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Il Tar Catania è virtuoso: si colloca in ‘fascia alta’ per contenziosi definiti

Il cronoprogramma relativo al Tar Catania ha previsto 11.352 pendenze al 30.6.2024, laddove già al 31.12.2022 vi sono soltanto 3.277 ricorsi pendenti ante 2019 e complessivi 5.722

Il Tar di Catania si colloca nella fascia alta dei tribunali amministrativi virtuosi in termini di contenzioso definito. E’ emerso nel corso della cerimonia dell’inaugurazione dell’anno giudiziario al Tar di Catania guidato dal presidente Pancrazio Savasta. In particolare si apprende che l’obiettivo indicato dalle disposizioni del Pnrr è stato ampiamente raggiunto e superato di oltre il 71% già 18 mesi prima della sua scadenza. Il cronoprogramma relativo al Tar Catania ha previsto 11.352 pendenze al 30.6.2024, laddove già al 31.12.2022 vi sono soltanto 3.277 ricorsi pendenti ante 2019 e complessivi 5.722.

“Grande soddisfazione” è stata espressa dal Presidente Savasta per la celerità della risposta di giustizia offerta. I tempi medi di definizione dei ricorsi hanno registrato un decremento rispetto all’anno precedente, passando da 942 a 822 giorni, mentre nel triennio erano 1.320 giorni (con una riduzione quindi del 37,72 %). Le pronunce in materia di appalti sono intervenute in tempi brevissimi, nella media nazionale di 120 giorni e talora, ancora più rapidamente, direttamente nella fase cautelare del giudizio

Sempre nel triennio, sono state eliminate 9.415 pendenze, pari al 62,20 % delle originarie al 31.12.2019. Nel 2022, rispetto all’anno precedente, da 7.449 ricorsi pendenti all’1 gennaio, si è passati a 5.722 al 31 dicembre. Un altro dato significativo va registrato nel rapporto tra nuovi ricorsi depositati (pari a 1.977) e sentenze pubblicate (pari a 2.581), con ricorsi complessivi definiti pari a 3.873. I risultati sarebbero stati certamente più consistenti ove il Tribunale non avesse perso nel corso dell’anno due Magistrati, rimanendo in 14 unità rispetto a un organico di 23. Particolarmente prezioso è stato l’apporto del nuovo Ufficio per il Processo che si è occupato anche delle Udienze programmate esclusivamente per lo smaltimento dell’arretrato. Tuttavia, si è registrato un calo del contenzioso, in controtendenza rispetto al dato nazionale, a dimostrazione di una evidente crisi economica nel territorio regionale.

“Anche quest’anno – ha spiegato il Presidente, Savasta – il Tribunale si è occupato di ricorsi attinenti ai diritti fondamentali, come quelli concernenti le attività lavorative relazionate all’obbligo vaccinale, e influenti sull’economia regionale, garantendo risposte, in tempi sempre più rapidi, su questioni tanto complesse quanto delicate. L’esperienza acquisita dall’Ufficio del processo, le previste Udienze di smaltimento programmate dal Consiglio di Presidenza anche per il 2023 e l’attivazione della Quinta Sezione a partire da giugno consentiranno di raggiungere gli obiettivi finali previsti dal Pnrr con largo anticipo e di ripianare definitivamente il contenzioso arretrato, fornendo una risposta di tutela celere ai cittadini, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni per ogni tipo di contenzioso e non solo per quello regolato dai riti speciali”.

“Il Tar di Catania ha introitato 2.110 ricorsi; nel 2022 soltanto 1977; analogo dato è possibile riscontrare nella sede di Palermo, che da 2.320 ricorsi depositati è passato a 2.127. Ciò che più colpisce è che sono stati depositati a Catania 146 ricorsi per appalti contro i 194 dello scorso anno, praticamente il 25% in meno. È il dato peggiore degli ultimi anni”. Lo ha detto il presidente del Tribunale amministrativo regionale di Catania, Pancrazio Maria Savasta, nella relazione per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario.

“Il dato è preoccupante, poiché, paradossalmente – ha spiegato il presidente Savasta – il contenzioso, specie nelle aree più sensibili dell’economia, vale a dire quelle degli appalti pubblici, è indice del “movimento del mercato” determinato dalla mano pubblica che appalta opere e servizi pubblici. La chiave di lettura può essere duplice. Il detto calo potrebbe derivare, appunto, da un minor numero di appalti banditi nella nostra Regione. Potrebbe essere altresì determinato anche dai costi rilevanti del processo speciale sugli appalti, che sconta un rilevante contributo unificato, di guisa che, in un momento di grave crisi, ad accedere alla Giustizia amministrativa potrebbero essere avvantaggiate le realtà imprenditoriali medio-alte (che, quindi, possono permettersi di instaurare un contenzioso) a discapito di quelle più piccole, che, pertanto, finiscono con il subire la possibile illegittimità della procedura di aggiudicazione. Probabilmente il dato è giustificato da ambedue le circostanze sopra prospettate, comunque espressive di una crisi economica che riguarda sia la Regione nel suo complesso che le imprese localizzate nel territorio”. “Se così è, come ho premesso – ha poi aggiunto – occorre chiederci cosa sia possibile fare per alimentare un circolo virtuoso e quale ruolo debba ricoprire ciascun attore dell’Amministrazione pubblica e della Giustizia Amministrativa, chiamata quest’ultima a sindacare la legittimità dell’operato della prima”.


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