L’ipotesi che Martina Patti possa essere stata aiutata da qualcuno nell’omicidio di sua figlia Elena, assassinata a Mascalucia con sette coltellate martedì scorso, è una pista che viene battuta “proprio per essere esclusa”. “È un atto dovuto”, ha detto all’Agi un investigatore dei carabinieri che sta indagando sul delitto avvenuto nelle campagne di Mascalucia, dove nei prossimi giorni arriveranno i carabinieri dei Ris (Reparto investigazioni speciali) per compiere indagini dettagliate dentro l’abitazione della donna al secondo piano dello stabile in cui vive la famiglia Patti.
L’appartamento è stato sequestrato e adesso si attende l’arrivo degli specialisti delle investigazioni scientifiche il cui coinvolgimento, essendo un atto irripetibile, necessità del tempo dovuto per coinvolgere tutte le parti del processo. L’area in cui è stato trovato il corpo esamine della piccola Elena Del Pozzo non è stato transennato – spiegano i carabinieri di Catania – in quanto era già stata effettuata l’analisi dei luoghi anche con l’ausilio di un drone da parte dei carabinieri della sezione scientifica del comando provinciale di Catania.
Oggi il legale che difende Martina Patti, l’avvocato Gabriele Celesti, incontrerà in carcere la sua assistita dopo averla lasciata in caserma a piazza Verga a Catania la mattina dell’interrogatorio, durante il quale è avvenuta l’ammissione di colpa della donna. Sarà l’occasione per definire la strategia processuale in vista dell’udienza di convalida fissata dinanzi al gip del tribunale di Catania per domattina. Tra oggi pomeriggio e domani mattina verranno ultimati gli atti per il conferimento dell’incarico da affidare al medico legale che dovrà effettuare l’autopsia. Sarà necessaria per chiarire alcuni aspetti.
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