Fu illegale lo “sbarco selettivo“. Il tribunale di Catania ha stabilito che l’emanazione di un decreto interministeriale che ha imposto il divieto alla nave di soccorso Humanity 1 di sostare nelle acque territoriali il 4 novembre scorso, è stata una condotta illecita. Avrebbe impedito “in modo discriminatorio il diritto al salvataggio e l’accesso alla procedura di asilo” a una parte dei migranti. Lo riferisce la ong Sos Humanity. Solo una ‘selezione’ dei 179 persone che l’organizzazione di ricerca e soccorso aveva salvato in mare, era stata autorizzata a sbarcare nel porto di Catania; 35 uomini, ritenuti ‘sani’ erano stati costretti a rimanere a bordo e con loro la nvae avrebbe dovuto lasciare le acque italiane. Uno sbarco ‘selettivo’ che suscitò polemiche e proteste. La decisione del tribunale è significativa, afferma la ong, “anche per il successivo decreto legge del 2 gennaio 2023, votato mercoledì dal Parlamento italiano, poiché il giudice ha evidenziato il dovere dell’Italia di assistere le persone in pericolo in mare. L’Italia sta attualmente violando proprio questo obbligo con le nuove restrizioni imposte alle organizzazioni non governative di ricerca e soccorso”.
Nel novembre 2022, Sos Humanity, insieme ad avvocati italiani, ha sostenuto i 35 sopravvissuti rimanenti a cui inizialmente non era stato permesso di sbarcare su Humanity 1 avviando un procedimento giudiziario accelerato presso il tribunale civile di Catania. L’obiettivo era garantire che il loro diritto di richiedenti protezione ad accedere a una procedura formale di asilo a terra fosse garantito con urgenza. Prima che il tribunale potesse prendere una decisione, i migranti su Humanity 1 sono stati autorizzati a sbarcare l’8 novembre 2022: “Questo cambio di politica è avvenuto dopo l’ampia copertura mediatica della selezione dei richiedenti protezione a bordo, le proteste locali e l’annuncio di un sciopero della fame dei 35 sopravvissuti seguito da una valutazione psicologica”.
“Questa sentenza di un tribunale italiano sottolinea che il nuovo governo italiano è obbligato a seguire il diritto internazionale“, afferma Mirka Schaefer, Advocacy Officer di SOS Humanity. I diritti dei rifugiati che chiedono protezione internazionale “non possono essere lesi privando alcuni di loro del diritto di chiedere asilo in uno Stato membro dell’Ue”. Il giudice sottolinea l’obbligo dell’Italia di fornire assistenza a ogni persona naufragata, “cosa che il governo italiano non ha fatto nel novembre 2022. Inoltre, l’Italia sta violando questo dovere con il nuovo decreto-legge del 2 gennaio 2023 che limita la ricerca non governativa e salvare. Questo nuovo decreto contraddice il diritto marittimo internazionale, i diritti umani e il diritto europeo e porterà a più morti nel Mediterraneo. Chiediamo ai parlamentari italiani di votare mercoledì contro questo decreto illegittimo e di impedirne la conversione in legge nazionale”.
Nell’autunno 2022, Sos Humanity ha anche avviato un’azione legale contro il decreto interministeriale di novembre davanti al Tribunale Regionale di Roma. Si attende ancora una decisione da parte di questo tribunale.
Secondo la ricostruzione dei fatti, mentre era ancora in mare e dopo aver atteso per 13 giorni un luogo sicuro per i 179 naufraghi a bordo, la sera del 4 novembre il comandante dell’Humanity 1 ha ricevuto una lettera a firma dei ministri dell’Interno, Matteo Piantedosi, della Difesa, Guido Crosetti e delle Infrastrutture e Mobilità, Matteo Salvini. Veniva vietato all’Humanity 1 di sostare nelle acque territoriali italiane per un tempo superiore a quello “necessario per assicurare operazioni di soccorso e assistenza a persone in condizioni di emergenza e in precarie condizioni di salute“. Il decreto indicava che, invece di uno sbarco di tutti i soccorsi secondo la legge del mare, le persone particolarmente vulnerabili sarebbero state identificate dalle autorità e solo questa selezione di sopravvissuti sarebbe stata autorizzata a sbarcare dalla nave. Il giorno dopo, il porto di Catania è stato assegnato a Humanity 1. Dopo una selezione a bordo, nel porto per tutta la notte del 5 novembre fino alle prime ore del mattino del 6 novembre, 36 adulti sono stati giudicati “sani” e quindi costretti a rimanere sulla nave. Sos Humanity ha dunque intrapreso un’azione legale. Un uomo ha avuto un esaurimento nervoso ed è stato trasferito in ospedale. Il giorno successivo i 35 rimasti sul ponte hanno iniziato uno sciopero della fame. Sulla base del decreto interministeriale, il comandante, Joachim Ebeling, è stato sollecitato dalle autorità italiane a lasciare nuovamente il porto con a bordo i 35, cosa che ha rifiutato citando il diritto marittimo: “È mio dovere portare a termine il salvataggio delle persone in soccorso facendo sbarcare tutti i superstiti nel porto di Catania come porto sicuro. Non posso lasciare il porto fino a quando tutti i sopravvissuti salvati dall’emergenza in mare non saranno sbarcati”.
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