Interdizione per un anno dall’esercizio dei pubblici uffici e servizi per sei degli indagati dell’inchiesta sulla sanità della procura di Catania: tra questi ci sono gli ex assessori Antonio Scavone e Ruggero Razza e poi Filippo Di Piazza, Giuseppe Di Rosa, Ignazio La Mantia, Rosalia Maria Leonardi. Lo ha deciso il gip del tribunale di Catania Simona Ragazzi che ha anche ridotto la misura a otto mesi per altri due indagati: Alberto Bianchi e Calogero Grillo. Sono tutti a cario titolo indiziati, in concorso tra loro e con altri soggetti indagati di “turbata libertà degli incanti” e “turbata libertà del procedimento di scelta del contraente”.
Il provvedimento fa sempre parte dell’operazione “Psn” , che nei giorni scorsi ha portato all’emissione dell’“ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari da parte del gip etneo ed eseguita dall’Arma dei carabinieri di Catania, nei confronti di Giuseppe Arcidiacono, Nunzio Ezio campagna, Sebastiano Ferlito e Gesualdo Antonio Missale che nel corso degli “interrogatori di garanzia” del 3 maggio, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Il gip Ragazzi ha deciso per l’interdittiva “ravvisando come stringenti e attuali le esigenze cautelari, potendo gli stessi tornare a rivestire o continuare a ricoprire funzioni e ruoli nella pubblica amministrazione (Razza e Scavone da tempo però non rivestono più la carica di assessori regionali), nelle procedure concorsuali universitarie, nell’ambito della sanità pubblica, nella direzione di ordini professionali e nella compagine di governo di enti partecipati dalle pubbliche amministrazioni”.
Secondo gli organi inquirenti i “soggetti coinvolti, ciascuno per la propria parte, avrebbero condiviso e apportato un contributo penalmente rilevante a un articolato sistema di turbativa di selezioni pubbliche a base clientelare e familistica, in spregio ai principi del buon andamento e imparzialità della Pubblica Amministrazione, traendone, come sarebbe stato nel caso di Leonardi, Scavone e Razza, anche un vantaggio per persone a loro molto vicine”. Condotte illecite quelle contestate che sarebbero state caratterizzate dalla “gravità, sistematicità e ampiezza delle manipolazioni” che avrebbero accompagnato i “Progetti Psn” e il concorso per direttore amministrativo dell’OMCeO Catania.
Secondo la procura e il gip Alberto Bianchi e Calogero Grillo non avrebbero attivato i loro poteri di controllo della legalità formale e sostanziale delle procedure cui partecipavano in ruoli di rilievo, allo stesso modo, parimenti grave è il concorso alle turbative nell’attribuzione degli incarichi nei Progetti Carie Osas e Cardio da parte di Rosalia Maria Leonardi. Analogo ragionamento varrebbe poi per Giuseppe Di Rosa, Filippo Di Piazza e Ignazio La Mantia, poiché gli stessi avrebbero concorso nell’alterazione della procedura concorsuale per l’incarico di Dirigente Amministrativo dell’Ordine dei Medici di Catania in favore di Aldo Missale.
Sotto tale profilo, particolarmente grave appare la condotta contestata a Di Rosa e Di Piazza, i quali si sarebbero prestati perfino a consegnare le tracce delle prove scritte e le domande di quelle orali al candidato predestinato. Per quanto riguarda invece le condotte che sarebbero state poste in essere dagli indagati Razza e Sacvone, volte a favorire nel primo caso la designazione di Filippo Fiorenza quale “esperto in elaborazione report e studi” per conto dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Palermo nel Progetto denominato “Osas Catania – Sentinelle della prevenzione”, mentre nel secondo l’assegnazione a Loredana Gullotto (vicina a Scavone) di un incarico a tempo determinato quale “Amministrativo” nell’ambito del Progetto “Centro Cardio Hub e Spoke – modello di prevenzione e riabilitazione” presentato dall’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale e di Alta Specializzazione “Garibaldi”, le stesse assumerebbero particolare gravità in ragione del ruolo di primo piano allora rivestito dai medesimi nell’ambito della Giunta Regionale quali Assessori rispettivamente alla Salute il primo e alla Famiglia il secondo.
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