“In merito alle notizie di stampa riguardanti lo sgombero dell’edificio di via Gallo, si precisa che l’Università di Catania non è proprietaria dell’immobile in questione. L’Ateneo inoltre non ha avuto nessun ruolo nell’attività condotta questa mattina dalle Forze dell’Ordine”. Così UniCt dopo lo sgombero di ieri.
Sgombero che ha richiamato l’attenzione di sindacati e associazioni.
La Cgil di Catania chiede chiarimenti al Comune in merito al sequestro preventivo e allo sgombero della struttura di via Gallo occupata da un gruppo di studenti facenti parte del centro sociale “Liotru” e sede delle attività di consultorio organizzate con passione e competenza da “Non Una Di Meno”.
Spiegano il segretario generale della Cgil, Carmelo De Caudo, e la segreteria confederale e responsabile del Coordinamento donne Cgil, Rosaria Leonardi: “ In una città dove gli spazi pubblici dedicati alla condivisione di attività sociali è ridotta al lumicino e dove tutte le donne sono impegnate ad informare su diritti e azioni che possano prevenire la violenza di genere, servono più i dialoghi che gli spiegamenti di forze della polizia.
Crediamo che il governo cittadino non possa tacere e soprattutto non possa lasciare gli spazi pubblici senza una reale destinazione per poi rimanere indifferente all’azione di volontariato di chi invece lo utilizza a favore della collettività.
Il silenzio dell’istituzione locale non è tollerabile. Sindaco e giunta devono spiegare cosa è accaduto e se avrà intenzione di usare questi spazi per il bene comune”.
”Lo sgombero dei locali di via Gallo a Catania, dove in questi anni si è svolta anche una continua e puntuale attività di assistenza alle donne vittime di violenza, ci indigna e ci preoccupa”. Le segretarie di Sunia Sicilia e Sunia Catania, Giusi Milazzo e Agata Palazzolo, giudicano il provvedimento di stamane “ingiustificato e non utile per Catania. In una città che ancora una volta si colloca agli ultimi posti della classifica della vivibilità, servirebbe sottrarre all’incuria e allo spreco i tantissimi immobili pubblici non utilizzati anziché reprimere l’attività di tante ragazze e ragazzi che con il loro impegno sociale hanno deciso di valorizzarne uno per aprirlo al quartiere e alla città. Prima del decoro estetico è necessario che ci sia quello sociale”.
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