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Catania, l’allarme dei vertici Acoset: “enti pubblici e aziende in salvaguardia rischiano il dissesto a causa dei costi dell’energia”

Gran parte delle società e degli enti pubblici non avendo potuto onorare, negli anni precedenti, gli impegni con i fornitori nel mercato libero, sono finite nel mercato di salvaguardia

È sotto gli occhi di tutti che l’aumento dell’energia elettrica sta incidendo in maniera negativa sulle economie delle aziende, degli enti e delle famiglie.

In particolare,

In Sicilia, non avendo fissato un price cap – ossia un tetto massimo – rispetto ai livelli di spread offerti dagli operatori in gara per il servizio di salvaguardia (indetta da Acquirente unico), il parametro Omega é passato da 17,80 a 202,41.

Questo significa che dal 1° gennaio 2023, comuni e società pagheranno circa 550 euro per MWh! Ciò equivale ad aumenti per svariati milioni di euro in relazione al costo dell’energia.

Il rischio concreto è che nel 2023 questo sistema condannerà molti enti al dissesto e altrettante società al fallimento.

Questa situazione diventa poco comprensibile alla luce del fatto che in regioni del Nord, come per esempio la Lombardia, lo “spread in salvaguardia” é stato aggiudicato a 15,20 omega.

Risulta evidente come la salvaguardia debba significare davvero restare in una condizione di salvaguardia. In Sicilia questo non avviene, anzi sembrerebbe quasi il contrario.

La politica siciliana e nazionale, le autorità di vigilanza, devono subito intervenire se non si vogliono consegnare le chiavi di un intero sistema al fornitore di energia.

Occorrono misure straordinarie, a correzione e sostegno, per affrontare una situazione che non ha precedenti storici.

Acoset S.p.A. convocherà un’assemblea straordinaria con i suoi soci, estendendo l’invito a deputati regionali e nazionali del territorio per affrontare una questione drammatica ed epocale.


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