Una villa di 12 vani e la reltiva dependance di quattro vani nel Bresciano, opere d’arte e denaro contante per un valore complessivo di circa 700 mila euro: sono i beni confiscati dalla Guardia di Finanza di Catania e Brescia, su richiesta della procura della Repubblica etnea, a Patrizio Argenterio, condannato a tre anni e sei mesi per bancarotta fraudolenta e preferenziale, false comunicazioni sociali e omesso versamento dell’Iva in merito al fallimento di QE, il call center di Paternò, nel Catanese, che Argenterio aveva messo in piedi. Argenterio, spiegano gli investigatori, avrebbe aggravato il dissesto della società per effetto di operazioni dolose e pagamenti preferenziali, omettendo il versamento dei tributi per oltre 1,1 milioni di euro e distraendo liquidità e asset aziendali a favore di altre persone giuridiche, anche correlate a familiari del medesimo, per circa 400 mila euro. Inoltre, era emerso che l’imprenditore, antecedentemente al fallimento, aveva nascosto il reale stato di salute dell’impresa, esponendo poste attive in realtà inesistenti e omettendo di indicare i debiti iva, il tutto di diversi milioni di euro.
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