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Catania, sindacati su Acoset: “La società naviga in cattive acque, bisogna intervenire al più presto”

A chiedere attenzione su Acoset, società di servizio idrico partecipata da diversi Comuni della provincia di Catania, sono le sigle sindacali Ugl, Cgil e Cisl, con le loro segreterie di federazione provinciale Ugl Chimici, Filctem Cgil e Femca Cisl insieme alle rappresentanze sindacali unitarie

“Siamo alquanto angosciati per il futuro dell’Acoset e vogliamo rendere pubblico il nostro timore perché si intervenga subito, prima che sia davvero troppo tardi.”

A chiedere attenzione su Acoset, società di servizio idrico partecipata da diversi Comuni della provincia di Catania, sono le sigle sindacali Ugl, Cgil e Cisl, con le loro segreterie di federazione provinciale Ugl Chimici, Filctem Cgil e Femca Cisl insieme alle rappresentanze sindacali unitarie.

“Quasi ogni giorno riceviamo segnalazioni e lamentele da parte dei lavoratori sull’attuale gestione di una delle realtà pubbliche più rilevanti del nostro territorio metropolitano, considerato che allo stato attuale serve un’area popolata da oltre 250 mila abitanti (ovvero quasi tutti i centri pedemontani fino a raggiungere Bronte). Una struttura che stava godendo di piena salute, soprattutto economica, ma che da qualche mese sembra non navigare in buone acque a tal punto da accusare difficoltà anche nel pagamento delle fatture del servizio elettrico, con il pericolo di bloccare la produzione dei pozzi ed arrecare disservizi gravi all’utenza – fanno notare i tre sindacati – Sicuramente il caro bollette di quest’ultimo periodo ha reso ancora più complicato il conto delle spese per l’Acoset, visto che la stessa è a tutti gli effetti una partecipata “energivora”. Ci si chiede come mai l’azienda, pur essendo per tempo a conoscenza dell’incremento delle tariffe per l’energia, non abbia assunto i provvedimenti opportuni.”

“Oggi, infatti, questa mancanza rischia di ricadere sui lavoratori e sulle utenze servite. Ed inoltre è recente la notizia che riguarda la sospensione che il Tribunale civile di Catania, con sentenza del 10 gennaio 2022, ai sensi dell’articolo 2378 del Codice civile ha interessato l’approvazione della delibera del bilancio al 31 dicembre 2020 – aggiungono Ugl Chimici, Filctem Cgil e Femca Cisl – Lanciamo, quindi, un appello agli enti comunali soci, perché si possa intervenire con immediatezza, poiché non può essere più tollerata una conduzione societaria poco oculata che va ad intaccare chi lavora e, principalmente, gli utenti che pretendono giustamente un servizio funzionante senza ulteriori ed immotivati aggravi di costo”.

“Per questo motivo – concludono dalle segreterie provinciali – alla fine dell’assemblea sindacale con i lavoratori che si è tenuta ieri abbiamo proclamato lo stato di agitazione del personale, riservandoci ulteriori azioni ancora più incisive in assenza di risposte concrete.”

“Da oggi partiranno iniziative e mobilitazioni in vista dello sciopero del prossimo 4 marzo. Pfizer non può pensare di depotenziare lo stabilimento di Catania”.

È netta la posizione di Femca Cisl, Filctem Cgil e Uiltec Uil, all’indomani della riunione fra la multinazionale farmaceutica e le segreterie nazionali dei sindacati di categoria.

“Ieri sono stati comunicati 130 esuberi per i dipendenti a tempo indeterminato, a fine febbraio non verrà rinnovato il contratto di 50 contratti di dipendenti di Ramstad che di fatto lavorano per Pfizer e il congelamento di altre 60 posizioni in attesa dell’arrivo di un nuovo macchinario in seguito al quale le unità verranno ridotte a 30” rendono noto Jerry Magno, Giuseppe Coco e Alfio Avellino, segretari generali di Filctem Cgil Catania, Femca Cisl Catania e Uiltec Uil Catania, che rimarcano l’incongruenza delle scelte aziendali.

“Nello stabilimento etneo – aggiungono – operano professionalità di indiscussa competenza. La multinazionale invece di avviare un rilancio, decide di far marciare a scartamento ridotto impianti strategici, privandosi peraltro di personale altamente qualificato”.

La Pfizer ha comunicato ai sindacati che per i prossimi 3 anni allo stabilimento catanese sono destinati 26 milioni di euro, “una cifra irrisoria – come sottolineano Magno, Coco e Avellino – sufficiente soltanto per la manutenzione degli impianti”.

Filctem Cgil, Femca Cisl e Uila Uil chiedono che anche le istituzioni locali, regionali e nazionali facciano sentire la loro voce.

“In ballo non c’è soltanto il destino di tanti lavoratori – affermano i sindacati confederali di categoria – ma tutto il tessuto economico e produttivo di un territorio. Non si può stare in silenzio. Tutti i soggetti coinvolti a vario titolo, intervengano a difesa di questa realtà importante per la Sicilia”.


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