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Da Zo Centro Culture Contemporanee omaggio al regista Citto Maselli

Alle 21,15 sarà proiettato Gli Sbandati, primo film e capolavoro neorealista di Maselli

Domani, martedì 23 maggio, da Zo Centro Culture Contemporanee, il KinEst Fest, festival internazionale del cinema, rende omaggio al grande regista italiano Citto Maselli, recentemente scomparso, con un evento speciale in collaborazione con il festival Cantieri intermediali del Disum dell’Università di Catania.

Dopo la proiezione, alle ore 19, del terzultimo film in concorso, la commedia polacca Se fossi te, il ricordo di Maselli sarà affidato agli interventi della regista catanese Giulia Cosentino, docente del Centro Sperimentale di Cinematografia, e della professoressa Giulia Carluccio, docente dell’Università di Torino, in programma per le 20,45.

A seguire, l’apertura musicale del Coro Scatenato Helin Bölek, che dedicherà al regista alcuni brani ispirati alle sue opere cinematografiche e al suo percorso di impegno civile.

Alle 21,15 sarà proiettato Gli Sbandati, primo film e capolavoro neorealista di Maselli, presentato al festival di Venezia (dove ottenne subito una menzione speciale dalla giuria per l’allora venticinquenne regista) nel 1955, con una splendida interpretazione di Lucia Bosè e della scrittrice catanese Goliarda Sapienza.

“Porta la firma di Francesco Maselli, di un regista formatosi nella lotta per una nuova cultura cinematografica, per una nuova vita morale intimamente legata, come direbbe Gramsci, a una nuova intuizione della vita, a un nuovo modo di sentire e vedere la realtà. Egli è nato, cioè, dal movimento neorealistico, dal terreno da questo preparato. Nel giovane regista da una parte confluiscono le esperienze di Visconti, dall’altra certe suggestioni care ad Antonioni: di entrambi egli è stato collaboratore”, così il celebre critico Guido Aristarco, nel 1955, recensiva il film.

Gli sbandati, considerato uno dei più importanti film italiani sulla seconda guerra mondiale, mette a confronto gli agi di una famiglia dell’alta borghesia milanese, rifugiatasi in una delle proprie ville nella campagna padana, e gli stenti della gente comune, sfollata e senza dimora nelle campagne durante i bombardamenti, ma pronta ad ulteriori rinunce pur di aiutare i giovani soldati sbandati che si uniscono alla Resistenza.

“La regia di Francesco Maselli, non di rado, specie nella tenerezza di certe scene d’amore o nella sicurezza figurativa di certo paesaggio lombardo, arriva fermamente ad imporsi con sicura evidenza, ricca di stile e di forza drammatica”, confermava Rondi nella sua recensione del 1956.

Gli sbandati mostra tutto l’amore per il cinema del giovane esordiente, consapevole della lezione neorealista, e protagonista del superamento di quella stagione, Maselli compone “atmosfere nebbiose, sguardi colmi di significato, pugni allo stomaco che solo amore e paura sanno dare: tutta quella materia che ogni cineasta spera di poter plasmare nel momento in cui potrà dare vita alla propria opera prima. Politico perché di fatto di passioni, passionale perché fatto di politica, il primo film di Maselli guarda alla realtà come essa è trasfigurata dai sensi”.

Regista simbolo dei cambiamenti del cinema italiano dal dopoguerra ad oggi, Maselli è stato un uomo del Novecento, capace però di vedere oltre: basta guardare una delle sue fotografie per trovarvi un talento futuribile che non ha mai avuto paura del nuovo.

Lo dimostra il suo percorso artistico, dall’esordio a Venezia – seguito subito dalla regia, al Teatro La Fenice, di uno storico Trovatore di Giuseppe Verdi – ad un capolavoro come Gli indifferenti, tratto nel 1964 dal romanzo di Alberto Moravia, fino all’impegno, nel nuovo millennio, con i collettivi di cineasti per opere d’impegno civile e all’ideazione delle Giornate degli Autori, un appuntamento ormai fondamentale per il Festival di Venezia.


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