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Catania, la Uil dopo i casi di violenza nel carcere minorile: “velocizzare istituzione protocolli”

"Il ferimento di operatori di Polizia Penitenziaria accaduto sabato scorso all'Ipm di Catania, è l'ultima di una serie che sta mettendo in pericolo l'incolumità fisica di chi lavora nelle trincee minorili siciliane"

“Il ferimento di operatori di Polizia Penitenziaria accaduto sabato scorso all’Ipm di Catania, è l’ultima di una serie che sta mettendo in pericolo l’incolumità fisica di chi lavora nelle trincee minorili siciliane”. Lo affermano, in una nota, Gioacchino Veneziano, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria Sicilia, e Marco Drago, componente dell’organismo sindacale regionale.

“Pare – si legge in una nota – che il minore protagonista dell’aggressione sia un soggetto con problemi psichiatrici, ma visto che nelle carceri minorili non esistono strutture idonee per custodire siffatti soggetti, è la Polizia Penitenziaria a soccombere davanti a queste gravissime situazioni che stanno mettendo in pericolo di vita i lavoratori. Il fenomeno dei detenuti minori affetti da malattie mentali è in aumento – continua la nota – per questo che investiremo il Dipartimento della Giustizia Minorile e di Comunità, unitamente al Direttore della Giustizia Minorile di Palermo, affinché si attrezzino con appositi protocolli con l’assessorato regionale alla Salute della Sicilia, come sta accadendo nelle carceri per adulti, ma nel contempo si deve evitare che i minori più problematici nella gestione vengano riversati solo in Sicilia. Bisogna passare dalle parole ai fatti – conclude il sindacato di settore – e mettere in campo strategie per l’individuazione articolazioni per la tutela della salute mentale, anche per i detenuti nelle carceri per minorenni, che di fatto non  lo sono grazie  alla legge 117 del 2014, che ha spostato la possibilità di restare nel circuito penale minorile per tutti quelli che hanno commesso un reato prima della maggiore età, fino al compimento dei 25 anni, normativa che deve esserer rivista, considerato che le strutture non sono nate per contenere detenuti maggiorenni”.


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