi. Solo che non ne abbiamo la consapevolezza. Un’aspra critica alla società odierna – attraverso le parole del Sommo Poeta – che vuole sensibilizzare lo spettatore. Infatti, nonostante la Divina Commedia sia stata scritta più di 700 anni fa, i temi trattati sono ancora attuali. Ad esempio, la rilettura in chiave moderna vede gli omertosi o il silenzio dell’opinione pubblica di fronte ai totalitarismi come ignavi definendoli come coloro che non si assumono la responsabilità di esistere.
Ma ci sono anche altri gironi dell’inferno: lo spreco alimentare, l’ostentazione del potere, la corruzione e tutte quelle cose che vanno oltre il benessere della società. Banalmente anche acquistare compulsivamente online diventa un “peccato”.
Ci si accorge dunque, attraverso alcuni spezzoni che riprendono eventi storici e fatti accaduti, che i gironi dell’inferno danteschi non sono poi così diversi dal mondo in cui viviamo. Che sia reale o virtuale. L’utilizzo inconsapevole e compulsivo dei social network – da parte degli adolescenti e degli adulti – ci ha messi l’uno contro l’altro, passando dal “tu ed io” al “tu o io”.
Allora si finisce per odiare qualcuno che nemmeno si conosce da dietro uno schermo, “un contagio di passioni tristi contro sconosciuti” che i social sembrano agevolare dal momento che “l’odio non sopporta l’astrazione, vuole un volto” anche se virtuale, anche se finto.
Così le storture e le brutture che la modernità ha portato con sé non ci permettono più di vivere il presente e di conseguenza a non avere futuro e viceversa: “Senza un futuro non ci sarebbe nemmeno un presente perché il senso di un percorso è dato da un punto di arrivo, solo chi ha conoscenza può godere del presente fino in fondo, perché tutto gli è dato ma nulla gli appartiene”. È il caso di dire “ché la diritta via era smarrita” (Inferno, I canto, vv. 1-3).
Il docufilm vuole essere un monito a non perdere “il senso di senso di sacralità per la vita umana”. Perché fame, guerre nel mondo, violenza di genere portano inevitabilmente a essere violenti contro la natura. Dunque se non c’è pace nel mondo anche la natura viene tormentata: alluvioni, frane, siccità, riscaldamento globale e inquinamento ci presentano il conto, bussando alla nostra porta. E se con la poesia Dante è riuscito a “riveder le stelle” sconfiggendo il male, rileggerlo oggi può insegnarci a riconoscerlo. “Ecco perché non è solo attuale ma è già domani, il vostro domani”.
Ricordandoci di rinascere ogni giorno, nelle nostre azioni, nelle nostre parole, nelle nostre battaglie. Perché è questo il dono più grande.
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